tag:blogger.com,1999:blog-36524446063648464972024-02-19T06:12:12.424+01:00Filosofia per la vitaIl blog sul filosofare per la vita scritto da noti filosofi-consulenti italianiFilosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.comBlogger160125tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-4288806402612555412024-02-07T13:18:00.002+01:002024-02-07T13:24:19.099+01:00Per una visione critica di "Sapiens. Da animali a dèi" di Y. N. Harari<br />
<div style="margin: -20px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Sapiens. Da animali a dèi - Y. N. Harari - Recensione di Francesco Azzarello" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGHJkyI5AV_9jn1Ugn3b0v-MMg9B4LKu97amy_GeCOWf8Hj2EZpQm6rtnecCoIpdU4PFwk3SO_mgM7UMiyruAzQvxtWM8NydW4F-EWvvYXlSPua9N1RqNQ7Q2hQrDQRjkukKa2o7sVLCTyH0vl7YOqq0qLN4xPrs2uXf6qRBxJ5wsXlCUha0KKk95DlDSQ/s1600/Filosofia-per-la-vita_Sapiens_Harari_Azzarello.jpg" width="95%" /></div><br />
<div style="text-align: center"><b>Sommario</b></div>
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<div style="text-align: justify">
<b>1.</b> RICERCA DI UN PUNTO DI VISTA CRITICO, CORRETTO E COSTRUTTIVO<br />
<b>2.</b> C’È FALSO E FALSO<br />
<b>3.</b> C’È ’IO E IO<br />
<b>4.</b> LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA<br />
<b>5.</b> PER INIZIARE A CONCLUDERE: IL PROGETTO GILGAMESH<br />
<b>6.</b> PER CONCLUDERE SUL SERIO</div><br />
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<div style="text-align: center">Continua a leggere ▼</div><br />
<div style="text-align: center;"><iframe src="https://drive.google.com/file/d/1PIKmAy_qaeb5NQRNBuXlHxNZaRnehSq3/preview" width="100%" height="300"></iframe></div>
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<div style="text-align: center">Recensione di Francesco Azzarello condivisa da Augusto Cavadi</div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-32483329565155976132024-01-20T22:46:00.003+01:002024-01-22T21:07:47.401+01:00Augusto Cavadi, orientamento alla lettura del volume "Sapiens. Da animali a dèi" di Y. N. Harari<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
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<div style="text-align: justify;">Dopo alcuni mesi, il 9 gennaio abbiamo concluso il ciclo delle <a href="https://www.filosofiaperlavita.it/search/label/Cenette%20Filosofiche" target="_blank">"cenette filosofiche"</a> basato sul volume di Y. N. Harari <b>"Sapiens. Da animali a dèi"</b>, Bompiani, Milano 2017. Per chi volesse avere uno sguardo complessivo sul volume, metto volentieri a disposizione una mia (dunque opinabile, arbitraria) <b>breve sintesi schematica.</b></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 25px; margin-top: 25px; margin-bottom: 15px;"<tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Yuval Noah Harari - Sapiens. Da animali a dèi - Breve storia dell'umanità" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixhlHtqWpE2Q3oVnmNO7ocLjc0Jpk6GXQV0sl2iW-q6N38giTtc-oqPgDUDdhCUGU8IhRSgCXMfaJ6NdWuttd7DgkDDhdMDBxk1DxRcwspg-8BXxWKBZWUAnLIbV9SHWUszUnUXlGisaSbSooERXG7jI4KihJ65VKndftV6SwjYSohHmFdWLiJ3mXlwR57/s1600/Filosofia-per-la-vita_Da-animali-a-dei_2017.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">Yuval Noah Harari, "Sapiens. Da animali a dèi - Breve storia dell'umanità" (Nuova Edizione Riveduta Bompiani, trad. Giuseppe Bernardi 2017)</td></tr></tbody></table><br />
<hr size="2" noshade="" width="200" align="center"/><br />
<div style="text-align: center;">PARTE PRIMA</div><br />
<div style="text-align: justify;">L'universo che conosciamo attualmente si è formato circa 13 miliardi di anni fa.<br />
Solo 9 miliardi di anni dopo, cioè circa 4 miliardi di anni fa, è nata la vita sulla Terra.<br />
Solo 3 miliardi e 998 milioni di anni dopo, cioè circa 2 milioni di anni fa, compaiono degli esseri umani che si comportavano in maniera simile a "gli scimpanzé, i babbuini e gli elefanti" (p. 12) e producevano i primi utensili (p. 18).<br />
Ma è solo l'altro ieri – o per mantenere le proporzioni – qualche ora fa, cioè 70.000 anni fa, che <i>l'Homo sapiens</i> inizia a dare segni della propria struttura culturale. Dall'inizio della biologia all'inizio della storia bisogna, dunque, attendere circa 3.999.930.000 (3 miliardi 999 milioni 930 mila) anni.<br />
A questa prima "rivoluzione cognitiva" segue 58.000 anni dopo (dunque 12.000 anni fa) la "rivoluzione agricola" cui succede 11.500 anni dopo (dunque 500 anni fa) la "rivoluzione scientifica".<br />
Torniamo al processo di separazione dagli (e soppressione degli) altri umani ad opera dell'<i>Homo sapiens</i>: in un periodo che va all'incirca da 70.000 a 10.000 anni fa egli o si è ibridato pacificamente con i Neanderthal, gli Erectus, i Denisova, i Soloensis, gli Ergaster o ha eliminato e soppiantato bellicosamente tutte le altre specie del genere "Homo". In tutte le ipotesi, si suppone che egli abbia conquistato "il mondo soprattutto grazie al suo linguaggio unico" (p. 30).<br />
Come mai tra i 70.000 e i 30.000 anni fa si realizzò nell'<i>Homo Sapiens</i> – e solo in lui – la "Rivoluzione cognitiva"? L'autore risponde: "Per quanto possiamo dire, si trattò di un puro caso" (p. 33). Comunque, grazie al loro specifico linguaggio, i Sapiens sono diventati "in grado di parlare di intere categorie di cose che non hanno mai visto, toccato o odorato" (p. 36). Quando tali finzioni sono state condivise "collettivamente" – dunque quando sono stati elaborati i "miti" – i Sapiens hanno acquisito la capacità inedita di "cooperare in maniera flessibile" e "con un numero indefinito di estranei" (p. 37).<br />
I "miti" si riferiscono a cose che non esistono "al di fuori delle storie che le persone si inventano e si raccontano vicendevolmente". Infatti "nell'universo non esistono dèi, non esistono nazioni né denaro né diritti umani né leggi"; né esiste "la Peugeot" (p. 41). I miti e i conseguenti "modelli comportamentali" sono "le principali componenti di quelle che chiamiamo 'culture'", con la configurazione delle quali soltanto si può parlare di "storia" (p. 52). Da quell'epoca in poi, "l'interazione fra idee, immagini e fantasie" si rivela più incisiva nello sviluppo dell'essere umano rispetto alle "interazioni tra geni, ormoni e organismi" (p. 53); anche se è sempre "la biologia" a stabilire "i parametri basilari" entro cui si possono sviluppare le potenzialità dell'Homo sapiens (p. 54).<br /></div><span><a name='more'></a></span><div style="text-align: justify;">Per i primi 58.000 anni circa della sua storia il Sapiens è stato raccoglitore di prodotti naturali spontanei e cacciatore di altre specie animali viventi allo stato brado. In quel lungo periodo abbiamo acquisito abitudini alimentari tuttora persistenti nei nostri geni: ad esempio, la tendenza a "ingozzarci di cibo ipercalorico" (p. 58) nel timore di non averne a disposizione successivamente. Su molti usi e costumi, comunque, non si ha che una certezza: "non c'è stato per i Sapiens un unico modo di vita naturale. Ci sono state soltanto scelte culturali, emerse da uno sbalorditivo ventaglio di possibilità" (p. 64).<br />
I gruppi si spostavano continuamente "in cerca di cibo", condizionati "dal corso delle stagioni, dalle migrazioni annuali degli animali e dai cicli di crescita delle piante". "I primi insediamenti stabili della storia" furono i villaggi dei "pescatori" (p. 67). Notevole osservazione: "il cacciatore-raccoglitore medio, rispetto alla maggior parte dei suoi discendenti moderni, possedeva conoscenze più ampie, più profonde e più variegate di tutto ciò che gli stava nelle immediate vicinanze" (pp. 68-69). Come singole persone, gli umani di quell'era sono stati "gli individui più intelligenti e abili di tutti i tempi". Solo quando "arrivò il tempo dell'agricoltura e dell'industria", "le dimensioni medie del cervello umano" diminuirono e "si aprirono nuove 'nicchie d'imbecillità'" (p. 69). Non solo "possedevano una destrezza fisica che oggi nessuna persona riuscirebbe a conquistare neppure dopo anni di yoga" (pp. 69-70), ma – più in generale – "pare" che "abbiano potuto trascorrere un'esistenza più confortevole e gratificante di quella vissuta dalla maggior parte dei contadini, pastori, operai e impiegati che sono venuti dopo di loro" (p. 70). Anche dal punto di vista sanitario ebbero i loro vantaggi: non conobbero le malattie infettive (vaiolo, morbillo, tubercolosi) che "si originarono negli animali domestici e si trasferirono agli umani solo dopo la Rivoluzione agricola" dal momento che "avevano addomesticato solo il cane" e che, comunque, "vagavano in piccoli gruppi nei quali non avrebbero potuto svilupparsi epidemie" (p. 72). Anche se le loro società sono state definite come "società opulente primordiali", non va dimenticato che "il loro mondo era comunque duro e spietato" (p. 73). Riguardo alla loro "vita spirituale e mentale", si presume che condividessero "credenze animiste" (p. 75) e che, dunque, non esistesse "alcuna barriera tra gli umani e gli altri esseri" (anche "immateriali") (p. 76). Nel complesso abbiamo pochi elementi per conoscere questi nostri progenitori, ma possiamo asserire che "costituirono la forza più importante e più distruttiva che il regno animale avesse mai prodotto" (p. 85).<br />
L'Homo sapiens, originario dell'Africa, si è gradualmente espanso in Eurasia. Dall'Asia è migrato in due direzioni: verso il Sud, occupando l'Australia (circa 43.000 anni a.C.) e verso Nord, occupando dall'Alaska alla Terra del Fuoco le due Americhe attuali (intorno al 14.000 a.C.). In entrambi i casi, forse qualche volta con il concorso di un cambiamento climatico, la "inondazione" del genere umano comportò l’estinzione di tantissime specie vegetali e animali; altre specie furono eliminate da "una seconda ondata, che accompagnò l'espansione degli agricoltori" (p. 100). Si salvarono le specie marine, la cui sopravvivenza è minacciata ai nostri giorni dalla terza ondata dovuta a "inquinamento industriale" e "sfruttamento eccessivo delle risorse oceaniche" (p. 101).</div>
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<hr size="2" noshade="" width="200" align="center"/><br />
<div style="text-align: center;">PARTE SECONDA</div><br />
<div style="text-align: justify;">La Rivoluzione agricola è iniziata fra la Turchia e l'Iran "in un periodo compreso fra il 9.500 e l'8.500 a. C." (p. 105): secondo gli studiosi più recenti non si è espansa da lì a macchia d'olio, ma è andata affermandosi "in varie zone del pianeta" "in modo del tutto indipendente" (p.106). Se altre regioni (come l'Australia o l'Alaska) non hanno assistito a simili rivoluzioni è dovuto al fatto che "la maggior parte delle specie vegetali e animali" – ad esempio i funghi o i mammut – "non può essere domesticata" (p. 107). Si è trattato di un balzo in avanti? Non risulta che gli esseri umani siano diventati più "intelligenti" dei cacciatori-raccoglitori né che la loro esistenza sia diventata più agiata. "La Rivoluzione agricola fu la più grande impostura della storia" (p. 108). Ci si dovette adattare alle esigenze di alcune specie vegetali (come il frumento) al punto che, paradossalmente, si potrebbe affermare che "non fummo noi a domesticare il frumento. Fu lui che domesticò noi" (p. 110).<br />
"Certamente la vita di villaggio portò ai primi agricoltori alcuni benefici immediati, come una migliore protezione contro gli animali selvaggi, la pioggia e il freddo. Ma per l'individuo medio gli svantaggi probabilmente superavano i vantaggi" (p. 111). La Rivoluzione agricola "consentì a <i>Homo sapiens</i> di moltiplicarsi in maniera esponenziale", in quanto capace di "mantenere in vita più gente", sebbene "in condizioni peggiori" (p. 112): gli insediamenti umani comportarono occasioni di epidemie, la monocultura occasioni di carestie, la stanzialità occasioni di guerre difensive. La "trappola" (p. 117) non fu che un'esemplificazione di "una delle poche ferree leggi della storia": "i lussi tendono a diventare necessità e a produrre nuovi obblighi" (p.118). E cambiamenti immensi come questo non sono progettati da nessun soggetto umano: derivano da "una serie di decisioni banali e contingenti" (p. 119).<br />
Alcune scoperte archeologiche (ad es. Gebekli Tepe in Turchia) inducono a pensare che non sempre i mutamenti epocali avvengono per ragioni economiche con successivi effetti culturali: in qualche caso sembra proprio che "il tempio sia stato costruito prima e che il villaggio" – con la coltivazione di cereali nei pressi – "sia cresciuto intorno ad esso" (p. 122).<br />
"In numerose società dedite all'agricoltura, l'attività degli umani era incentrata nella coltivazione di piante; allevare animali era un'occupazione secondaria. Ma in alcune regioni comparve un nuovo tipo di società, basata principalmente sullo sfruttamento degli animali: furono le tribù dei pastori" (p. 123). Secondo "i criteri della sopravvivenza e della riproduzione", questa novità costituì "una vera manna per i polli, le mucche, i maiali e le pecore", ma un disastro dal punto di vista della "sofferenza" degli individui: "la domesticazione degli animali si fondò su una serie di pratiche brutali che col passare dei secoli non hanno fatto altro che incrudelirsi" (p. 124). Da "tanta crudeltà" sistematica sono rimaste esenti solo alcune specie domesticate: "le pecore allevate per la lana, i cani e i gatti da compagnia, i cavalli da guerra e quelli di razza" (p. 127).<br />
Con la Rivoluzione agricola, i contadini-pastori restrinsero gli spazi del proprio habitat in case e terreni separati dalle case e dai terreni dei vicini, ma "il tempo agricolo si espanse" (p. 133): "le preoccupazioni circa il futuro iniziarono a ricoprire un ruolo di primo piano nel teatro della mente umana" (p. 134). La situazione stressante dei contadini (incerti sulla siccità o sulle inondazioni possibili) fu complicata dal fatto che "si imposero, ovunque, governanti o élite che li privavano del surplus di cibo da loro stessi prodotto, lasciandoli con il minimo indispensabile per sopravvivere. Queste eccedenze di cibo sequestrato alimentarono la politica, la guerra, l'arte e la filosofia. Con esse furono costruiti palazzi, fortezze, monumenti e templi" (p. 135).<br />
Uno degli effetti più clamorosi della Rivoluzione agricola consistette nella nascita di città e, successivamente, imperi, regolati su "norme sociali" basate "su un comune credo in miti condivisi", come nel caso del Codice di Hammurabi babilonese o della Dichiarazione d'indipendenza americana (p. 139). Tali "ordini immaginari costituiti" non possono essere mantenuti in vigore "con la sola violenza" (p. 147): è necessario che ci sia una fede in essi condivisa da "ampi strati della popolazione" (p. 148), anche mediante la loro incorporazione "dentro favole, commedie, quadri, canzoni, regole del galateo, propaganda politica, architettura, ricette, moda" (p. 149). I tre fattori principali che "impediscono alla gente di comprendere che l'ordine cui si informa la loro esistenza esiste solo nella loro immaginazione" sono i seguenti: a) l'ordine immaginario è "incastonato nel mondo materiale" (ivi); "modella i nostri desideri" (p. 151); è "intersoggettivo" (p. 153). Corollario: "Per cambiare un ordine costituito immaginario vigente, prima dobbiamo credere in un ordine immaginario alternativo" (p. 155).<br />
Macro organizzazioni sociali hanno bisogno di memorizzare molte informazioni – più di quante un cervello umano ne possa immagazzinare – e ciò ha indotto anonimi sumeri (fra il 3500 e il 3000 a.C.) a inventare la scrittura. All'inizio si trattò di "sistemi scrittori parziali" ("in grado di rappresentare solo particolari tipi di informazioni", quali la contabilità di un'azienda)¸ Poi vennero elaborati sistemi scrittori totali ("in grado di rappresentare più o meno completamente una lingua parlata") (p. 163), quali "la scrittura cuneiforme" dei Sumeri e "la scrittura geroglifica" degli Egizi (p. 166).<br />
L'invenzione della scrittura sarebbe rimasta abbastanza sterile se non fosse stata completata dall'invenzione di "buone tecniche di archiviazione, catalogazione e reperimento dei documenti scritti" (p. 168). Tali tecniche si avvalsero, dal IX secolo a.C. in poi, di un nuovo sistema scrittorio parziale che oggi chiamiamo "matematico" e attribuiamo ai maggiori diffusori, dall'originaria India: gli Arabi (pp. 170-171). Tutti questi sistemi di scrittura, nati come ausiliari della coscienza umana, stanno diventandone i padroni: poiché i computer hanno difficoltà a capire il linguaggio dell'<i>Homo sapiens</i>, l'<i>Homo sapiens</i> sta imparando a parlare come i computer (p. 172).<br />
"Le società umane complesse paiono richiedere gerarchie immaginarie e discriminazioni ingiuste" (p. 176). Ogni società adotta un criterio differente (la razza, la casta, la religione, il denaro...) per stabilire le sue "gerarchie immaginate" (p. 186), ma "c'è una gerarchia di suprema importanza in tutte le società umane conosciute: la gerarchia di genere. Ovunque le genti si sono divise tra uomini e donne. E quasi ovunque gli uomini hanno avuto la meglio, almeno a partire dalla Rivoluzione agricola" (pp. 186-187). Con mossa ideologica, gli uomini hanno tentato di dimostrare che la differenza tra loro e le donne sia "naturale", ma "la maggior parte delle leggi, norme, diritti e obblighi che definiscono la qualità maschile e la qualità femminile riflette non tanto una realtà biologica, quanto l'immaginazione umana" (p. 192). Per capire meglio la questione, bisogna distinguere il sesso (biologico) dal genere (socio-culturale): il primo è caratterizzato da cromosomi, il secondo dai "ruoli", "diritti" e "doveri" che i "miti" di ogni cultura assegnano a maschi e femmine (ivi).<br />
Ma su quali basi è nato e si perpetua il patriarcato, "la più influente e più stabile gerarchia sociale nella storia" (p. 199)? Una teoria ipotizza "la potenza fisica" (p. 197), ma ciò contraddice la constatazione che "c'è spesso un rapporto inverso tra prodezzza fisica e potere sociale" (p. 198). Un'altra teoria "spiega la dominanza maschile come risultato (...) dell'aggressività" (p. 199). Ma anche questa ipotesi ha le sue falle: “per dirigere una guerra c’è sicuramente bisogno di carattere e fibra, non tanto di forza fisica o di aggressività” (p. 201), eppure politici e generali sono stati quasi sempre uomini e non donne. "Un terzo tipo di spiegazione biologica" sostiene che gli uomini abbiano elaborato attraverso milioni di anni strategie di sopravvivenza basate sulla sconfitta di altri uomini e che, dunque, "i geni maschili che riuscivano a passare alla generazione successiva appartenevano agli uomini più ambiziosi, aggressivi e competitivi" (pp. 201-202). Laddove le donne, costrette da nove mesi di gravidanza e anni di allevamento della prole, abbiano accettato la dipendenza dagli uomini. Ma l'etologia ci insegna che, in molte specie animali, le femmine, bisognose di aiuto esterno, apprendono "modi in cui cooperare e accomodare" tra di loro (p. 203). "I Sapiens sono animali relativamente deboli, il cui vantaggio sta nella loro capacità di cooperare in grandi numeri. Se è così, dovremmo prevedere che donne dipendenti da altri, sia pure da uomini, possano usare le loro superiori capacità sociali di cooperazione nel manovrare e manipolare gli uomini aggressivi, isolati e concentrati su di sé" (ivi). Comunque dal XX secolo in poi assistiamo a "un’enorme rivoluzione" nei "ruoli di genere" (ivi).
</div><br />
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<div style="text-align: center;">PARTE TERZA</div><br />
<div style="text-align: justify;">E' possibile individuare una "freccia" (p.207), una direzione della storia umana? Harari pensa di sì: "la storia si sta muovendo senza posa verso l'unità". Mentre "per la maggior parte della storia la Terra è stata una galassia di mondi umani separati", "oggi siamo abituati a pensare al pianeta nel suo complesso come un'unità singola" (p. 211). Se oggi due Stati si affrontano, tuttavia "parlano entrambi il linguaggio degli Stati nazionali, delle economie capitalistiche, dei diritti internazionali e della fisica nucleare" (pp. 214-215).<br />
Questo processo di mondializzazione è piuttosto recente. Solo negli ultimi tre millenni l'umanità ha concepito "tre potenziali ordini universali": "l'ordine monetario", "l'ordine imperiale" e "l'ordine delle religioni universali come il buddhismo, il cristianesimo e l'islam" (p. 217). Dei tre protagonisti, il "più grande conquistatore della storia" è stato il "denaro": è riconosciuto e ricercato anche da "coloro che non credono nello stesso dio o che non obbediscono allo stesso re" (p. 218).<br />
Per denaro s'intende "qualsiasi cosa le persone siano disposte a utilizzare per rappresentare sistematicamente il valore di altri oggetti, allo scopo di scambiare beni e servizi"; per cui ci sono stati "diversi tipi di denaro" ("conchiglie, capi di bestiame, pelli, sale, grano, collane, tessuti e pagherò"), anche se alla fine hanno prevalso monete di "metallo impresso" e banconote (p. 224) e, ultimamente, "dati elettronici" che passano "da un computer a un altro" (p. 225). Il denaro, che ha il pregio di poter "convertire, immagazzinare e trasportare ricchezza in modo facile ed economico", "non è una realtà mentale: è un costrutto psicologico" che si basa sulla "fiducia" collettiva (p. 227). In particolare, sulla fiducia di un popolo nei suoi governanti, il cui potere – a sua volta – poggia sul denaro (il mezzo con cui si pagano le tasse e si compensano i lavoratori statali) (cfr. pp. 231-232). Il "lato oscuro" (p. 235) del denaro è il rischio che "esso possa corrompere i valori umani e le relazioni intime" (p. 236) abbattendo le barriere elevate per proteggere "la società, la religione e l'ambiente all'asservimento delle forze del mercato" (ivi).<br />
Per capire la storia dell'umanità bisogna "prendere in considerazione il ruolo dell'oro e dell'argento, senza però trascurare il ruolo altrettanto importante dell'acciaio" (ivi): infatti è grazie alle armi che si sono costruiti gli imperi.<br />
Per impero va inteso "un ordine politico che possiede due importanti caratteristiche": "governare un numero significativo di popoli distinti" e possedere dei "confini flessibili" (p. 239).<br />
E' vero che gli imperi, a lungo andare, "non funzionano" e che, comunque contraddicono il "diritto all'autodeterminazione" dei popoli (p. 241)?<br />
Harari risponde negativamente alle due domande. Sia perché "durante questi due millenni e mezzo, la maggior parte dell'umanità ha vissuto entro i confini di un impero" e l'impero si è rivelato "una forma di governo molto stabile" (ivi). Inoltre, "i popoli conquistati non hanno mai mostrato una spiccata tendenza a liberarsi dal giogo imperiale: molti di essi rimasero sottomessi per secoli, lasciandosi lentamente assimilare dall'impero che li aveva conquistati" (p. 242). Infatti "dipingere a tinte fosche tutti gli imperi e disconoscere ogni loro eredità vuol dire rigettare gran parte della cultura umana" (p. 243). "Oggi il mondo pare ancora politicamente frammentato, ma gli Stati stanno perdendo velocemente la loro indipendenza" a favore di un "impero globale" governato non "da un particolare Stato o gruppo etnico", bensì da "un'élite multietnica" cementata "da una cultura e da interessi comuni" (p. 259).<br />
"Le religioni universali e missionarie" comparse solo nel I millennio a.C. hanno rappresentato "una delle più importanti rivoluzioni della storia" e hanno dato "un contributo fondamentale all'unificazione dell'umanità, proprio come la nascita del denaro e degli imperi universali" (p. 263).<br />
L'epoca dei cacciatori-raccoglitori è caratterizzata dall'animismo che, gradualmente, con la Rivoluzione agricola, cede il passo al politeismo: "per gli animisti, gli umani non erano altro che una delle tante creature che abitavano il mondo. I politeisti, invece, interpretarono sempre più marcatamente il mondo come un riflesso dei rapporti esistenti tra gli dèi e gli umani" (p. 266). Nel XIV secolo a.C. con gli Egiziani e, successivamente, con gli Ebrei, si configurò il monoteismo che – con il cristianesimo prima e l'islamismo dopo – da "locale" diventò "universale" (p. 271). Ma esso buttò "fuori dalla porta gli dèi a gran voce, solo per farli entrare, in sordina, dalla finestra", come attestato – ad esempio – dal "pantheon dei santi" nel cattolicesimo (p. 274).<br />
Un forte concorrente del monoteismo è stato il dualismo che, in varie versioni (zoroastrismo, gnosticismo, manicheismo), si è diffuso fra il XV secolo a.C. e il V d.C: "oggi solo una manciata di comunità dualiste sopravvive in India e nel Medio Oriente", ma "innumerevoli cristiani, musulmani ed ebrei credono in una potente forza malefica – come quella che i cristiani chiamano Diavolo o Satana – che può agir indipendentemente, combattere contro il Dio del bene e portare distruzione senza il permesso di Dio" (p. 277). Animismo, politeismo, dualismo, monoteismo sono categorie che, dal punto di vista logico, si escludono a vicenda; ma ciò non toglie che sul pianeta vivano miliardi di persone che le abbraccino contemporaneamente. E' la combinazione sincretistica (p. 278).<br />
Se le religioni sono solitamente caratterizzate dall'adorazione di uno o più dèi, esistono però nel mondo anche sapienze religiose che ipotizzano una qualche forma di Legge naturale a cui le stesse divinità sarebbero subordinate: "come il gianismo e il buddhismo in India, il taoismo e il confucianesimo in Cina, lo stoicismo, il cinismo e l'epicureismo nel bacino del Mediterraneo" (p. 279).</div><br />
<hr size="2" noshade="" width="200" align="center"/><br />
<div style="text-align: center;">PARTE QUARTA</div><br />
<div style="text-align: justify;">Se si estende la categoria 'religione' a ogni "sistema di norme e valori umani che si fonda sulla fede in un ordine oltreumano" (p. 284), possiamo considerare religioni anche certe visioni-del-mondo comunemente denominate 'ideologie' (p. 286):<br />
• Le religioni umaniste come l'umanesimo liberale, l'umanesimo socialista e l'umanesimo evoluzionista ("i cui rappresentanti più famosi sono i nazisti", p. 289)<br />
• Il capitalismo (pp. 379-414), nel cui "credo" "il primo e più sacro comandamento" recita: "I profitti della produzione devono essere reinvestiti per incrementare la produzione" (p. 388). Esso, infatti, è nato come "una pura e semplice dottrina economica" (p. 390) ma è diventato "un'etica: una serie di insegnamenti su come le persone dovrebbero comportarsi, educare i propri figli e persino pensare. Il suo dogma principale è che la crescita economica è il bene supremo, o per lo meno la cosa più vicina al bene supremo, poiché la giustizia, la libertà e la felicità stessa dipendono tutte dalla crescita economica" (pp. 390-391). Nonostante alcuni effetti innegabilmente positivi, ha mietuto milioni di vittime e tutt'oggi "la torta economica" è "distribuita in maniera così difforme che molti contadini africani e operai indonesiani, dopo una giornata di lavoro, tornano a casa con meno cibo dei loro antenati di cinquecento anni fa" (p. 413).<br />
Anche gli altri animali sono stati vittime della Rivoluzione industriale: "di fatto cessarono di essere visti come creature viventi che potevano provare dolore e sofferenza e cominciarono a essere trattati come macchine" (p. 425). "Complessivamente, centinaia di miliardi di animali da cortile vivono oggi come parte di una catena di montaggio meccanizzata, e ogni anno ne vengono macellati circa dieci miliardi" (p. 430). La "medaglia" dell'etica capitalistica ha come risvolto indispensabile l'etica consumistica: "Il comandamento del ricco è: 'Investi!'. Il comandamento supremo di tutti noi: 'Compra!'" (p. 434). "Questa è la prima religione nella storia i cui seguaci fanno effettivamente ciò che viene chiesto loro di fare" (ivi).<br />
Il nazionalismo (pp. 435-465): la nazione esiste "unicamente nella nostra immaginazione", eppure il suo potere è "immenso" (p. 451). Essa tende a spacciarsi come entità naturale ed eterna, ma in effetti la sua importanza storica è dipendente dalla formazione degli Stati moderni (ivi). "Negli ultimi decenni le comunità nazionali sono state progressivamente eclissate da tribù di acquirenti che non si conoscono intimamente, ma che condividono interessi e abitudini al consumo, e quindi si sentono parte di una stessa comunità in cui si identificano" (p. 452). <br />
Il capitalismo non sarebbe nato senza la Rivoluzione scientifica realizzatasi in Europa fra il XVI e il XVII secolo. Essa si basò su tre colonne: "la disponibilità ad ammettere l'ignoranza" (p. 311); "la centralità dell'osservazione e della matematica" (p. 312), "l'acquisizione di nuovi poteri" (ivi). I successi ottenuti indussero l'umanità a elaborare l'idea del progresso indefinito sino all'attuale "Progetto Gilgamesh" (pp. 331-337), come si potrebbe denominare l'attuale ricerca di una "amortalità" biologica. Ma la Rivoluzione scientifica è stata madre e figlia del capitalismo. Infatti essa ha realizzato "meravigliose conquiste in gran parte grazie al fatto che governi, uomini d'affari, fondazioni e donatori privati hanno voluto destinare miliardi di dollari alla ricerca scientifica" (p. 338): fondi che vengono investiti non certo per puro amore della conoscenza, ma in vista di obiettivi politici, economici o religiosi. ("La scienza può spiegare ciò che esiste nel mondo, come funzionano le cose, che cosa può succedere nel futuro. Ma, per definizione, non ha alcuna pretesa di sapere come debba essere il futuro. Solo le religioni e le ideologie cercano risposte a interrogativi di questo tipo", p. 339).<br />
Il capitalismo è legato non solo alla scienza moderna, ma anche – inseparabilmente da essa – con l'imperialismo: "si può sostenere che il circuito di feedback tra scienza, impero e capitale sia stato il principale motore della storia negli ultimi cinque secoli" (p. 341).<br />
Per ragioni difficili da individuare, almeno integralmente, "il complesso militare-industriale-scientifico" (p. 350) è decollato in Europa solo dal 1750 al 1900 portando "questo insignificante spicchio d'Eurasia a uscire dal proprio angolo remoto del globo e a conquistare il mondo intero" (p. 349). Un elemento è stato certamente l'atteggiamento di curiosità, di apertura al nuovo e al diverso, che ha animato molti europei rispetto a contemporanei di altre civiltà asiatiche (non meno evolute dal punto di vista culturale e militare).<br />
Negli ultimi cento anni "stiamo assistendo alla formazione di un impero globale. Al pari dei precedenti, anche questo impero rafforza la pace all'interno dei suoi confini. E siccome i suoi confini coprono l'intero globo, l'Impero Mondiale rafforza la pace mondiale con efficacia" (p. 464). In questo processo non c'è nulla di predeterminato e terribili salti all'indietro sono sempre possibili: "ci troviamo sulla soglia sia del paradiso che dell'inferno" e "per una serie di coincidenze potremmo essere indotti a rotolare sia in una direzione sia nell’altra" (p. 465).<br />
Se ci interrogassimo sull'andamento della felicità, non sarebbe facile rispondere. Innanzitutto perché ogni progresso collettivo implica un peggioramento oggettivo delle condizioni di vita di alcune minoranze (come "milioni di africani, di nativi americani e di aborigeni australiani", p. 469), per non parlare del "destino di tutti gli altri animali" (p. 471): "la moderna agricoltura industriale può a buon diritto essere considerata il più grande crimine della storia" (pp. 471-472). Inoltre perché "la felicità in realtà non dipende da condizioni oggettive di ricchezza, salute e relazioni sociali", ma "dal rapporto tra le condizioni oggettive e le aspettative soggettive" (p. 475): "se vuoi un carro da buoi e ti procuri un carro da buoi, sei contento. Se vuoi una Ferrari fiammante e riesci a procurarti solo una Fiat di seconda mano, ti senti frustrato” (pp. 475-476). E "se la felicità è determinata dalle aspettative, i due pilastri della nostra società – i mass media e l'industria pubblicitaria – possono involontariamente impoverire le riserve globali della contentezza" (p. 477). Si potrebbe obiettare che la felicità sia "determinata <i>principalmente</i> dalla biochimica", che è vero; ma ciò non esclude il "ruolo giocato dai fattori psicologici e sociologici": "il nostro sistema mentale ha una certa libertà di movimento all'interno di confini predeterminati" (p. 482).<br />
Sino ad oggi l'evoluzione di Sapiens è avvenuta secondo i meccanismi della "selezione naturale" indicati da Darwin), ma da ora in poi potrebbe essere condizionata dall'essere umano stesso mediante la biotecnologia ("un deliberato intervento umano che si svolge a livello biologico [...] con l'obiettivo di modificare la forma, le capacità, i bisogni o i desideri di un organismo, allo scopo di realizzare un'idea culturale preconcetta", p. 496); l'ingegneria biomedica (che produce cyborg, ossia "esseri umani che combinano parti organiche e non organiche, come un umano dotato di mani bioniche", p. 502); l'ingegnerizzazione di esseri completamente non organici (come i "programmi dei computer" e i "virus dei computer che possono subire evoluzioni indipendenti", p. 506). Queste tre modalità rendono possibile l'eventualità che, "a meno che non intervenga qualche catastrofe nucleare o ecologica, lo sviluppo tecnologico condurrà presto alla sostituzione di <i>Homo sapiens</i> da parte di esseri totalmente differenti, in possesso non solo di caratteristiche fisiche diverse ma anche di diversi mondi cognitivi ed emotivi" (p. 511). Si impone dunque una domanda che "ridimensiona i dibattiti che attualmente preoccupano i politici, i filosofi, gli studiosi e la gente normale": "che cosa vogliamo diventare?" (p. 513), o, più radicalmente, "che cosa vogliamo volere?" (p. 514).<br />
In conclusione: in 70.000 anni <i>Homo sapiens</i> è passato dalla condizione di "animale insignificante" al "punto di diventare un dio, pronto ad acquisire non solo l'eterna giovinezza, ma anche le capacità divine di creare e di distruggere" (p. 515). Ma – concentrati come siamo nella ricerca del "nostro benessere" e del "nostro divertimento", rimaniamo perennemente insoddisfatti: e non "può esserci qualcosa di più pericoloso di una massa di dèi insoddisfatti e irresponsabili che non sanno neppure ciò che vogliono” (p. 516).</div><br />
<div style="text-align: center;">Augusto Cavadi</div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-55433812622659068062024-01-17T19:53:00.000+01:002024-01-17T19:53:36.396+01:00Cenette Filosofiche, testimonianza #3: l'esperienza di Antonella Palazzotto<br />
<div style="margin: -20px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Cavadi - Cenette Filosofiche 3" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7vg0NGOuA65bnPd1TEnKwxk85-VbnmwLpYUf9WDcUOOlQTjswMPq-66GG31ohGsVt_aaOIKmfOvsviz2OlhIbJwJtjUsCwuSKC6dcS3rUerPm1yLKoCKHo7_MucrKnkOezc9oI40Sy7ayDACLakR0F5A3nwvQIbqyKq-YKHWtCmhzxd_46Oqdrw-OpMml/s1600/Filosofia-per-la-vita_Cenette-Filosofiche.jpg" width="95%" /></div>
<hr size="2" noshade="" color="#000000" width="50%"/><div style="text-align: center !important">
<blockquote><span style="color: #393999; font-family: georgia; font-size: 20px;"><i>«La cosa che ho apprezzato maggiormente <br />è il confronto libero, <br />pluralista e senza pregiudizi»</i></span></blockquote></div>
<hr size="2" noshade="" color="#000000" width="50%"/><br />
<div style="text-align: justify;">Anche a me è capitato di riflettere sui frutti che, fino ad ora, sto raccogliendo dalle <a href="https://www.filosofiaperlavita.it/search/label/Cenette%20Filosofiche" target="_blank">cenette filosofiche</a>.<br />
<br />
Innanzitutto, ho apprezzato i vari testi oggetto di lettura: non li avrei mai scoperti senza le cenette, anche se a volte non riesco a stare al passo con i ritmi del gruppo. Inoltre mi piace l'ambiente fatto da persone che si pongono tanti dubbi su temi per me interessanti.<br />
<br />
Comunque la cosa che ho apprezzato maggiormente è il confronto libero, pluralista e senza pregiudizi, privo di qualsiasi "centralismo democratico", che si realizza ogni volta.</div><br /><br />
<div style="text-align: center;">Antonella Palazzotto</div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-70122806578581568342023-11-20T03:44:00.001+01:002024-01-17T19:50:15.555+01:00Cenette Filosofiche, testimonianza #2: l'esperienza di Antonio Possanza<br />
<div style="margin: -20px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Cavadi - Cenette Filosofiche 2" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEip2nUMnEeMaeTFthFsGVqKfa-bpGcbhUfB4jH4jCNYkmc5JTm9svKq8Z-4QTQhWdt2v2fdCCtAsZwxWCX3WaYQSqgVQDA1d20EMVx7uWp3lusQb-2UCg4owiidOKdPrW_ScqRUK0moPYRxOiuOnk-_5caoJwxIXDvQkj51wYGxCQZwTgSxEEOkdW38EH5D/s1600/Filosofia-per-la-vita_Cenette-Filosofiche_Possanza.jpg" width="95%" /></div>
<hr size="2" noshade="" color="#000000" width="50%"/><div style="text-align: center !important">
<blockquote><span style="color: #393999; font-family: georgia; font-size: 20px;"><i>«La filosofia-in-pratica nel cammino <br />della mia ricerca della felicità»</i></span></blockquote></div>
<hr size="2" noshade="" color="#000000" width="50%"/><br />
<div style="text-align: justify;">Un caro zio, quando da ragazzo ne combinavo una delle mie, diceva agli altri famigliari preoccupati: “Lasciate stare, Antonio saprà cavarsela da solo: è un filosofo”. Questa definizione di ‘filosofo’ mi lasciava perplesso in quanto sapevo poco o niente di storia della filosofia. Però c’è da dire che, pur se so poco di storia della filosofia, credo di aver avuto una buona filosofia di vita.<br />
<br />
Ho inseguito sempre la vera felicità che per me è il benessere, diverso dalla gioia. La gioia infatti è un momento passeggero, la felicità invece - una volta raggiunta - permane per tutta la vita. Essere felici significa essere sereni anche quando ci capita di dover sopportare un dolore. Quindi la felicità si raggiunge nel momento in cui si accettano con uguale equilibrio gioie e dolori.<br />
<br />
Mio padre diceva che avevo un pregio: il sapermi accontentare. E’ vero: non ho mai desiderato di avere qualcosa in più di quello che ho avuto, anzi ho spesso ritenuto che quello che ho avuto fosse immeritato. Il “non desiderare” troppo penso sia una virtù filosofica. (Un momento. Pensandoci bene, una volta nella vita ho desiderato di avere il massimo, quando ho chiesto a mia moglie di sposarmi: ne ho pagato le conseguenze, in quanto aveva un carattere difficile).<br />
<br />
Quando mi ammalo rammento sempre le parole di Nietzsche: “Tutto ciò che non mi uccide, mi fortifica”. E’ un pensiero che mi porta a preoccuparmi non più di tanto del mio stato. Accetto ciò di immodificabile che mi manda il destino perché ritengo che sia l’atteggiamento saggio; al contrario bisogna lottare per modificare il modificabile.<br /><br />
A seguito di quanto sopra esposto ritengo che la filosofia-in-pratica sia un modo per cercare di raggiungere la felicità vivendo seguendo virtù filosofiche, senza magari conoscere la storia della filosofia. E questo genere di filosofia la coltivo da anni anche attraverso le “<a href="https://www.filosofiaperlavita.it/search/label/Cenette%20Filosofiche" target="_blank">cenette filosofiche per non... filosofi</a>”: un incontro quindicinale nel quale si confrontano liberamente i propri pensieri e grazie al confronto, o magari solo ascoltando, mi accorgo di crescere.</div><br /><br />
<div style="text-align: center;">Antonio Possanza</div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-7919818105757248922023-10-24T19:26:00.001+02:002023-11-20T03:13:24.510+01:00Cenette Filosofiche, testimonianza #1: l'esperienza di Armando Caccamo<br />
<div style="margin: -20px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Cavadi - Cenette Filosofiche" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyZHicYa3sAe8p5NFX63Fd9W76N4_ifiUGIHzL3vwQ1qlEsrZ-9U_Hs7Z6kmOez68UkHVQVj4hgwwsiQ4Jurj34cwsxCWGRBCKfMO4iZw4QXIN52dKn3siee7lj3MHEHmq7A1x_OEMt7Jdc2JEaDebDuIvLXAn2M5gb4GQe2E-FmRMDJEStdWkIUXU7vhQ/s1600/Filosofia-per-la-vita_Cenette-Filosofiche_Caccamo.jpg" width="95%" /></div>
<hr size="2" noshade="" color="#000000" width="50%"/>
<blockquote><span style="color: #393999; font-family: georgia; font-size: 20px;"><i>«L’osmosi che avviene tra le idee di ognuno di noi <br />è la ricchezza più preziosa di questi incontri»</i></span></blockquote>
<hr size="2" noshade="" color="#000000" width="50%"/><br />
<div style="text-align: justify;">Era il 2006, già pensionato e ancora consulente aziendale esperto di “comunicazione persuasiva”, cercavo di riempire il vuoto che <b>il congedo dal lavoro a tempo pieno</b> mi regalava. Restituire alla famiglia ciò che il lavoro le aveva tolto era ed è la mia priorità, ma cercavo anche qualcosa che permettesse di dedicarmi a un interesse che non ero riuscito a coltivare come avrei voluto: la riflessione sulla vita con tutti i suoi perché.<br /><br />
Un’amica di “pennello” di mia moglie (pittrici per passione entrambe) mi diceva di certe riunioni periodiche in cui alcuni “non filosofi” di professione si interrogavano sui perché dell’esistenza, ed è così che ci ritrovammo al “Parco letterario Tomasi di Lampedusa” (così si chiamava il locale), in vicolo della Neve, tra i palazzi della Palermo più antica. In un piccolo <i>depliant</i>, infatti, tra gli scaffali che arredavano il caffè letterario, trovai un invito a partecipare alla conversazione pubblica, condotta da un certo <a href="https://www.filosofiaperlavita.it/search/label/Neri%20Pollastri" target="_blank">Neri Pollastri</a>, sul tema “Cosa può offrire la filosofia alla vita quotidiana dei non filosofi” in occasione della pubblicazione del volume di un certo <a href="http://www.augustocavadi.com/" target="_blank">Augusto Cavadi</a> dal titolo: <a href="https://www.augustocavadi.com/search/label/Commenti%20e%20recensioni%20a%20%27E%20per%20passione%20la%20filosofia%27" target="_blank"><i>E per passione la filosofia. Breve introduzione alla più inutile di tutte le scienze</i></a>.<br /><br />
Avevo sentito parlare di questo professore di liceo che aveva dato una radicale svolta alla sua vita per diventare “consulente filosofico”, mi spiegarono che era una specie di Socrate che ascoltava la gente che aveva voglia di raccontarsi: un filosofo di strada insomma. Seppi che era pure teologo, il che mi incuriosì non poco, dato che mi ero allontanato da tempo da certe frequentazioni.<br /><br />
Dopo l’esperienza della conversazione con Neri Pollastri, la conoscenza di Augusto Cavadi e la lettura del suo libro, cominciai a partecipare alle <a href="https://www.filosofiaperlavita.it/search/label/Cenette%20Filosofiche" target="_blank">“cenette per non filosofi”</a>, così erano dette le riunioni periodiche cui accennavo prima. Da allora non ne ho quasi mancata una, prima di presenza e poi <i>on line</i>. Grazie a queste occasioni: ho conosciuto altre persone, con alcuni sono diventato amico. Posso dire che, in tutti questi anni, ho imparato ad affinare il mio pensiero autonomo <b>in contatto con</b> il pensiero altrui che, alle cenette, è sempre degno di rispetto: l’osmosi che avviene tra le idee di ognuno di noi è la ricchezza più preziosa di questi incontri.<br /><br />
Molte sono le iniziative che negli anni si sono realizzate e si realizzano sotto la supervisione di Augusto, che nel tempo mi ha regalato la sua amicizia. Oltre alle vacanze filosofiche estive per non filosofi, molti appuntamenti si ‘sgranano’ lungo tutti i mesi: dalle “domeniche di spiritualità laica” ai giovedì di meditazione ‘laica’, altri eventi si sono infatti aggiunti alle cenette. Dopo saltuarie presenze a tutta questa mole di occasioni intellettuali, mi sono affezionato solo alle “cenette” perché credo al “poco di molto e molto di poco”: infatti la mia vita si snocciola tra interessi votati all’impegno della mente e quelli dominati dalla leggerezza del vivere, che, come dice Italo Calvino, ha i suoi valori da non trascurare, senza contare le lunghe assenze da Palermo per stare vicino ai figli a Milano.</div><br /><br />
<div style="text-align: center;">Armando Caccamo</div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-5584901574883619432023-10-19T12:35:00.000+02:002023-10-19T12:35:01.009+02:00La filosofia spiegata ai giovani... d'oggi e di ieri<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
<br />
<div style="margin: -20px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - La filosofia spiegata ai giovani" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2DAhTbxpPlCYfhn8_PRm7d_E1-aCYRRjKw3GeP1yEhqJDjP8lozUQNcJTr0m6SLPdke_bkh10I58t4z6P_yONnXa1E9gdD1fRIr77ZF8z8WN_MR4KqFlLQu1NQqLVvKsfq1oCqsaGURTrTNYt6xwrZxWREgaL5_qVqQHQFnXnlhooLglVBv23bTiqjzJh/s1600/Filosofia-per-la-vita_Tang-Yau-Hoong_1.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">A giudicare dal titolo <i>(La filosofia spiegata ai giovani)</i> e dal sottotitolo <i>(Come costruire la propria esistenza e orientarsi nella vita)</i>, l’ultimo libro di <b>Stefano Zampieri</b> (Diarkos Editore, Santarcangelo di Romagna 2023, pp. 204, euro 17,00) potrebbe essere scambiato per l’ennesimo manuale propedeutico, ad uso di studenti che si avvicinino per la prima volta alla storia e alle tematiche principali della filosofia.<br />
<br />
In realtà é qualcosa di diverso: uno scritto originale, raffinato e articolato, al punto da risultare, a mio avviso, adatto a lettori adulti (o a giovani che, però, abbiano acquisito una notevole familiarità con l’ordine del discorso filosofico).</div><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="La filosofia spiegata ai giovani - Come costruire la propria esistenza e orientarsi nella vita" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSBtlXEhhyphenhyphenjmVhl2dMiHGcy6IlqyU8roGGLsFT96e0WaIZaq4gvSyk6yFlLeZiiTWPf1Lm05ifM9xazS7xCYIHi1S_mqo8tSBlyVqoSsIsJJfDh1dPJESptAhBBQKCKdnY_AgScASN2mr4sczDt4pBf05GFS97fsrlejcS2LWdSPctQtbGDsAMFy_-y4bu/s1600/Filosofia-per-la-vita_Zampieri_La-filosofia-%20spiegata-ai-%20giovani.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">Stefano Zampieri, "La filosofia spiegata ai giovani - Come costruire la propria esistenza e orientarsi nella vita" <br />(Diarkos Editore, Santarcangelo di Romagna 2023, pp. 204)</td></tr></tbody></table>
<div style="text-align: justify;">Precisiamo subito: “la” filosofia in questione é, inevitabilmente, “una” delle innumerevoli declinazioni della pratica filosofica. Sul modello delle scuole greche ed ellenistiche, infatti, viene qui presentata non come un’attività esclusivamente intellettuale, bensì come “un vero e proprio <i>stile di vita</i>” (p. 14). <br />Di conseguenza, “una filosofia pensante e dialogante”, “una <i>filosofia nella vita quotidiana</i>, capace di rischiarare le oscure immagini della nostra identità” (p. 23), purché non la si concepisca “come una medicina, come la pillola che prendiamo per il mal di testa”: essa, infatti, “ci aiuta <i>dall’interno</i>, nel senso che ci mette sulla strada, e poi tocca a noi camminare, tocca a noi scegliere la direzione definitiva. La filosofia ci mostra lo spazio che abbiamo di fronte, ci indica l’orizzonte, ci aiuta a fissare dei punti di riferimento utili per non perdersi, ma poi tocca a noi. Saremo noi, infatti, a decidere quale sentiero imboccare, saremo noi a decidere quanto in fretta vorremo camminare, saremo noi a decidere quali svolte vorremmo prendere, e saremo sempre noi a sceglierci i compagni di viaggio migliori” (p. 24).</div><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Stefano Zampieri" border="0" src=https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQYZtbiDbMZK2GNOujY-x3DTm7jYDdTJZ2Q5dj4CjeWRF5IQCU1NTYn5PKncFm7sd-FiTe0CxIJct-cBPSJLSheAfL33v9jcaKUFzAXdElz96-_Q8nVVc74DkRbNphYVg7hkC-FqamH-BbxsifBGoF6fMtg8Hvy3M6sClClabQygtnQAu1HpQgDjId1LMn/s1600/Filosofia-per-la-vita_Stefano-Zampieri.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">Stefano Zampieri, saggista e consulente filosofico veneziano</td></tr></tbody></table>
<div style="text-align: justify;">Le coordinate che Zampieri propone sono la ricerca della propria identità (ovviamente in senso integrale, non puramente psicologico) (pp. 27-122) caratterizzata, anche, dai punti di riferimento (i “valori”) che adottiamo (auspicabilmente dopo aver sottoposto a vaglio critico quanto ereditato in modo da accettare ciò che davvero “vale” e da scartare il resto) (pp. 123-155). <br />Solo quando si sia chiarito cosa si è e cosa si vuole diventare ci si può – e ci si deve – interrogare sulla “strada” più opportuna da percorrere (i Greci la chiamavano <i>metodo</i>), che – nella tradizione sapienziale non solo occidentale – è la “saggezza” (pp. 157-192), intesa quale “agire fondato sulla <i>persuasione</i> che un mondo migliore di quello in cui ci si trova a vivere sia non solo possibile ma anche auspicabile” (p. 161).<br />
Si faccia attenzione al verbo agire dal momento che “il saggio, infatti, è colui che vive egli stesso da saggio, non colui che insegna ad altri la saggezza” (p. 163); o, se vogliamo, è colui che – direbbe Kierkegaard – la insegna <i>indirettamente</i>, attraverso la testimonianza effettiva. Per chi, come noi in questi mesi, sta nuovamente e inaspettatamente camminando sull’orlo dell’abisso di una terza (e forse ultima) guerra mondiale, un’àncora di disperata speranza.<br /><br />
Ma “la vita vissuta secondo uno stile filosofico” implica dei costi, delle rinunzie (sia pur, alla fine dei conti, liberatorie): “non può partecipare al grande banchetto del benessere ridotto a mercanzia, senza tradire se stessa e la propria natura” (p. 173). Né può adagiarsi sul conformismo dominante, percorrendo le autostrade affollate dalla maggioranza per timore di sperimentare solitarie vie secondarie, marginali: dunque lasciarsi dondolare pigramente dai “luoghi comuni”, cioè – per riprendere Heidegger – dal “<i>si dice</i> che nessuno dice, che tutti dicono e non appartiene a nessuno, di cui nessuno è responsabile” (p. 177), tanto meno nell’epoca dell’anonimato di un <i>nickname</i> dietro cui ci si cela nella grande rete telematica.</div><br />
<div class="separator" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 0.5em;"><img alt="Filosofia per la vita - Illustrazione di Tang Yau Hoong" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDahiHHAa7l9k1zrnoUYqETQcs5Iaado9OaBrQa5gUHlBHlOgUG7VWe7LWW6tPHLw061Hq1INPsOcRhovjfJSp5L48Afgk5NtONFp3HAmqAlgs8ZjyzFFNSRhJTjzHdZExxs9FGqS_L8qSkqqfrGZvULj3vdJvteecCXww1OUeju7zfRAC0Z84BjVTdfp9/s1600/Filosofia-per-la-vita_Tang-Yau-Hoong_2.jpg" style="clear: right; float: right; margin-left: 1em; margin-top: 8px; width: 280px;" /></div><div style="text-align: justify;">L’esortazione conclusiva al lettore (giovane o non più tale) – che, proprio attraverso la lettura riflessiva, può rendere vive le pagine scritte – è dunque “ad agire pensando che il meglio è possibile, che esiste un’altra possibilità, che non tutto è già stato deciso, che sei un essere libero, certo stretto da lacci, da vincoli, appesantito da zavorre e gravami, ma ancora intimamente libro di scegliere la propria strada, di costruire il proprio destino, di decidere, in ogni occasione, in ogni situazione, di fronte a ogni difficoltà, in base al meglio possibile, in base a un presupposto di saggezza materiale, non eroico ma impegnativo, assumendoti la responsabilità dei tuoi gesti e di quelli di coloro che ti circondano, nella prospettiva di un mondo migliore di questo” (pp. 185-186).</div><br /><br />
<div style="text-align: center;">Augusto Cavadi</div>
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<div style="text-align: right;">
<i><span style="font-size: 14px;">Da: <a href="https://www.zerozeronews.it/progettare-lesistenza-per-orientarsi-nel-labirinto-del-mondo/" target="_blank">Zerozeronews</a></span></i></div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-2228782004853089722023-10-15T18:47:00.000+02:002023-10-15T18:47:06.024+02:00Da animali a dèi<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Recensione di Bruno Vergani •</span></div><br />
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px;"<tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Yuval Noah Harari - Da animali a dèi - Breve storia dell'umanità" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8KELOS8qiaFXbs9hRROsyuwoDIO_XtsHOHU0cEY3vh05Bdbu3w4Ez0XciNdAVLDnGOZxMA8paQvRUKX8WTHR9EVQne5XOzs0czCjCN14NtCVXPs6ytEr-UB47ervFWynKE1oStxQgUR_bLROzqGKWGA5Jd0ArE7hAhogXNfnM2cEIRVCboRWb5BpJ7-uy/s1600/Filosofia-per-la-vita_Da-animali-a-dei.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">Yuval Noah Harari, "Da animali a dèi - Breve storia dell'umanità" (Ed. italiana Bompiani, trad. Giuseppe Bernardi 2015)</td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Edito da Bompiani <b>"Da animali a dèi - Breve storia dell'umanità"</b> è un saggio del giovane storico israeliano Yuval Noah Harari che in 508 pagine, semplici, immediate e piacevolmente rapsodiche, espone la complessa storia dell’uomo dalle origini fino a ipotizzare un suo possibile futuro. La descrizione s’incardina, con taglio divulgativo storico, antropologico, biologico, geografico, politico, psicologico e sociologico, sugli snodi rivoluzionari che nel volgersi del tempo hanno caratterizzato <i>Homo sapiens</i> differenziandolo, nel bene e nel male, dagli altri animali, incluse le differenti specie di <i>Homo</i> che vivevano in un tempo remoto anche coeve ai <i>sapiens</i> - come la specie <i>neanderthalensis</i> -, che se non si fossero estinte avrebbero problematizzato alla radice qualsiasi idealismo antropo-sapienscentrico.<br />
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Harari interpreta cruciale la remota rivoluzione agricola, grazie alla quale i <i>sapiens</i>, da raccoglitori di vegetali spontanei e cacciatori di animali selvatici, iniziarono a coltivare ed allevare formando, grazie alle maggiori risorse alimentari ottenute, gruppi con un numero sempre maggiore di individui. Comunità con numero sempre più alto di appartenenti non solo a seguito di maggiori disponibilità di cibo, ma soprattutto grazie alla coesione del gruppo conseguente alla peculiare capacità di immaginare astrazioni condivise: fantasie, miti, abbozzi di religioni e correlati linguaggi. Costrutti che vanno dal primitivo animismo al coniare moneta fino alla costituzione di società per azioni nei nostri giorni, tutte entità irreali nella sostanza - meri arbitri condivisi - eppure efficacissime ed efficientissime nell'ordinare e normare le relazioni umane. Costrutti astratti che portano, via, via, l’umanità al successo planetario, ma anche a problematiche ed effetti collaterali deleteri, sia nel rapporto dell’uomo con la natura a seguito dello smisurato sfruttamento delle risorse (tuttavia secondo l'Autore non esauribili grazie a quanto può fornirci il cosmo e al progresso scientifico), sia per la sofferenza procurata agli altri animali, <i>sapiens</i> compresi: massacri e genocidi tra uomini sono una costante storica.<br />
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px;"<tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Yuval Noah Harari" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBU03n6O5sjhWLRYhjyxYRyV3RgcjmeAAfTck3Czwx9QXSMTNK3XPUO2B9vvxa6PypWZzvRECPmBK-5lHEq1PMa3OGuUbLtFMrU2P8vNGupAombkswN3519mwiXJ5lFlc-UecjIjKuJj2SeNBAmnIpTEao2iw_0vCzC_HJhVKYp7BBTRMVmS8AN2YYTP3U/s1600/Filosofia-per-la-vita_Yuval-Noah-Harari.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">Yuval Noah Harari - Storico, filosofo e saggista israeliano</td></tr></tbody></table>Tale antropocentrica impostazione dettata da credenze, più o meno condivise, pur permanendo fino ai nostri giorni muta con l’avvento della rivoluzione scientifica, nella quale <i>Homo sapiens</i> passa dall’interpretare e conformare l’universo alle proprie pregiudiziali congetture al riconoscere di non sapere, quindi ad indagare la realtà per ciò che realmente è. Processo che conduce ad una inedita accelerazione di scoperte e produzione, poi culminate nella rivoluzione industriale e in seguito in quella tecnologica e nelle plausibili ipotesi di futuri prolungamenti della durata dell’esistenza individuale, con colonizzazione di altri mondi e possibili creazioni di inedite specie di uomini un po’ organici un po’ bionici, con performance crescenti grazie all’implementazione anabolizzante di intelligenza artificiale.<br />
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Siamo numerosi e viviamo di più ma ne è valsa la pena? L’uomo è stato felice? E’ felice? Sarà più felice? L’Autore verso la fine del libro sospende l’asetticità dello storico per proporre un’etica della misura, dove in chiave buddista invita ad un meditato distacco dalle personali ambizioni antropocentriche e dai piaceri illusori. Una sorta di pacata rassegnazione nell’accettazione della parzialità e provvisorietà dell’uomo nel cosmo.<br />
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Il libro tanto ricco di spunti stimolanti e di analisi spiazzanti - seppur non inedite, in quanto già illustrate e storicamente affrontate dalla filosofia - con, tra le righe, un coinvolgente humour tragico, porta il lettore a domandarsi: «Ma com’è potuto accadere che questo gruppo di strane scimmie denominate <i>Homo sapiens</i>, alle quali l'Autore del saggio appartiene rappresentandole, abbia potuto raggiungere tale livello di pensiero e di parola?» Harari non spiega l'origine di tale potere, limitandosi a un pittoresco e un po’ ingenuo constatare materia grigia che casualmente inserita in particolari crani sputa fuori, attraverso specifiche sinapsi, pensiero cosciente e appercettivo. Il problema permane aperto.</span></div><br />
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<div style="text-align: center;">Bruno Vergani, dal suo <a href="http://www.brunovergani.it/item/4225-da-animali-a-d%C3%A8i.html" target="_blank">blog</a></div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-44087326976302908352023-10-12T19:35:00.006+02:002023-11-20T03:09:37.030+01:00Da oggi una nuova rubrica! "Cenette filosofiche per non... filosofi (di professione)"<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
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<div style="margin: -20px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Cavadi - Cenette Filosofiche" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjz2myqDQEKlKWqZylnqn4S4W81YMHWGiLqYdH-xlbmWonrQ5IC82fkTp9s0tt3f3X-UrYtliUqhOQur92SvOdVptEDWJci_4ms_pTT9coyYr87Vj2SOd_JNm5B6hzG0S4Zk-yaYzO27TiggijHi4oDlmHkXZP8KCxqn7Izl3Zx37PFkqopL0JF6dwMBYj0/s1600/Filosofia-per-la-vita_Cenette-Filosofiche2023.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">Nel 2003 alcuni partecipanti abituali alle “Vacanze filosofiche” estive<b>¹</b>, e residenti nella stessa città (Palermo), abbiamo esternato il desiderio di incontrarci anche nel corso dell’anno, tra un’estate e l’altra. Da qui l’idea di una <b>cenetta quindicinale</b> presso lo studio legale di uno di noi, Pietro Spalla, che si sarebbe incaricato di far trovare un po’ di prodotti da forno e qualche bevanda. Appuntamento alle ore 20:00 (in martedì alterni) per accogliersi a vicenda e mangiucchiare ciò che si trova sulla tavola: dalle 20:30 alle 22:00, poi, lo svolgimento dell’incontro.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La metodologia che abbiamo adottato è molto semplice: chiunque del gruppo propone <b>un testo che si presti ad essere letto in chiave di filosofia-in-pratica</b> (dunque non solo un classico del pensiero filosofico, ma anche un romanzo o un trattato di psicologia, un saggio di astrofisica o di botanica) e, se la maggioranza lo accetta, diventa nelle settimane successive il testo-base delle conversazioni. In esse <b>non sono graditi gli approfondimenti eruditi</b> (tipici dei seminari universitari) perché si vorrebbe dare <b>spazio alle riflessioni personali</b>, alle risonanze esistenziali e alle incidenze sociopolitiche, suggerite dal testo adottato. Uniche condizioni per la partecipazione: <b>aver letto le pagine del libro che il gruppo si assegna</b> di volta in volta per la riunione successiva (se non si fosse riusciti a farlo in tempo, si è pregati di assistere in silenzio) e intervenire <b>evitando i toni polemici</b> nei confronti dei presenti che abbiano espresso convinzioni, esperienze, ipotesi interpretative differenti dalle proprie<b>²</b>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La pandemia del Covid-19 ha costretto la piccola comunità di ricerca filosofica a sospendere gli incontri in presenza e a sostituirli con sessione in video-conferenza: certamente una riduzione della qualità delle relazioni fra i partecipanti, ma anche l’apertura di possibilità sino a quel momento inesplorate. Così amiche e amici di varie regioni italiane si sono collegati via internet e questa modalità di interazione ha finito col sostituire del tutto le cenette in presenza. Ci si vede direttamente alle 20:30 collegandosi mediante un link che Pietro Spalla trasmette a chiunque faccia richiesta di essere incluso nell’apposita mailing list (spalla.pietro@gmail.com).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La mailing list è diventata, sempre più, un luogo di scambi tra una cenetta e la successiva: scambi di opinioni, di commenti, di suggerimenti bibliografici, di battute umoristiche, di informazioni su eventi culturali... In questa molteplicità di interventi occasionali, non ne mancano alcuni meno estemporanei, di una certa consistenza e di un certo rilievo, che probabilmente meritano di non essere seppelliti nelle ondate di e-mail che si accavallano di giorno in giorno (talora di ora in ora).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Da qui l’idea di aprire in questo blog – www.filosofiaperlavita.it – un’apposita rubrica – <a href="https://www.filosofiaperlavita.it/search/label/Cenette%20Filosofiche" target="_blank">“Cenette filosofiche per non... filosofi (di professione)”</a> – che metta a disposizione, per un lasso di tempo più lungo e soprattutto per un pubblico potenzialmente più ampio, i contributi che i sostenitori finanziari<b>³</b> della rubrica riterranno opportuno segnalare.</div><br /><br />
<div style="text-align: center;">Augusto Cavadi</div>
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<hr size="1" />
<table border="0" cellpadding="3" cellspacing="0" style="line-height: 1em; width: 100%;"><tbody>
<tr> <td valign="top"><b>¹</b></td> <td align="justify" style="padding-left: 15px;" valign="top"><span style="font-size: 13px;">Cfr. <a href="https://vacanze.filosofiche.it/">https://vacanze.filosofiche.it</a></span></td> </tr>
<tr> <td valign="top"><b>²</b></td> <td align="justify" style="padding-left: 15px;"><span style="font-size: 13px;">Cfr. “Cenette filosofiche” in A. Cavadi, <i>Mosaici di saggezze. Filosofia come nuova antichissima spiritualità</i>, Diogene Multimedia, Bologna 2016, pp. 282-284.</span></td> </tr>
<tr> <td valign="top"><b>³</b></td> <td align="justify" style="padding-left: 15px;"><span style="font-size: 13px;">I sostenitori di questa rubrica sono elencati in un'apposita sezione all'interno della pagina <a href="https://www.filosofiaperlavita.it/p/gli-autori.html" target="_blank"><b>"Autori"</b> (vedi)</a>. Chi desiderasse aggiungersi, può contattarmi alla e-mail <b>a.cavadi@libero.it</b></span></td> </tr>
</tbody></table>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-89840418982412910062023-10-04T21:43:00.002+02:002023-10-05T12:15:32.328+02:00Filosofia-in-pratica, testimonianza di una "magia"<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
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<div style="margin: -20px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Cavadi - Filosofia in pratica" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMHg2qOYkudXC_iW74F8cKk1T7WI6Q5HJnJFcSuDV5oTLlknV_7WqXsk7G1xzywqpbQAtcWZKW19-wS8qjEW9GIP97SPR4EFlMoARfL_V9y1p6kR05Kt0Nax2MTQ1-2zkpV6rT-ObhO5sUHdl88J3vWqEyhDL-bc2v5sPxK4y_Bu94R9yjLwoh137J3lzJ/s1600/Filosofia-per-la-vita_Cavadi_Filosofia-in-pratica.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">Come è andata la XXVI settimana (annuale) di “Filosofia per non... filosofi” svoltasi a Piazzatorre (in Val Brembana, nella provincia di Bergamo)? Agli amici che affettuosamente in queste settimane mi hanno rivolto questa domanda ho risposto, un po’ laconicamente, “molto bene” ed ho rimandato agli abbondanti materiali – scritti e fotografici – che, con generosa pazienza, Salvo Fricano ha inserito nel sito da lui creato: <a href="https://vacanze.filosofiche.it" target="_blank">https://vacanze.filosofiche.it</a>.<br />
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Ma i documenti, per quanto chiari ed esplicativi, non riescono a rendere il clima, l’atmosfera, il sentimento condiviso di questi sette giorni (dal 22 al 28 agosto 2023) di esperimento filosofico integrale: ‘integrale’ perché si prova a coniugare <i>la riflessione</i> intellettuale, <i>il dialogo</i> senza pregiudizi né intenti propagandistici, <i>la narrazione</i> delle proprie biografie (talora anche nelle pieghe più intime), <i>la fruizione in comune di bellezze</i> naturali e artistiche, <i>la condivisione</i> della mensa e dei momenti di relax... E’ un po’ il modello del ‘con-filosofare’ delle scuole greche ed ellenistiche, eccezion fatta per un elemento che qualche volta le caratterizzava: la figura del maestro, un po’ guru e un po’ leader politico, talora perfino ‘divinizzato’ in vita e soprattutto in morte. Poiché in queste nostre convivenze tutto scorre pariteticamente, negli anni ci capita di ‘perdere’ qualche amico o perché deluso di non trovare la guida autorevole, sicura di sé, dispensatrice di verità predigerite o perché deluso di non poter svolgere egli stesso questa funzione magistrale, carismatica.
Anche in edizioni precedenti – in quasi tutte direi – è scattata una piccola ‘magia’: persone provenienti da ‘luoghi’ (non solo geografici) assai differenti, che in alcuni casi si incontrano per la prima volta, riescono a parlare delle proprie convinzioni con sincerità, senza preoccuparsi di sbagliare un congiuntivo o di offrire un’immagine falsamente raffinata di sé. Quest’anno, però, il tema proposto da noi organizzatori (“Vivere serenamente la propria finitudine”) costituiva una scommessa particolarmente ardua: ammesso che qualcuno desideri partecipare a una settimana di meditazione sulla morte propria e altrui, avrà poi la libertà interiore di esprimere pensieri intrecciati indissolubilmente a sentimenti?
La risposta a questo duplice interrogativo è stata, per alcuni versi, sorprendente. Intanto dal punto di vista numerico: le adesioni alla settimana sono state circa il doppio del solito ed è stato necessario chiedere ospitalità a strutture vicine all’albergo prenotato per accogliere una sessantina di iscritti.
Inoltre – ma è chiaramente l’aspetto più rilevante – dal punto di vista della qualità delle relazioni. A detta di persone che si avventuravano per la prima volta in questo genere di esperienze, già dopo poche ore soltanto avevano avvertito un senso di sollievo: si era dissolto il timore di restare isolate, di non essere accolte con cordialità. Nessuna parete divideva, dunque, gli ‘iniziati’ (i veterani alla loro decima o ventesima presenza) dai ‘neofiti’. Così, sin dalla prima sera, nell’incontro che viene previsto per rompere il ghiaccio, alcune persone hanno confidato il desiderio di poter conversare serenamente su una tematica considerata dai familiari e dagli amici tabù, quasi che tacendo della morte si riuscisse a esorcizzarla, a tenerla lontano. E, via via, sono rimaste piacevolmente sorprese nel constatare che se ne possa dire alternando l’emozione intensa con la battura umoristica, sdrammatizzante.
Grazie ad un gruppo WhatsApp (che da provvisorio è diventato definitivo per volontà della maggior parte degli iscritti) ci siamo potuti scambiare, alla fine della settimana, opinioni e sensazioni. Riporto – tacendo il cognome per discrezione – alcune di queste testimonianze che mi hanno maggiormente colpito e che, forse, possono contribuire a dare un’idea, sia pur vaga, delle tracce incise negli animi.</div><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Augusto Cavadia - Filosofia in pratica" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBIvLJkeqhtR6MDXY3Ts1UYQ9BowCtoTMFXjFBfH_-Wylw9RNVEEJC41ixnHtI5i7s_UYo4UMnzMJ8E0MELIw6bUJIZYc3Sx0DazR3SYHlOvAIn2-Q_QYxtg-wKwPIVi5nOLLjRrf_egdKbbQLBg_hJLDN2aBjMt2qYtitKA0563FYwgnMTUj2MRAypDpo/s1600/Filosofia-per-la-vita_Cavadi_Filosofia-in-pratica_end.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">
“Cari amici,” – ha scritto <u>Anna B.</u> – “non ho potuto salutare e abbracciare ognuno di voi come avrei voluto, è stato bellissimo rivedere i vecchi amici e trovarne di nuovi. E’ stata un’esperienza di confronto e di crescita che mi ha arricchito come sempre mi succede nelle settimane filosofiche. (…) Vi abbraccio con tanto affetto e gratitudine”. <br /><u>Luciana F.</u> si è associata sullo stesso registro: “Cari tutti, già mi mancate! Questa settimana è stata un’esperienza molto interessante e coinvolgente che mi ha veramente arricchito, ma è stata anche piacevole per il clima disteso e amichevole che ci ha accompagnato tutti i giorni. (…) E’ stato bello conoscervi, vi abbraccio tutti uno a uno e spero di rivedervi il prossimo anno”. <br /><u>Giammarco P.</u> ha scritto: “Ciao a tutti noi! Mi mancate e... non mi mancate. Fisicamente non sento le vostre voci, ma eccome se ci sono! E l’emozione... eccome se c’è! Ciao Pietro, Salvo uno, Salvo due, Giuseppe, Augusto, Annamaria, Consuelo, Caterina, Rossana, Rossella, Christine e tanti altri che neanche vorrei salutare per non pensare che per un po’ non potrò vederli e sentirli, col fiato delle loro vivissime emozioni. Cari partecipanti, a presto su tutte le linee. Vi ringrazio tutti, relatori giornalieri, ma anche estemporanei, su temi fuori programma, che mi hanno comunque attratto e catturato intensamente. Un abbraccio a tutta la vostra spontaneità... E mi sa che mi son sentito proprio a casa mia insieme a voi”. <br /><u>Nino M.</u>: “Carissimi, in primis desidero ringraziare tutti per avermi regalato una splendida settimana di riflessione e amicizia con la speranza che il futuro (mistero!) possa riservarci altri incontri. (...) Un affettuoso abbraccio ad ognuna e ognuno di voi”. <br /><u>Roberto B.</u>: “Grazie a tutti voi per la bella esperienza che ripeterò senz’altro. Ho constatato per mezzo vostro che la filosofia non è solo mettere in diversi ‘cassettini’ quello che hanno detto i vari giganti del pensiero, ma anche un mezzo per esprimere il nostro vissuto, anche doloroso, per capirlo ed accettarlo, se ne abbiamo la forza. Vi abbraccio”. <br /><u>Marina S.</u>: “Cari amici, anche noi arrivati ora a casa. Vorrei dirvi un sacco di cose…Non mi era mai capitato di trovarmi in un gruppo del vostro calibro: siete davvero, come ha detto qualcuno, ‘la crema dell’umanità’. Grazie, grazie e ancora grazie a tutti: per me e per Piero un’esperienza preziosa che spero di poter ripetere”. <br /><u>Luisa C.</u>: “E’ stata una settimana molto intensa e piena di stimoli e di riflessioni. Il ringraziamento mio va innanzitutto agli organizzatori, poi ai relatori e infine a tutti i presenti, così numerosi quest’anno, che hanno dato contributi importanti nell’affrontare gli argomenti. Il mio rammarico è di non essere riuscita a relazionarmi con tutti... ma sicuramente è un’incapacità mia. Grazie, grazie a tutti e ad una prossima occasione d’incontro”. <br /><u>Tina P.</u>: “Spero di avere altre occasioni di incontrarvi, forse non tutti insieme, ma anche a gruppi sparsi o singolarmente. Come sempre nella mia esperienza di ‘filosofia in vacanza’ sono state giornate gratificanti ed efficaci. Abbracci a tutti!”. <br /><u>Franco R.</u>: “Carissimi amici, solitamente al ritorno a casa da un viaggio o una vacanza si portano, con un po’ di nostalgia, ricordi di luoghi, paesaggi, persone conosciute, emozioni e momenti di allegria vissuti. Dopo l’esperienza condivisa con voi in questa settimana, mi sento di dire che è uno dei ricordi più belli della mia vita, grazie alle vostre sensibilità e profondità d’animo. Ha proprio ragione Marina: rappresentate la ‘crema dell’umanità’. Grazie di cuore a tutti di questa indimenticabile iniziativa e spero di poterla rivivere prossimamente. Un saluto affettuoso!”. <br /><u>Consuelo A.</u>: “Vi ringrazio di cuore per essere stata accolta con gentilezza e calore in questo gruppo. E’ stata anche per me un’esperienza che mi ha arricchito tantissimo. Spero di poter ripeterla l’anno prossimo! Un carissimo saluto!”. <br /><u>Giovanna A.</u>: “Ho trovato molto arricchente quest’anno la settimana filosofica e vi ringrazio tutti. Alla prossima!”. <br /><u>Giusy S.</u>: “Grazie a tutti, di cuore. Il viaggio per rientrare in sé stessi continua ancora: sapere di farlo insieme ci aiuta a proseguire, perdersi, ritrovarsi”. <br /><u>Giorgio D.</u>: “Buongiorno a tutti voi e un grazie sincero per ogni minuto che abbiamo condiviso in questi giorni appena trascorsi in quel di Piazzatorre. Attendo con trepidazione il momento in cui, chiudendo questa fase, inizieremo a preoccuparci anche di altri argomenti filosofici e non…”. <br /><u>Pietro S.</u>: “Dopo questa esperienza di vita così particolare non trovo facile reincarnarmi nella realtà di tutti i giorni. Ci sto provando”. <br /><u>Nino M.</u>: “Carissimi, il quotidiano ha già ripreso il sopravvento, ma intatto il bellissimo ricordo di tutti voi”. <br /><u>Giulia O.</u>: “Grazie a tutti voi di esistere! Ho passato una settimana veramente bella e intensa, piena di un sentimento di condivisione, di amicizia, di sostegno reciproco. A dispetto del tema della ‘finitudine’ ho la sensazione che, invece della ‘morte’, sia nata una interconnessione sottile ma solida tra noi; un legame profondo che, almeno personalmente, serberò nel mio intimo con cura e dolcezza. Spero di vedervi alle prossime vacanze filosofiche o – perché no ? – anche prima e intanto vi auguro tanta serenità e vi abbraccio tutti”. <br /><u>Anna B.</u>: “Anch’io penso che tra noi si è creata un’intesa profonda e speciale”. <br /><u>Concetta F.</u>: “Grazie mille, Salvo, e grazie a tutti a partire da Franco, che è stato un ottimo padrone di casa nella sua splendida terra. Un grazie a tutti per gli interventi preziosi e un grazie particolare a Rossella per la sua lezione sul tempo. Insomma, grazie a tutti voi: anche quest’anno mi porterò nel cuore la settimana più bella dell’anno”. <br /><u>Chiara Z.</u>: “Ringraziamoci tutti perché ogni anno interpretiamo al meglio una piccola comunità di ricerca e di amicizia. E per me è ancora così, dopo 18 vacanze filosofiche”. <br /><u>Samuela S.</u>: “E’ questo che mi piace di noi: la leggerezza nelle dissertazioni filosofiche”.<br />
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Quando mi capita d’interrogarmi sul senso dell’esistenza, e rischio di cercarlo invano, è la memoria di esperienze come la settimana di filosofia per amatori (preferirei ‘dilettanti’ se non si fosse perduta l’accezione semantica originaria del vocabolo, radicata in ‘diletto’, dunque piacere intenso e profondo) che mi viene in soccorso: forse vivere è più che sopravvivere. E, nonostante tutto, il gioco vale la candela che si consuma inesorabilmente.<br /></div><br /><br />
<div style="text-align: center;">Augusto Cavadi, 2 ottobre 2023, giorno del mio 73° compleanno</div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-26612669706282857662023-10-02T20:01:00.000+02:002023-10-02T20:01:08.392+02:00Antiche e nuove paure<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Anna Colaiacovo •</span></div><br />
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<div style="margin: -20px auto 10px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Colaiacovo - Illustrazione Virginia Mori #1" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiit_1jhyXdxDt855BNNZzPdU-8eIzG-XrWYzeEY2NcwJKvYXwPaqghjQl0ZtqHw9t1xd1Z8vyYQNh4EWgJOROQ7qY8swsQ4Ku2kJySvuiw4MrJqVTtUr9lQmP46As5FKPT7fwdWa7xIaKuHluScsnv8c01PsUOT3b3iGSBs33NxrTufAOGXh7o8rp78iXb/s1600/Filosofia-per-la-vita_Paura_Virginia-Mori_01.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">La paura è un'emozione/passione che accompagna noi umani sin dalle origini. Ha un'importanza enorme per la sopravvivenza perché ci difende dai pericoli, ma tendiamo a considerarla negativamente. Vorremmo liberarcene perché la subiamo. Anche gli animali hanno paura e, proprio grazie a questa reazione emozionale, reagiscono a un pericolo che avvertono e cercano di fuggire. Diversamente dagli animali, però, la natura umana è priva di un codice istintuale rigido e, per questo, risulta instabile e aperta al possibile: "L’uomo è un animale non ancora stabilizzato" (Nietzsche). Inoltre l'essere umano "non solo sente, ma pensa ciò che sente" (Nagel). Ha bisogno di mezzi che lo mantengano in vita, e ha anche la necessità di trovare un senso al mondo che lo circonda. Un senso che lo rassicuri e che lo difenda dal rischio di provare dolore o morire.<br />
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La paura umana ha molte forme, ma è, nella sua essenza, paura della morte e del dolore. Sin dalle origini l'umanità ha cercato strategie per allontanarla da sé. La stessa filosofia nasce per Aristotele dal <i>Thaῦma</i>, che non è semplicemente la 'meraviglia', parola con cui normalmente la traduciamo, ma contiene la 'paura', il 'terrore'. Di fronte a un mondo che si rivela inquietante perché ignoto, e che atterrisce perché include il dolore e la morte, i greci antichi hanno cercato rimedi per renderlo familiare e rassicurante. Hanno cercato insomma di dare un senso al mondo, prima con la mitologia, storie fantastiche di dei ed eroi, poi con la filosofia, con la ricerca della verità attraverso l'indagine razionale.</div><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Colaiacovo - Illustrazione Virginia Mori #2" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGywCAPNp4FVczkoFbd3lhsuOGszlPoDLfhWnMUjNSqdx3XwcyXRCXcd7yYX4hcxvvz0A4uHgctjmDu83PO45NRi3Sjdkg0r_Oa36v4xbsMKY2-AlQvZZ9GpAfnezesq_U2bctt4OEfA_Lmk88X4osVOiKcTkP6RQDL-b5Nv0m2JZWbiWTe6iLEJzJLIuD/s1600/Filosofia-per-la-vita_Paura_Virginia-Mori_02.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">
Tante sono le forme in cui si manifesta la paura, forme che cambiano nel corso del tempo. Dipendono dal periodo storico, dalla visione del mondo dominante, dalle convinzioni e dalle esperienze personali. Muta anche nel tempo il modo di intendere le passioni.<br />
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La modernità, dominata dal culto della ragione e dal mito del progresso, ha rappresentato la promessa della sfida all'incertezza e il tentativo di controllare le passioni (considerate irrazionali e immodificabili) per acquisire un dominio assoluto su di esse (Cartesio). Per quanto riguarda la paura, l'età moderna, a partire dal '600, ha puntato a dominare lo stato di precarietà che caratterizza la vita umana con le promesse della scienza, della tecnica e della politica: la conoscenza invece dell'ignoranza, l'azione efficace al posto di quella inadeguata e la forza delle leggi garantite dal sovrano come superamento della situazione caotica dello stato di natura.<br />
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La riflessione politica moderna è nata sulla passione della paura. Hobbes ne è il teorico. La paura della morte, in particolare quella violenta e imprevedibile ad opera di altri uomini, spinge gli umani a stipulare un patto di sottomissione al sovrano. Costituito lo Stato, subentra la paura delle pene, connesse alla disobbedienza alle leggi, che rende possibile la pace: "È il timore reciproco che crea società grandi e durevoli" (Hobbes).<br />
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Oggi, tramontato il mito del progresso e della speranza di costruire un mondo ragionevolmente ordinato, ci troviamo a vivere in una realtà dominata da minacce planetarie. Queste sono in gran parte causate da uno sviluppo tecnologico al servizio di una economia predatoria verso ogni risorsa della natura. Il riscaldamento del pianeta, la desertificazione di aree sempre più vaste, i flussi migratori incontrollabili, le epidemie, le biotecnologie e le guerre con la possibilità dell'uso delle armi nucleari sono fonti di nuovi pericoli o, meglio, di rischi. Dai pericoli possiamo provare a difenderci perché sono vicini e definiti. I rischi invece sono lontani, non isolabili e spesso neppure pensabili. Li conosciamo perché l'informazione non è mai stata così pervasiva come nel nostro tempo, ma non li percepiamo emotivamente, come se fossimo anestetizzati. E, come spettatori passivi, non agiamo.</div><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Colaiacovo - Illustrazione Virginia Mori #3" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCyqsNfOxLvKi_qgR4KOxgkbpmQhfatvnosdhU2lQQDvBj4tMMpjlf69gTG76ysGRDJH79v7doeV3p3_wKt7pmMuwVWr1xS9v0pg7SP4jhbF9ssQENEgGF_C-mgFcDb0UyFd01fWUNGjfffh3dOZ8c58F8r7ecc-I4aYG97tn2xErPYmfoMTn-gEuP90aT/s1600/Filosofia-per-la-vita_Paura_Virginia-Mori_03.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">
Occorre riattivare la paura. "Dobbiamo imparare ad avere paura della paura" per salvare il futuro della specie umana. Il teorico di questa particolare visione di una passione arcaica è Hans Jonas autore del libro "Il principio di responsabilità" edito nel 1979, ma quanto mai attuale. La paura di cui parla Jonas non è la passione egoistica di Hobbes. É una paura altruistica, un 'timore intellettuale' che nasce in noi quando immaginiamo ciò che non è stato ancora sperimentato, ma che potrà accadere e potrà mettere in pericolo l'umanità. La paura come mezzo di conoscenza (euristica della paura) che induce alla prudenza cioè a considerare, nell'incertezza, l'ipotesi peggiore. La paura come strumento per andare oltre l'etica abituale che non è in grado di affrontare gli enormi problemi generati dallo sviluppo illimitato della scienza e della tecnica. In definitiva, una paura in grado di attivare il senso di responsabilità e di indurre all’azione comune per tutelare ciò che per noi ha valore e viene minacciato.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px; margin-top: 30px;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Hans Jonas - Il principio responsabilità" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJjbm83kKKaMTFr9NDfXD3KujDRB3uJNA4xDvEJvWDVyXmgAV4LA4IgzpUFIV2_savdLgfQky9V9IHdEhOM-Sb_5pgpX0S58DIoUi5j-pQ8QLryIe92sYJy9N_eau7hUWFxVKM6FHEL9-qAG0ME3uCERQWUnPuDdQXQCUshSM1zqfGYZJDo-1QilDqzvoY/s1600/Filosofia-per-la-vita_Hans-Jonas.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">Hans Jonas, "Il principio responsabilità", Einaudi, Torino 1993</td></tr></tbody></table><br />
<i>«Si dovranno apprendere nuovamente il rispetto e l'orrore per tutelarci dagli sbandamenti in nostro potere. Il paradosso della nostra situazione consiste nella necessità di recuperare dall'orrore il tempo perduto, dalla previsione del negativo, il positivo: il rispetto per quello che l'uomo era ed è, dall'orrore dinanzi a ciò che egli potrebbe diventare, dinanzi a quella responsabilità che ci si svela inesorabile non appena cerchiamo di prevedere il futuro»</i> (Hans Jonas, Il principio responsabilità, Einaudi, Torino 1993, p. 286).<br /></div><br /><br />
<div style="text-align: center;">Anna Colaiacovo</div>
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<span style="font-size: 12px; text-align: justify;"><i>Illustrazioni di <a href="http://virginiamori.com/" target="_blank">Virginia Mori</a></i></span></div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-30998974052862776342023-08-02T13:28:00.000+02:002023-08-02T13:28:45.626+02:00Sulla morte, ovvero sulla vita<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
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<div style="margin: -20px auto 10px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Augusto Cavadi, riflessioni sulla morte" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2N9XrJNWXSFpWqS8KyIwaCzeDzD9_fOV_Gg-UmlQoVYN74lEuvo4jk8yt8AL0Jv1LXMqXi03z3yEdV-gNmKIY2c2yToylftwK0x9zJIn9YowNRANty18tdapFDcuMPiMgdqU-z38sLm7wC9bfUT9jRLiHnPYEPylALW6vPU0wImV8fQ3dOj8xhVyELJog/s1600/Filosofia-per-la-vita_Vita-Morte.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">Del filosofo tedesco <b>Martin Heidegger</b> si ricorda, in particolare, un’asserzione: l’essere umano è un essere-per-la morte.<br />Questa affermazione si può intendere in almeno due prospettive.<br/>
La prima, descrittivo-fenomenologica, è più innocua, quasi banale: sulla linea di sant’Agostino, per il quale “nasciamo e, <i>di questo</i>, moriamo”, Heidegger starebbe osservando – per usare le sue stesse parole – che “dacché un uomo nasce è abbastanza vecchio per morire”.<br/>
In una seconda prospettiva, ontologico-esistenziale, Heidegger asserisce qualcosa di assai meno ovvio, scontato: che nasciamo “per” morire. Detto in altri termini, il decesso biologico non è solo – come per ogni vivente – <i>la</i> fine, ma <i>il</i> fine. La frase, come nello stile di Heidegger, è volutamente provocatoria e può prestare il fianco a interpretazioni nichilistiche dalle quali ha preso le distanze Hanna Arendt. Nonostante il legame intellettuale e sentimentale che la legava al maestro, infatti, ella ha scritto: «Gli uomini, anche se devono morire, sono nati non per morire ma per incominciare».<br/><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px; margin-top: 30px;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Martin Heidegger" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBt-mVdtqJn4LdGlPFDcEhtPzjFYdQgY_nbcPoMIy7tfU4kzBGWMmyVkFc7ngCNhK-FmuaALEZa0ecHH7dOUNMsg3HNKvB4d13cJFNSI6ocuava7adjKzwxJLbLSU-7bnz9Phpf9KG6uUKnSpe_btBGcxOnkkks0JV7oHIun4Z7d6QA2Uz-mFm6qpQ8I0r/s1600/Filosofia-per-la-vita_Martin-Heidegger.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">Martin Heidegger - Filosofo tedesco (1889-1976)</td></tr></tbody></table><br /></div>
<div style="text-align: justify;">Ma Heidegger non era un nichilista (o, se lo era, non in maniera così smaccata): egli pensava che l’essere umano è congenitamente correlato non al Niente, al <i>Nihil</i>, ma all’Essere, alla Totalità, all’Intero del reale; solo che, a suo convincimento, questo Essere non ha alcuna stabilità, alcuna permanenza. Questo Essere non è Eternità, ma Tempo.<br />
In questo scenario – siamo esseri divenienti radicati in un Essere diveniente – come si potrebbe interpretare allora la sua formula, apparentemente disperata e disperante, per cui esistiamo “per” morire?<br />
Molto probabilmente egli intendeva evidenziare che la morte può essere affrontata come un incidente imprevisto da maledire (è quanto avviene abitualmente per chi non è attrezzato alla riflessione filosofica), ma anche ‘anticipata’ consapevolmente come criterio di orientamento: in questo modo essa può, costruttivamente, illuminare l’esistenza e darle sapore, significato.<br/><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px; margin-top: 30px;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - François Cheng" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZUh1RV1jfJMzgTzpJRxyaOJWrLwyVZc4opkC4MDvc10rx9njxqT9o_YV87EJ1P0kcLe2AXn3peDUZmVHAFnbsp3BawtsVywHpsbNjgAAcIOwFdrfkfJbpZXKOvFW6-EzaU7bZjlJ72T7ra9gFLDKJKg9fZQkF0yb4evg_drKN2Kevz5gifx0rXUCz1M3a/s1600/Filosofia-per-la-vita_F-Cheng.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">François Cheng - Scrittore, poeta, traduttore e calligrafo cinese naturalizzato francese</td></tr></tbody></table><br />Un poeta contemporaneo cino-francese, <b>François Cheng</b>, ha elaborato a modo suo l’intuizione heideggeriana: “Ci viene dunque offerto un mutamento di prospettiva: invece di limitarci a fissare la morte come uno spauracchio, a partire da questo lato della vita, potremo integrare la morte nella nostra visione e guardare la vita a partire dall’altro lato, che è la nostra morte.<br /> In questa posizione, mentre siamo in vita, il nostro orientamento e i nostri atti sarebbero slanci verso la vita” (<b>"Cinque meditazioni sulla morte ovvero sulla vita"</b>, Bollati Boringhieri, Torino 2015, p. 19).<br />
Allora la morte acquista i lineamenti del frutto il quale indica “uno stato di pienezza e, al tempo stesso, il consenso alla fine, alla caduta al suolo” (ivi, p. 22).<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px; margin-top: 30px; margin-bottom: 10px;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Cinque meditazioni sulla morte ovvero sulla vita" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2-616-NxjOH1HdRJp5TdaT1uXVoIXDg86ruh1LP4_oPrtRnd5OMcLzk4iYVvVBZlGK7DRp2mW8wij718uat0t8c8iQHeAo5wBI98JHDs5B_DAOwLy7BBn0CJYaunpvczTu1EtQR6IIp4T_SWOk_HYaqvJbnvddrN7zElS6mPgSJYuTWLHg-eYDdfcFRwG/s1600/Filosofia-per-la-vita_Martin-Cinque-meditazioni-sulla-morte.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">François Cheng, "Cinque meditazioni sulla morte ovvero sulla vita", Bollati Boringhieri, Torino 2015</td></tr></tbody></table><br />Il poeta Rilke ha scritto: “Noi siamo solo la buccia e la foglia. / La grande morte che ognuno ha in sé / è il frutto attorno a cui tutto cambia”.<br /> Cheng, memore delle sue origini orientali, così commenta: “Rilke esprime l’ardente desiderio che la morte di ogni essere sia una morte che appartenga a quello stesso essere, perché nata da lui, come un frutto.<br /> E non manca di constatare, come tutti noi, che se il frutto cade a terra finisce per trovarsi accanto alle radici; fecondando la terra, partecipa del loro potere rigeneratore.<br /> Non dimentichiamo che il frutto in cinese si chiama <i>quo-zi</i>, che significa involucro contenente l’essenza e i semi. Vuol dire anche una forma di compimento e una possibilità di rinascere altrimenti” (ivi, p. 23).<br />Su queste tematiche una sessantina di persone, provenienti da tutta la Penisola, si sono date appuntamento, dal 22 al 28 agosto c.m., presso l’Hotel Milano di Piazzatorre in Val Brembana nell’ambito delle ormai tradizionali “Settimane filosofiche per non... filosofi” (cfr.: <a href="https://vacanze.filosofiche.it" target="_blank">https://vacanze.filosofiche.it</a>).<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px; margin-top: 30px;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2018/01/andarsene-una-meditazione-scomoda-ma.html" target="_blank"><img alt="Augusto Cavadi - Andarsene. Brevi riflessioni sulla morte propria e altrui" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqPK463fC2MLPaXvk-OcvomlKczhRxNPKR-K2ubxUm_qIF2RWZy0fXmQk6qGRb4-_LxJa2yJyCqXQRYLOKgPB3IxcoNXmOTqPvYaumpQUfIFL-wbX4ZDoFwnkItpwtCXoy3LzcsmmGTxak/s1600/Filosofia-per-la-vita_Andarsene_Augusto-Cavadi.png" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">Si consiglia anche: Augusto Cavadi, <a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2018/01/andarsene-una-meditazione-scomoda-ma.html" target="_blank">"Andarsene. Brevi riflessioni sulla morte propria e altrui"</a>. Diogene Multimedia, Bologna 2016</td></tr></tbody></table><br />Un’occasione per riflettere su argomenti che ci inquietano tanto più quanto meno accettiamo di affrontarli da adulti. E per sperimentare quel “dialogo fondato sulla simpatia, disseminato di imprevisti e sorprese”, in cui “chi parla non sa quello che dirà il suo interlocutore; non sa neppure ciò che dirà egli stesso una volta che l’altro si sarà espresso”, così da procedere “passo dopo passo verso l’ignoto della mente, verso la risonanza delle anime, verso un in-finito aperto” (ivi, p. 39).<br />Dunque non un aprire bocca per confutare l’altro, per metterlo in difficoltà, ma per cercare insieme. Nella convinzione “non di avere la Verità, ma di essere <i>nella</i> Verità” (ivi, p. 38). O, per lo meno, nei dintorni.<br />
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</div><br />
<div style="text-align: center;">Augusto Cavadi</div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-33123689957498583732023-06-10T17:40:00.000+02:002023-06-10T17:40:57.539+02:00Felicità: una chimera? Dipende...<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
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<div style="margin: -20px auto 10px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - La felicità secondo Augusto Cavadi" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilpcgxvbNz2O0aQKrCrNBM6SKWZSft0v9thjSbSqyHPCQZ9eX7mzdaXycVG4ZLHIinpmmlX52ftF4S9wMGVSTTVdDkkIMPf0eMziyAen8uF-EzuZU9Zk5edtZxof-OofX-_cFv655OrP7yF23ergrR1iSkHkVg-BdzUvGKm0Kx6gon0FyDfsEG6HDVcw/s1600/Filosofia-per-la-vita_Felici.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">Almeno dal 1776 (anno in cui, nella Costituzione degli Stati Uniti d’America, all’articolo 1, la felicità è stata qualificata come un “diritto innato e inalienabile”), si sono moltiplicati i corsi, i seminari, le conferenze, i manuali su come raggiungere la felicità.<br />
A tanto investimento intellettuale non pare abbiano corrisposto risultati proporzionati. Anzi, per dirla con franchezza: la felicità, negli spazi individuali e ancor più nei collettivi, scarseggia. Che non ci sia, allora, qualche errore d’impostazione?<br />
Innanzitutto, probabilmente, non è azzeccato il vocabolo “diritto”. Esso presuppone logicamente un “dovere”: il diritto di un bambino a essere nutrito é correlato al dovere dei genitori di nutrirlo così come il diritto di un dipendente a un equo salario è correlato al dovere di un datore di lavoro di pagarlo. Ma chi ha il “dovere” di renderci felici? La società, la natura, Dio, la sorte, lo Stato?<br />
Allora dovremmo essere più precisi: ogni essere umano ha il diritto di non essere impedito nella sua ricerca della felicità o, al massimo, <i>di essere favorito nella sua ricerca della felicità</i>.</div><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Felicità" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipe-CLOqaTC8qr_F3IcYDbo6oHWxQbY8LQC2ZkQkjM7blnysrZ0ie-hfOulGe4x5lAQHcwSDUzAJDdfrJzTELQfvaXjqdYlJqkPw4hrSbLHm4H867u6KTzU7vnmoRAVyczc0llL_QqFYW8kiiEhwWw1ELchvUNWzaTMvvpv78PaO43GXhad43lrjyL4w/s1600/Filosofia-per-la-vita_Happiness.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">
La “palla” viene gettata dal campo avversario al nostro: siamo noi che dobbiamo fare i conti con la felicità. E, come primo passo, dobbiamo chiederci che cosa essa sia per noi.<br />
Sulla scia di Aristotele, con discreta approssimazione, la si potrebbe considerare il combinato disposto o – in termini più facili – la somma, di vari fattori:<br />
• una salute discreta (senza malformazioni genetiche né acciacchi sopravvenuti dopo la nascita)<br />
• una condizione economica né misera né molto più alta del necessario (dal momento che la ricchezza, ereditata o raggiunta, va conservata solo a costo di attenzioni, cautele e fatiche)<br />
• un’intelligenza sufficiente a capire le cose essenziali della vita, dunque non puramente astratta ma anche pratica (qualità, osservava con ironia Cartesio, che tutti quanti riceviamo in dote dal momento che ci lamentiamo di essere poco prestanti fisicamente o poco ricchi economicamente, ma mai poco dotati intellettualmente)<br />
• un’esperienza dell’amore erotico proporzionata alla nostra età fisica e mentale (o almeno un ricordo abbastanza vivo e grato di tale esperienza)<br />
• un’esperienza gratificante dell’amore di amicizia: non necessariamente con molte persone (il che sarebbe un po’ sospetto), ma almeno con alcune (a cominciare da qualche membro della famiglia d’origine, dalla compagna, dai figli)<br />
• un’esperienza d’amore di benevolenza gratuita, di auto-donazione senza previsione, né ancor meno pretesa, di ricambio...<br /></div><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Augusto Cavadi e la Felicità" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqmBtlKZ1YxOG0YMQyaQvPABx-Zk9JBkANfZyD6uMuric8_5B8a7RMTsWkyOkvzHxlxrWMZhrHtKmFrHs3g35WHkxb0PG8IKngel4eFNCMMHOxuifT50LaND5o-6cRquOBG56ug9nchZiDYIys_cgXzuprzMIeqaDCGUQkAmWgMbGu-9Ph20CnoOSmsg/s1600/Filosofia-per-la-vita_Vivere-Felici.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ebbene se la felicità fosse – come suppongo – la sommatoria di questi elementi, chi può essere così ingenuo da supporre che dipenda da noi raggiungerla o meno?<br />
Dovremmo essere più realistici e più modesti: la felicità – quegli sprazzi di felicità che possiamo sperimentare in questa vita travagliata, costellata da tante sofferenze nostre o altrui (quelle altrui possono non scalfire la nostra solo se siamo davvero insensibili come pietre) – può solo sorprenderci: non è la méta certa di un nostro procedere retto.<br />
Allora direi che sia più saggio perseguire non tanto direttamente la felicità, bensì la condizione esistenziale di essere <i>in grado di accoglierla</i> nel caso in cui essa – per una molteplicità di fattori quasi tutti indipendenti da noi – voglia visitarci, sia pure parzialmente ed episodicamente.<br /></div><br /><br />
<div style="text-align: center;">Augusto Cavadi</div>
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<hr size="1" />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12px; text-align: justify;"><i>Illustrazioni di <a href="https://jazlange.com/" target="_blank">Alex Rokita</a></i></span></div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-83387036541014977712023-05-09T13:14:00.001+02:002023-05-10T10:54:45.050+02:00Filosofia innanzitutto<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
<br />
<div style="margin: -20px auto 10px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Maggio, mese della Consulenza Filosofica" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcFxMHF-LHDVd7TDyhxjRXEV9JdnLUXUEer1ETrbY0RuJkVKPGOYLMumF_8chMb5zK0pnIucjgGTGoEfGTvr5_uEEBwp5xbwiVKX0fQDYLmFNLjAT7yORywHx0eE3hOUbD5Uo71J0Qu1OKfnvBsU86YgWwx9vViGfFB59PPqMtkkaZU45IO-PjmO-MEQ/s1600/Filosofia-per-la-vita_Mag2023.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">Cosa sarebbe l'umanità senza la filosofia, delle sue chiavi di lettura e di conoscenza del senso dell'esistenza?<br />
La vita è complicata (perfino in aree del pianeta per molti versi privilegiate come la nostra). Quattro occhi l'osservano meglio di due.<br />
Ecco perché è del tutto comprensibile il desiderio di confrontarsi con qualcun altro di fronte ai bivi dell'esistenza: accetto un'insperata offerta di lavoro meno gratificante, ma più remunerativo, del mio attuale? Ricorro a una fecondazione eterologa anche se non vivo in coppia stabile? Accondiscendo alla richiesta di un genitore anziano e malato che invoca l'eutanasia o faccio di tutto per dissuaderlo?<br />
Chi appartiene a un'organizzazione religiosa in casi simili bussa alle porte di un prete o di un rabbino o di un imam. Chi è più "laico" – o comunque preferisce affidarsi a professionisti qualificati – bussa alla porta di uno studio di psicoterapia. Qualche altro, più fortunato, ha un amico saggio e fidato cui chiedere consiglio.<br />
In tutti questi casi c'è la probabilità – che é un pò rischio e un pò speranza – di aspettarsi un sostegno, un conforto, un'indicazione illuminante: un aiuto, insomma, dall'esterno che riduca, o azzeri, la nostra fatica di riflettere e di decidere. Alcuni pastori d'anime, alcuni psicoterapeuti, alcuni amici assecondano le nostre aspettative di questo genere; altri, anche a rischio di deludere, si limitano a giocare a ping pong, restituendoci la pallina per non renderci inattivi, passivi.</div><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Augusto Cavadi e la Consulenza Filosofica" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJO4IoJ6Agdqg_Og_TZbTsf4gQw-zPSj-5JOO9vkFR6MXNUw2XudQEu5xGRcZUF6tI1jS4pKrFq6A2NB_ZlI8w1noonuBf58TFGuWEB_j8WvmMJCpcqJqR37xfWzYTEUcaRwa7P1E1Ke9fRHIxKbth9Jp6E7fVOm7G6Eur28pESHzqQ7aImo9q37SfbQ/s1600/Filosofia-per-la-vita_Consulenza-Filosofica.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">
Chi non ha timore di questo rimando – e vuol essere sicuro di non incontrare né padri né maestri né terapeuti né somministratori di consigli – può rivolgersi, direttamente, a un filosofo. Più precisamente a uno di quei filosofi che coltivano la propensione e l'attitudine a dialogare con interlocutori desiderosi di essere aiutati a pensare, e a decidere, con la propria testa.<br />
Filosofi di questo genere, da Socrate a oggi, ne sono sempre esistiti, ma solo da una quarantina di anni si sono organizzati professionalmente per darsi una propria visibilità pubblica. In Germania, e poi nelle diverse nazioni del mondo in cui sono nate tali organizzazioni, essi hanno scelto di denominare in varie maniere questa professione così antica e così nuova: <i>Philosophische Praxis, Philosophy Practice, Philosophical counseling, Filosofia in pratica...</i><br />
In Italia ha finito col prevalere una denominazione – "Consulenza filosofica" – non priva di pericoli dal momento che rischia di essere identificata con una delle tante declinazioni del Counseling (psicologico, pedagogico, giuridico etc.).<br />
Cos'è in concreto la CF? Come si svolge un colloquio fra il filosofo consulente e il suo consultante (che ovviamente può benissimo essere del tutto asciutto in storia della filosofia)? La maggiore associazione professionale italiana, <a href="https://www.phronesis-cf.com/" target="_blank"><b>"Phronesis"</b></a>, che non è una società privata ma l'unica associazione professionale di consulenti filosofici riconosciuta in Italia dal Ministero del Lavoro, offre, proprio in questo mese di maggio, la possibilità di chiedere un appuntamento a titolo sperimentale a uno dei suoi soci distribuiti nelle varie regioni del Paese: basta cercare nell'<a href="https://www.phronesis-cf.com/maggio-2023-mese-della-consulenza-filosofica/" target="_blank">elenco <i>online</i></a>.<br />
Medici, farmaci, terapie scientifiche preservano il corpo, la filosofia cura e guarisce la mente che a sua volta è la prima vera salvaguardia fisica.</div><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><a href="https://www.phronesis-cf.com/" target="_blank"><img alt="Filosofia per la vita - Phronesis" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhosjU7rn9kdIUxQD1w5ZOtjznLscPUZoH-M7pNXYXlMMJQITZ17EVYksVuixnvXlKKnlUlwI3vcg44_k2xi33K_9muVmlgSZssNAd7Vm_wFUj5v7rw5CxrpYPcJ1QhPHs-iEkkGK4uZ9wo7sHpfsuPrRfMEM5heUGFP7rQami_momyhPMgKkc30D5U0w/s1600/Filosofia-per-la-vita_Phronesis_Mag2023.jpg" width="95%" /></a></div><br />
<div style="text-align: center;">Augusto Cavadi</div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-6266245972100384942023-03-29T13:07:00.001+02:002023-03-29T13:07:30.614+02:00"Liberare la Tenerezza": Marola (RE), 5-6-7 Maggio 2023<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
<div style="text-align: center;">
<img alt="Filosofia per la vita: weekend di incontri a Marola (RE) Maggio 2023" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnDAEOtSpx1w2xY2TXsGmObmFA4DDophkxCTms0iUZyNqo_ygbf0nLjRNpxKNwnsO_CnEAcz0Sit0nMbzJnCXvXUjuma8SiCP9jX8_SB8_CWPA9pMd4Yc7ha68Qv4gwv7i3yRm1NWMhtvUrIZa5JE0_PLb44IAn7suvDqXXmT-DTa45SkzGW2dln0arg/s1600/Filosofia-per-la-vita_Liberare-la-tenerezza_Marola2023.jpg" width="95%" /></div>
<br />
<div style="text-align: center;"><span style="color: #000073">
<b>L'Associazione "Liberare l'Uomo" di Treviso</span><br /><br />organizza<br /><br /></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #8a0000; font-size: 30px;">"Liberare la Tenerezza"</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b>Weekend di incontro in presenza</b></div>
<div style="text-align: center;">
<b>• Marola (Reggio Emilia) •</b></div>
<div style="text-align: center;">
<b>Da Venerdì 5 a Domenica 7 Maggio 2023</b></div>
<br />
<hr noshade="" size="2" width="60%" />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #000073"><b>PRESENTAZIONE</b></div></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Questo incontro in presenza non è direttamente rivolto alla ricerca di senso in modalità concettuale, ma vuole scendere nel concreto, nell'esperienza, nella prassi operativa della vita, per mettere a fuoco e in certo modo 'liberare' la Tenerezza, una delle più straordinarie realtà umanizzanti a nostra disposizione.<br />
Un gruppo di amici esperti ci accompagnerà in questo percorso di riscoperta delle nostre potenzialità umane di relazione attraverso il corpo e l'empatia.<br />
<br />
<b><a href="https://www.augustocavadi.com/">• Augusto Cavadi</a></b> - docente e filosofo<br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/search/label/Fabio%20Bonaf%C3%A9" target="_blank">• Fabio Bonafè</a></b> - docente e formatore<br />
<b>• Rossana Monica</b> - formatrice comunicazione empatica*<br />
<br />
<i>In collegamento online:</i><br />
<b>• Lidia Maggi</b> - biblista e pastora battista<br />
<b>• Annamaria Corallo</b> - teologa e biblista**<br />
<br /><span style="font-size: 13px;">
(*) formatrice certificata di comunicazione non violenta e docente di scuola primaria. (Parma)<br />
(**) docente incaricata presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, cattedra di Nuovo Testamento. (Benevento)</span><br />
</div>
<br />
<hr noshade="" size="2" width="60%" />
<br />
<div style="text-align: justify;"><i>
<b><span style="color: #8a0000">«Non c'è altra via di umanizzazione per il tempo presente e futuro: la forma rivoluzionaria della tenerezza e dell'affetto corrisponde alla via sovrana per una nuova ecologia umana, sensibile alle mani, alle facce, alle voci e ai corpi nella loro irriducibile singolarità e verità».</span></b><br />
<br />
Credo che la tenerezza abbia qualcosa di originario, di profondamente umano perché tocca le corde più sensibili di quello che noi siamo. Per quale motivo? Perché noi veniamo da lì, cioè da gesti di tenerezza: nel momento in cui siamo venuti al mondo, se non fossimo stati accolti da mani e da gesti di tenerezza, noi al mondo non saremmo rimasti. Così io penso che soltanto gesti di tenerezza ci possono mantenere al mondo in modo essenzialmente umano.<br />
Se nella lingua della tenerezza originaria veniamo al mondo, soltanto grazie alla lingua della tenerezza ordinaria possiamo continuare ad abitarlo e a generarlo in modo umano.<br />
La tenerezza è un tempo di grazia, un tempo che non è il prodotto del nostro operare e del nostro fare.<br />
E' un tempo donato, un tempo in cui noi assumiamo un atteggiamento quasi di disarmo nei confronti del mondo, in cui non ci crediamo produttori di noi stessi e del tutto. Questo per me è il tempo della tenerezza, dell'inoperosità, dell'improduttività, ma che è assolutamente creativo e assolutamente gioioso.<br />
La tenerezza ha a che fare con la costruzione di un nuovo mondo comune, di un nuovo mondo semplicemente più umano.<br />
In una sorta di dinamismo generativo che dona fisicità agli incontri e agli scambi fra i soggetti, il reciproco 'toccarsi, intenerirsi e affezionarsi corrisponde a una reciproca donazione di senso, in cui ciascuno lascia la propria impronta sul corpo e sull'anima dell'altro. Precisamente grazie a tale flusso molecolare di affetti e di sensibilità sociali, che si trasmette come per travaso di corpo in corpo, di contatto in contatto, si costruisce un mondo comune. Ogni soggetto stabilisce, grazie alle sue capacità di affezionarsi e di affezionare, le traiettorie possibili di tale "divenire materiale" del senso, nella tessitura delle sue infinite relazioni vitali.<br />
Ciò che oggi appare decisivo è la messa in atto di una capacità gioiosa di costruzione collettiva, che possa generare una politica del comune. Perché la politica è innanzitutto costruzione del senso, e non semplicemente del consenso, e il senso è ciò che fa tirare un sospiro di sollievo, che spalanca una finestra, che fa vedere nuove possibilità nello stato delle cose. L'alternativa è una condizione di stasi e di chiusura emotiva come elemento chiave dei dispositivi di potere e dei regimi autoritari, che detestano ogni forma di tenerezza e mettono in atto meccanismi di controllo tesi alla separazione dei soggetti e all'inibizione di una circolazione libera e critica degli affetti.<br />
"La tenerezza è una professione di fede nella persistenza di ciò che sembra valere poco, in quanto destinato a svanire: un giorno di festa, un gioco, un incontro gentile, l'essere chiamati per nome.<br />
E' nei passaggi della tenerezza che il mondo si fa effettivamente vivibile e finalmente leggibile.<br />
E' nella grazia sottile di un gesto ... che si aprono mondi di significati destinati a durare e a tenerci in vita ancora un po'. Tali gesti della tenerezza sono come tracce minime e luminose sullo sfondo del buio che cala sulle metropoli dell'Occidente e la sola possibilità di una speranza per tutti".</i> <br />
<br />(Isabella Guanzini, "Tenerezza, la rivoluzione del potere gentile", 2017, Ponte alle Grazie - MI).
</div>
<br />
<hr noshade="" size="2" width="60%" />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #000073"><b>PROGRAMMA</b></div></span>
<br />
<span style="color: #000073"><b>Venerdì 5 Maggio</b></span><br />
<table border="0" cellpadding="3" cellspacing="0" style="line-height: 1em; width: 100%;"><tbody>
<tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 17,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Arrivo.</b> Marola di Carpineti (Reggio Emilia), "Centro Diocesano di Spiritualità e Cultura", Via Pietro Fornaciari Chittoni, fraz. Marola, 42033 Carpineti (RE).<br /><b>Accoglienza e sistemazione nelle camere.</b> Associazione Liberare l'Uomo e responsabili Casa di ospitalità.</td> </tr>
<tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 18,30 – 19,15:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Introduzione al weekend e presentazione dei partecipanti.</b> Associazione Liberare l'Uomo e Fabio Bonafè.</td> </tr>
<tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 19,30 - 20,30:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Cena.</b></td> </tr>
<tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 21,00 - 22,30:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Liberare la Tenerezza.</b> Annamaria Corallo in collegamento via Zoom.</td> </tr>
</tbody></table>
<br />
<span style="color: #000073"><b>Sabato 6 Maggio</b></span><br />
<table border="0" cellpadding="3" cellspacing="0" style="line-height: 1em; width: 100%;"><tbody>
<tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 07,45:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Meditazione 'seduta'.</b> Roberta Conci e Associazione Liberare l'Uomo.</td> </tr>
<tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 08,30 - 09,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Colazione.</b></td> </tr>
<tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 09,30 - 10,30:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>La tenerezza in tempi difficili.</b> Fabio Bonafè.</td> </tr><tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 10,30 - 10,45:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Pausa / Coffee Break.</b></td> </tr><tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 10,45 - 12,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Grembi. Per una tenerezza generativa.</b> Lidia Maggi in collegamento via Zoom. Segue dalle 12,00 dibattito in plenaria.</td> </tr><tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 13,00 - 14,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Pranzo.</b></td><tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 15,15 - 16,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Passeggiata meditativo-filosofica.</b> Augusto Cavadi.</td><tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 16,00 - 17,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Comuni errori di comunicazione.</b> Fabio Bonafè.</td><tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 17,00 - 17,15:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Pausa / Coffee break.</b></td><tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 17,15 - 18,30:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>La tenerezza, distintivo del maschio alternativo.</b> Augusto Cavadi.</td><tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 19,30 - 20,30:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Cena.</b></td></tr><tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 21,00 - 22,45:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>La tenerezza e la sua forza. La dimensione "politica" e attiva della tenerezza.</b> Dibattito a più voci con Augusto Cavadi e Fabio Bonafè.</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<span style="color: #000073"><b>Domenica 7 Maggio</b><br /></span>
<table border="0" cellpadding="3" cellspacing="0" style="line-height: 1em; width: 100%;"><tbody>
<tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 07,45:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Meditazione 'seduta'.</b> Roberta Conci e Associazione Liberare l'Uomo.</td> </tr>
<tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 08,30 - 09,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Colazione.</b></td> </tr>
<tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 09,15 - 10,30:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Introduzione alla comunicazione empatica <i>(prima parte)</i>.</b> Rossana Monica.</td> </tr>
<tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 10,30 - 10,45:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Pausa / Coffee Break.</b></td> </tr>
<tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 10,45 - 12,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Introduzione alla comunicazione empatica <i>(seconda parte)</i>.</b> Rossana Monica.</td> </tr>
<tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 12,15 - 13,15:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Celebrazione.</b> Associazione Liberare l'Uomo e tutti voi: saluti a chi è in partenza e un arrivederci...</td> </tr><tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 13,30 - 14,30:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Pranzo.</b></td> </tr><tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 14,30:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Saluti, arrivederci e partenza.</b></td> </tr>
</tbody></table><br />
<span style="color: #8a0000"><b>Martedì 9 Maggio (online)</b></span><br />
<table border="0" cellpadding="3" cellspacing="0" style="line-height: 1em; width: 100%;"><tbody>
<tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 21,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Bilancio del weekend condiviso e appuntamenti futuri.</b> Associazione Liberare l'Uomo e partecipanti al weekend, in collegamento online via Zoom.</td> </tr>
</tbody></table><br />
<br />
<hr noshade="" size="2" width="60%" />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #000073"><b>ISCRIZIONE E NOTE PRATICHE</b></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;"><b>Per la partecipazione all'incontro si richiede a ciascuno l'invio di un Modulo di Iscrizione e il successivo versamento di un Contributo di Partecipazione di € 30,00 a persona (€ 40,00 a coppia per chi vi partecipa in due).</b><br /><br />Per iscriversi al weekend occorre innanzitutto compilare individualmente il <b><a href="https://www.liberareluomo.it/marola2023" target="_blank">Modulo di Iscrizione</a></b> online (uno per ogni persona che vuole partecipare), raggiungibile al seguente link: <b><a href="https://www.liberareluomo.it/marola2023" target="_blank">www.liberareluomo.it/marola2023</a></b></div><br />
<div style="text-align: justify;">E' necessario poi attendere una nostra mail di accettazione all'iscrizione (dobbiamo tener conto che la struttura che ci ospita dispone di circa 70 posti e che si procede in ordine di iscrizione...).<br />
Ricevuta una risposta positiva bisogna perfezionare l'iscrizione con un versamento del <b>"Contributo di Partecipazione"</b> di € 30,00 a persona (o di € 40,00 la coppia), tramite bonifico bancario sul C/C dell'Associazione Liberare l'Uomo. <b>IBAN: IT 68 G 03069 12070 100 000 001 285</b><br />
Banca Intesa San Paolo - Filiale 50394 Treviso - Viale IV Novembre, 82/C - 31100 Treviso.
</div><br />
<div style="text-align: justify;"><b>STRUTTURA OSPITANTE: Centro Diocesano di Spiritualità e Cultura - Diocesi di Reggio Emilia.</b>
Via Pietro Fornaciari Chittoni, fraz. Marola - 42033 Carpineti (RE). Tel. +39 0522 813127 - Email: info@seminariodimarola.it - Website: www.seminariodimarola.it
</div><br />
<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="250" src="https://www.google.com/maps/embed?pb=!1m14!1m8!1m3!1d11386.798877879595!2d10.4924882!3d44.4803275!3m2!1i1024!2i768!4f13.1!3m3!1m2!1s0x12d5530772191107%3A0xdd9f0731ccbb60cc!2sSeminario%20di%20Marola%20-%20Centro%20Diocesano%20di%20Spiritualit%C3%A0%20e%20cultura!5e0!3m2!1sit!2sit!4v1680040583541!5m2!1sit!2sit" style="border: 0;" width="100%"></iframe></div>
<br />
<div style="text-align: justify;"><b>Pensione completa. Costi a persona:</b><br />• in camera singola o doppia con bagno € 60,00 a notte<br />
• solo pernottamento e colazione € 35,00<br />
• pasti aggiuntivi € 20,00</div><br />
<div style="text-align: justify;">
<b>Altre informazioni:</b><br />
• Arrivo Venerdì 5 Maggio alle ore 17.<br />
• Biancheria letto e bagno comprese.<br />
• I menu di pranzi e cene non saranno alla carta, ma proposti dalla Casa.<br />
• Per usufruire di un menu alternativo per celiaci o per altre intolleranze alimentari occorre segnalare (con un'apposita email, e sul modulo d'iscrizione) e concordare in anticipo con l'organizzazione che sentirà la struttura ospitante.<br />
<br /><b>Il pagamento dovrà essere effettuato autonomamente presso la struttura ospitante.</b><br /></div>
<br />
<hr noshade="" size="2" width="60%" />
<br />
<div style="text-align: center;">
Per ulteriori informazioni rivolgersi ai recapiti dell'Associazione. <br />Cell.: 338 1104831 <br />org.liberare@gmail.com <br />www.liberareluomo.it<br />
<br /></div>
<div style="text-align: center;"><span style="color: #000073"><b>Auguriamo a tutti i partecipanti un buon weekend e una crescente e rinnovata umanità!</b></span><br />
<br />
L'Associazione Liberare l'Uomo
</div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-60204949710801789782023-03-16T20:13:00.000+01:002023-03-16T20:13:14.438+01:00Liberi di scegliere? Se il cervello non ci inganna<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
<br />
<div style="margin: -20px auto 10px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Augusto Cavadi e Arnaldo Benini" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyDVPNKB5y0rx4e0GNmmv9SD-rz3rsNUHaM_K-d8qdk0pwtoQbDLP8JWULdUMgFYWgPywsf9hv_5-otI2sxy5KSyXRAD9JwnOEULW8Q9PuqjHjUyLzY2_9rKb7DiO1sQCErMrcNv57rvOjkXktQero30P7m8OR4H9Rc3e9nlKZUCQuotST498lzIRYPg/s1600/Filosofia-per-la-vita_Liberta-di-scelta_Augusto-Cavadi.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">Gli esseri umani siamo dei soggetti liberi, e dunque responsabili delle nostre azioni, o punti terminali di meccanismi, a noi ignoti, infinitamente più potenti (la Natura, il Destino, Dio, gli Dei...)?
<br />La questione è ormai plurimillenaria e le risposte si distribuiscono, quasi equamente, fra i sostenitori dell'una e dell'altra tesi.<br /><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px; margin-top: 30px;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Neurobiologia della volontà - Arnaldo Benini" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDlgMYrwvvllOZ4gJDbIa4dZ1AXc4VcDTFC0ar23exZf-tjQXaLdRiE30GolTZT6HswgJvsVrwBK3CsqxNunqUAD5fofUhI6q--ovzYndiOh4UlNfoA8sBYy0GccQrgsE-Po2IIZ2l6agNdLqgoDNyi10n3AbKtdRb-r2CG47-HpzauxLg2cTNd7BsBQ/s1600/Filosofia-per-la-vita_Neurobiologia-della-volonta_A-Benini.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">Arnaldo Benini, "Neurobiologia della volontà", Raffaello Cortina Editore, Milano 2022</td></tr></tbody></table><br />Sinora ne hanno disputato soprattutto filosofi, teologi, letterati e – da poco più di un secolo – psicologi. <br />Da alcuni decenni sono entrati nel dibattito, attrezzati con solidi strumenti d'indagine, anche gli scienziati, in particolare i neurobiologi.
<br />Un quadro dello stato attuale della ricerca, abbastanza ricco e certamente accessibile anche ai profani, è offerto dal neurologo e neurochirurgo Arnaldo Benini nel suo <b>"Neurobiologia della volontà"</b>, Raffaello Cortina Editore, Milano 2022.<br /><br />L'autore, pur senza tacere riserve e obiezioni, sembra propendere decisamente per la tesi centrale del libro: l'evoluzione avrebbe consentito l'emergere, nello stesso organo (il cervello) di "due meccanismi con effetti opposti" (p. 95). Da una parte, infatti, il nostro comportamento non è davvero "nostro", ma effetto di "diversi meccanismi genetici, inconsci, nervosi, cognitivi, emotivi, sociali e della memoria" (p. 93), e ciò è confermato dagli esperimenti attestanti che siamo "coscienti di quel che si farà o penserà solo <i>dopo</i> che ciò è stato avviato inconsciamente dai meccanismi elettrochimici del parenchima cerebrale" (p. 94); dall'altra parte, però, avvertiamo l'invincibile sensazione che "ciò non sia vero", che "fra ciò che si pensa e ciò che si fa esista un nesso causale rigoroso" e che, dunque, siamo "la sola causa del nostro comportamento" (ivi).<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px; margin-top: 30px;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Metamorfosi - Arnaldo Benini" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPmKAqvYoZijd3U3ACVgw0rAnGne03ktPRUf0F8ToYBMo2yOT79fS4JvAJcaU8Qs9y3gE_t_44nysKl6Qt10zCR_CEpu_GTnQoFhkdKDWWrTs-VoL6HVmCCQXwFhpHHr3oHCYpHU98NR-6cU-H3LYo1JKhiLTm0OwbSL6D9j_NmuGOMabNJLZ-oG-23g/s1600/Filosofia-per-la-vita_Arnaldo-Benini.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">Arnaldo Benini, docente di neurochirurgia e neurologia all'Università di Zurigo</td></tr></tbody></table><br />Benini suggerisce anche qualche ipotesi che spieghi questa specie di scherzo dell'evoluzione. Se gli umani sapessimo per evidenza ciò che la neurobiologia sembra attestare sperimentalmente – che cioè non facciamo ciò che vogliamo ma vogliamo ciò che "meccanismi fisico-chimici" (p. 95) ci costringono a fare – saremmo stati indotti, già da millenni, alla disperazione e al suicidio collettivo. Da qui l'azione anonima di un "meccanismo nervoso" che, in tutti "i cervelli umani", produce l'illusione fortissima di essere dotati di una "libera volontà" (ivi), senza la quale non avrebbero potuto innescarsi "i meccanismi della fede religiosa e della certezza della sopravvivenza" (p. 96).<br /><br />
Quali considerazioni suggerisce, alla fine, questo saggio documentato e provocatorio?<br />
Innanzitutto che i filosofi devono rassegnarsi a imparare dagli scienziati quali sono i dati acquisiti e quali i dati problematici offerti dall'esperienza. La scienza, insufficiente a capire il mondo, è però necessaria. Scavalcarla sarebbe impossibile come per un aereo che volesse <i>bypassare</i> ogni pista di decollo.
Ciò posto, la filosofia (o, equivalentemente, il buon senso criticamente elaborato) può chiedere al neurobiologo come mai ci sono casi – nella vita quotidiana – di ripensamento drastico. Non sono io a decidere di accendere una sigaretta, ma i meccanismi cerebrali inconsci; ma se, appena l'accendo, penso di spegnerla e la spengo effettivamente, sono ancora essi che hanno virato bruscamente e compiuto una "inversione a U"?
Probabilmente Benini risponde in anticipo a obiezioni di questo genere tutte le volte che ribadisce: "rimane il dubbio" se l'"attività nervosa precoce" registrabile nel cervello prima di compiere un atto e di averne coscienza sia "la causa di quel che avverrà o un evento elettrico d’accompagnamento" (p. 118).<br /><br />
E ancora: ammesso che gli esseri umani siamo stati dotati di "lobi prefrontali" – grazie ai quali soltanto abbiamo acquistato "l'autocoscienza" (p. 96) – circa "un milione e trecentomila anni or sono" (p. 95) – per virtù di una selezione naturale operata dall'incrocio "dell'ambiente e delle circostanze della vita" (ivi), bisogna riconoscere che si è trattato di un risultato statisticamente altamente improbabile e che "ancor oggi non si sa assolutamente nulla di come un fenomeno elettrochimico del parenchima cerebrale diventi un evento della coscienza" (p. 120). <br /><br />Si può dire che ci vuole, almeno in questa fase della ricerca umana, una buona dose di "fede" per supporre che siamo frutto "miracoloso" delle nozze fra "il caso e la necessità" (Monod)? E che dunque – pur escluse le versioni ingenue e antropomorfiche, di genere mitologico – non sia saggio escludere altresì ogni possibile ipotesi che le cose si siano svolte "secondo un piano prestabilito" (p. 95) o, meglio ancora, secondo un piano che si è andato svolgendo creativamente (come proposto da Henry Bergson)?
"La mente non riesce a raggiungere la verità dei suoi meccanismi. La passione delusa per la ricerca durerà ancora a lungo. Si studia la neurobiologia della volontà senza l’illusione di poterne spiegare la natura" (p. 114): questo testo di elevata divulgazione scientifica meriterebbe di essere letto anche se servisse solo a farci capire questa asserzione così intellettualmente onesta.<br />
<br />
</div><br />
<div style="text-align: center;">Augusto Cavadi</div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-13261631522038765372023-02-14T17:22:00.000+01:002023-02-14T17:22:04.912+01:00Dal Benessere al Ben-Essere: week-end filosofico per non-filosofi (di professione) - 1/4 Giugno 2023 - Gibilrossa (PA)<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
<div style="text-align: center;">
<img alt="Filosofia per la vita: week-end filosofico a Gibilrossa (PA) Giugno 2023" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_0fbcWFVsKmu7d367_zas4sahjWGeITtpgw939B1e22wtZe0J7MHNhlGBvnnLmCVsMN62BjhsGFbxzXRngYDcGv6ZtID9AGaMM7deKcY4sZV35lE-vxQORA9EskczxEIVcH8e7ihLH0OLBEMzWjJI6Ye4gLp7dHyKvSd9v7R3EqJRCUqu-U2njDTRjQ/s1600/Filosofia-per-la-vita_Benessere2023.jpg" width="95%" /></div>
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<div style="text-align: center;"><span style="color: #000073">
<b>Scuola di formazione etico-politica "Giovanni Falcone"<br />Associazione di volontariato no-profit - Palermo</span><br /><br />organizza<br /><br /></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #000073; font-size: 28px;">"Dal Benessere al Ben-Essere"</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b>Lungo week-end filosofico per non-filosofi (di professione)</b></div>
<div style="text-align: center;">
<b>• Gibilrossa (Palermo) •</b></div>
<div style="text-align: center;">
<b>Da Giovedì 1 a Domenica 4 Giugno 2023</b></div>
<br />
<hr noshade="" size="2" width="60%" />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #000073"><b>PROGRAMMA</b></div></span>
<br />
<b>Giovedì 1 Giugno</b><br />
<table border="0" cellpadding="3" cellspacing="0" style="line-height: 1em; width: 100%;"><tbody>
<tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 17,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Accoglienza e sistemazione.</b></td> </tr>
<tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 18,00 – 19,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Passeggiata filosofica</b> con <a href="http://www.augustocavadi.com/" target="_blank">Augusto Cavadi</a>.</td> </tr>
<tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 20,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Cena sociale*</b></td> </tr>
<tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 21,30:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>"La danza e l'emersione della coscienza".</b> Conduce Barbara Crescimanno.</td> </tr>
</tbody></table>
<br />
<b>Venerdì 2 Giugno</b><br />
<table border="0" cellpadding="3" cellspacing="0" style="line-height: 1em; width: 100%;"><tbody>
<tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 10,00 – 12,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>"La contraddizione come condizione dell'esistenza"</b>, conversazione con Giorgio Gagliano.</td> </tr>
<tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 13,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Pranzo sociale*</b></td> </tr>
<tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 16,30 - 18,30:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Bagno sonoro</b>. Conduce Stefano Maltese.</td> </tr><tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 20,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Cena sociale*</b></td> </tr><tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 21,30:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>"Figli delle stelle"</b>. Conduce Jan Mariscalco.</td> </tr>
</tbody></table>
<br />
<b>Sabato 3 Giugno</b><br />
<table border="0" cellpadding="3" cellspacing="0" style="line-height: 1em; width: 100%;"><tbody>
<tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 10,00 – 12,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>"E' possibile vivere nel presente?"</b>, conversazione con Giuseppe La Face.</td> </tr><tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 13,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Pranzo sociale*</b></td> </tr><tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 16,30 - 18,30:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Cerchio tematico</b> guidato da Giuseppe La Face.</td> </tr>
<tr> <td valign="top"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 20,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Cena sociale*</b></td> </tr><tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 21,30:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>Concerto</b>. Pino Tiranno, Tiziano Jesus Tiranno (piano); Giorgio Gagliano (violino).</td> </tr>
</tbody></table>
<br />
<b>Domenica 4 Giugno</b><br />
<table border="0" cellpadding="3" cellspacing="0" style="line-height: 1em; width: 100%;"><tbody>
<tr> <td valign="top" width="144px"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: 13px;"><b>Ore 10,00 – 12,00:</b></span></td> <td align="justify" valign="top"><b>"Sono pronto ad ospitare sprazzi di felicità, se arrivassero in dono dalla Vita?"</b>, conversazione di gruppo introdotta e moderata da Augusto Cavadi.</td> </tr>
</tbody></table>
<br /><br />
<hr noshade="" size="2" width="60%" />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #000073"><b>NOTE TECNICHE</b></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;"><b>Tutte le attività si svolgeranno a Gibilrossa (PA), presso via dei Picciotti n.8.</b></div><br />
<div style="text-align: justify;"><b>Viabilità -</b> Poiché la strada da Palermo a Gibilrossa via Ciaculli è interrotta, bisogna passare da Misilmeri (da cui Gibilrossa dista circa 15 minuti di auto).</div><br />
<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="250" src="https://www.google.com/maps/embed?pb=!1m18!1m12!1m3!1d5399.216012186849!2d13.425129354052775!3d38.056382161995366!2m3!1f0!2f0!3f0!3m2!1i1024!2i768!4f13.1!3m3!1m2!1s0x1319e4c7e6a2476f%3A0x5cbd5e11c01b8b45!2sVia%20dei%20Picciotti%2C%2090036%20Gibilrossa%20II%20PA!5e0!3m2!1sit!2sit!4v1676389375397!5m2!1sit!2sit" style="border: 0;" width="100%"></iframe></div>
<br />
<div style="text-align: justify;"><b>Quota d'iscrizione -</b> 10 euro per ogni giorno (30 euro il pacchetto completo di 4 gg.). Gratis per gli under 30.</div><br />
<div style="text-align: justify;"><b>(*) Vitto -</b> E' possibile portare il pranzo o la cena al sacco, oppure condividere il pasto con il gruppo: prima colazione 5 euro, pranzo 15 euro, cena 15 euro. Tutti i pasti sono vegetariani nel rispetto degli animali e del Pianeta. E' gradita la prenotazione almeno 24h prima (comunicando anche eventuali allergie).</div><br />
<div style="text-align: justify;"><b>DOVE DORMIRE</b><br /><b>• <u>E' possibile soggiornare presso la casa dove si svolgeranno le riunioni</u>,</b> per informazioni e prenotazioni contattare Federica - Cell.: 331 2815442 - Email: federica.mantero@gmail.com<br />
<b>• <u>Soggiorno da Gloria "Gibilrossa BeeHill"</u></b><br />
<b>SUPERCONSIGLIATO (a meno di 5 minuti a piedi dal luogo delle riunioni).</b><br />
Cell.: 320 9042508 - Email: beeclaireguesthouse@gmail.com<br />
1° appartamento: 1 matrimoniale (di passaggio) + 1 matrimoniale con unico bagno condiviso (120 euro per l'intero appartamento).<br />
2° appartamento: 1 singola (di passaggio) + 1 matrimoniale con unico bagno condiviso (70 euro per l'intero appartamento).<br />
<b>• <u>Hotel Miravalle**</u></b><br />
<b>(a meno di 10 minuti in auto dal luogo delle riunioni).</b><br />
Tel.: 091 8722788<br />
Camera singola con prima colazione 50 euro.<br />
Camera matrimoniale o doppia con prima colazione 60 euro.<br />
Camera tripla 75 euro.<br /><br />
<span style="color: #000073"><b>Per qualsiasi ulteriore informazione contattare i seguenti recapiti:</b></span><br />• Augusto - Cell.: 338 4907853 - Email: a.cavadi@libero.it<br />• Federica - Cell.: 331 2815442 - Email: federica.mantero@gmail.com
</div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-47104464269814342572023-02-03T16:58:00.003+01:002023-02-03T16:58:52.739+01:00ChatGPT e Corpi viventi<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Anna Colaiacovo •</span></div><br />
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<div style="margin: -20px auto 10px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - ChatGPT" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIxDCv4r9q-3ckBzb6lTXYX5DoZ6lEVCCZj0hSFwTNj34jyixvUDtYDYFNyRy4qNIocC5OV_9joG8zwLz9JGC6O14dyYc-NFl_T6gmp6Ne8hTnsP99WVne2uSTSwcG78gWD962ygl095wHUpWLSZjRg4CWCwFOb_X13PFopkM98RfNelwIXMRYEu7CTg/s1600/Filosofia-per-la-vita_Intelligenza-Artificiale.jpg" width="95%" /></div><br />
<div style="text-align: justify;">Si parla molto in questi giorni di ChatGPT, un software sviluppato da OpenAI che rappresenta l’ultima frontiera nel campo dell’intelligenza artificiale. È veloce, potente e attinge a uno straordinario database di informazioni che seleziona grazie ad algoritmi. É in grado di scrivere testi e di rispondere in modo coerente a richieste anche complesse di un umano. Inoltre apprende continuamente dalle domande degli utenti.<br /><br />
Stiamo forse arrivando a macchine realmente intelligenti come auspicava Alan Turing nel 1950?<br /><br />
Secondo Luciano Floridi, ordinario di Filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford, “ChatGPT ha una enorme capacità di agire, ma senza intelligere”. Mentre nell’essere umano l’azione è normalmente collegata con il pensiero, nelle macchine si assiste a un vero e proprio divorzio tra azione e pensiero, tra capacità di agire e necessità di essere intelligenti per farlo. Funzionano perché noi umani stiamo adattando il mondo alle macchine stesse. Ad esempio, le auto a guida autonoma potranno veramente circolare nelle città soltanto se ripenseremo le città adattandole ad esse.<br /><br />
Gli umani trasformano il mondo attraverso la tecnologia. Nello stesso tempo, però, sono essi stessi trasformati dalla tecnologia. In particolare, il mondo digitale che abbiamo costruito sta cambiando radicalmente anche noi. Fino a che punto? Per il prof. Floridi la differenza tra l’uomo e la macchina resterà sempre: “a livello di output di un processo magari anche no. Ma resterà diverso l’input e soprattutto il processo... La differenza è nella storia che c’è dietro”.<b>¹</b><br /><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px; margin-top: 20px; margin-bottom: 10px;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Corpi viventi - Pensare e agire contro la catastrofe" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3Mc9LGvfnKTsUm-qrY6b-parNcPmiWFkk0EWNaj6yV0LZYH8Ibv6jK5zXu9Ddq-3o4A2naBNT_698ZIgXPqrjC_YoONDNHBi9POaJGvzCNSI_TtBAOTfHdRpNzijDf6ZjAVv_OOCK-GeIPlhM2qOYmT9I-N8q4sDpPCTU1SgPdvrYQ3U5_M2C-9c-_Q/s1600/Filosofia-per-la-vita_Corpi-viventi_Benasayag-Cany.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">"Corpi viventi - Pensare e agire contro la catastrofe", di Miguel Benasayag e Bastien Cany. <br />Feltrinelli, Milano 2022</td></tr></tbody></table><br />Una differenza sottolineata anche da M. Benasayag e B. Cany autori del testo <b>"Corpi viventi - Pensare e agire contro la catastrofe"</b> (Feltrinelli, Milano 2022). Partendo dalla considerazione che i corpi viventi sono la condizione stessa dell’esistenza, sostengono che “non si può mai ridurre il presente del vivente all’<i>ora</i> istantanea in cui funzionano gli artefatti. Per il vivente, la storia è ben più che una semplice dimensione evocabile: lo plasma e lo rimodella costantemente. Si avrebbe torto in tal senso ad assimilare quel passato a un’enciclopedia o a un disco rigido (hard disk) in cui i dati immagazzinati rimangono inalterati. Include al contrario, nella sua riattualizzazione nel presente, un forte contenuto di imprevedibilità”. (p. 138)<br /><br />
Riprendendo Spinoza, Benasayag e Cany affermano che ciò che caratterizza un organismo e lo distingue da un aggregato è lo sforzo <i>(conatus)</i>, per cui l’esistenza si manifesta come lo “sforzo finalizzato a perseverare nel suo essere”. L’agire è l’essenza del vivente e non indica una mancanza, ma un eccesso di potenza che apre a nuovi scenari. Non a caso Hannah Arendt ha colto nella categoria della natalità, che annuncia al mondo l’apparire del nuovo e la possibilità di iniziare qualcosa di nuovo, ciò che caratterizza la condizione umana. L’esperienza della nascita, fondata sulla contingenza e sulla precarietà, mette in evidenza la fragilità di ogni esistenza, ma anche la capacità di aprire una nuova prospettiva di senso sulla realtà.<br /><br />
Nel nostro tempo però l’azione umana sembra atrofizzata. Perché? La tesi degli autori è la seguente: l’azione umana negli ultimi secoli è stata guidata da una soggettività (l’<i>Io sovrano</i>) che ha pensato di poter dominare con la propria razionalità la natura e i corpi, e di poter trasformare la storia spinta dall’idea del progresso. Obiettivo: la graduale liberazione dell’umanità dalle malattie, dalla povertà e dalle ingiustizie.<br /><br />
Il disorientamento che caratterizza il tempo in cui viviamo nasce dal fallimento di questi obiettivi e dal conseguente tramonto del mito del progresso. Il futuro ha mutato segno. Non si presenta più come una promessa, ma come una minaccia. L’aumento esponenziale dei tumori e l’epidemia causata dal Covid-19 hanno messo in rilievo la fragilità della nostra condizione esistenziale all’interno di un ambiente che abbiamo saccheggiato, inquinato, in parte distrutto. Hanno reso evidente la nostra dipendenza dalla natura di cui siamo parte e non padroni.<br /><br />
Ormai siamo perfettamente consapevoli degli effetti catastrofici sull’ambiente del nostro modello di vita e dei pericoli che corriamo, ma non agiamo. Perché? Ogni agire nasce dalla capacità di immaginare altri mondi, ma il realismo tecnico-economico dominante ci convince che non c’è alternativa. L’orizzonte dell’uomo postmoderno, sopravvissuto alla fine delle ideologie, è l’io individuale alla ricerca del piacere, in un mondo diventato un terreno di gioco: “Nelle nostre società orfane del senso del progresso, l’informatica e la robotica pervengono a ristrutturare nuove profezie di vita aumentata, finalmente liberata dalle limitazioni inscritte nei corpi e nei processi singolari del vivente. L’accesso a quell’illimitato ha però sempre un prezzo: rinunciare a esistere per diventare i nostri profili, trasparenti a noi stessi e agli altri”. (p. 33)<br /><br />
Attraverso la genetica, la robotica, l’informazione e la nanotecnologia, gli adepti della tecnologia (i transumanisti) sognano il superamento della malattia, dell’invecchiamento e della morte. In definitiva, la liberazione dell’intelligenza dal corpo mortale. Secondo Benasayag e Cany, invece, proprio la valorizzazione dei corpi, del campo biologico, potrà ridare all’azione umana un ruolo da protagonista per mettere la tecnica al servizio degli esseri viventi.<br /><br />
Pensare di bloccare lo sviluppo tecnologico è una follia. In meno di cinquant’anni le tecnologie digitali e robotiche si sono diffuse ovunque e in tutti i settori. L’ibridazione dell’umano con la tecnica è già realtà perché le tecnologie digitali fanno ormai parte integrante della nostra vita, ma occorre riflettere sulle condizioni di questa ibridazione affinché non colonizzino il vivente e distruggano la sua singolarità. Sono necessarie pratiche che riconducano l’umano all’interno degli ecosistemi. Sono interessanti da questo punto di vista i cambiamenti che stanno avvenendo sul piano giuridico. Paesi come l’Ecuador, la Bolivia, la Colombia, la Nuova Zelanda e l’India hanno infranto la frontiera che sembrava insuperabile tra l’uomo e la natura, con il riconoscimento della personalità giuridica ad animali, piante, fiumi. É il segnale di una ricomposizione dei rapporti con la natura che configura nuove espressioni dell’agire.
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<div style="text-align: center;">Anna Colaiacovo</div>
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<table border="0" cellpadding="3" cellspacing="0" style="line-height: 1em; width: 100%;"><tbody>
<tr> <td valign="top"><b>¹</b></td> <td align="justify" style="padding-left: 15px;" valign="top"><span style="font-size: 13px;"><a href="https://www.repubblica.it/tecnologia/2023/01/22/news/chatgpt_intelligenza_artificiale_intervista_luciano_floridi-384394558/" target="_blank">https://www.repubblica.it/tecnologia/2023/01/22/news/chatgpt_intelligenza_artificiale_intervista_luciano_floridi-384394558/</a></span></td> </tr></tbody></table>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-4784318743875688202022-12-17T17:06:00.002+01:002022-12-17T18:45:04.299+01:00Un semaforo sui crocevia dell'etica: la temperanza<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
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<div style="margin: -20px auto 10px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Virtù cardinali - Temperanza" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDiR0yj8jO5qTKVJGYkuVh0yb70oZw9fBBEnnTriDvk3uaRqS0y09IBfTl7z5lZkUERm6QRQjekxFF6Y2YrlC6xKh5LwwnQO1XnO5nmGzixDEMMa84mYNa9mWIJxhgSveR2v7qa8XXEYwIuvCX1GvocqJ3dNSJFQeWoNYu4a5Rej9G0pVayFvnX6JUXA/s1600/Filosofia-per-la-vita_Virtu-cardinali_Temperanza.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">Se si vuole misurare per intera la svalutazione – ai limiti della ridicolizzazione – delle “virtù” basilari dell'etica classica occidentale, bisogna concentrarsi sulle disavventure della <b>“temperanza”</b>. Di per sé sarebbe una qualità invidiabile: l'arte di ottemperare <i>con misura</i> ai bisogni e ai desideri psico-fisiologici.<br />Come abbiamo fatto, in Occidente prima e nel mondo intero dopo, a trasformare questo pregio in una caratteristica triste, piccolo-borghese?<br />
A me pare che si sia operato un duplice riduzionismo.<br />
<br />
Prima di tutto, nell'elenco delle pulsioni e delle passioni da soddisfare: cancellando, con tratti di penna successivi, la voglia di giocare o di annusare profumi intensi o di danzare o di attrarre l'ammirazione altrui per la propria eleganza nell'abbigliamento. <br />Soprattutto, ma non esclusivamente, in epoche cristiane si è diffusa la tesi – moralistica – che tutta una serie di esigenze non andavano 'temperate', bensì eliminate. Soppresse. Represse. Con tutti i disastri segnalati da Freud in poi. (Altri lo avevano anticipato concettualmente, ma esprimendosi in maniera infelice, come Pascal nel XVII secolo con il suo “Chi vuol fare l'angelo finirà col fare la bestia”, ignaro che le “bestie” sono spontaneamente 'temperanti', impossibilitate ad errare per eccesso o per difetto). <br />Vogliamo una conferma? Basta riferirci alla temperanza nella sfera affettivo-sessuale che, in tale ambito, si chiamerebbe “castità”. Di per sé dovrebbe qualificare ogni soggetto che sperimenti con equilibrio i piaceri venerei, che li viva all'interno di relazioni interpersonali significative e reciprocamente gratificanti; ma, appunto, che li “sperimenti”, li “viva”. <br />Invece nel vocabolario dominante è diventata <i>sic et simpliciter</i> la castità del monaco e della monaca che hanno scelto di esercitare una forma singolare e anomala di castità: l'astensione totale da ogni pratica affettivo-sessuale. <br />Non passa neppure dall'anticamera del cervello collettivo che un uomo o una donna possano qualificarsi “casti” perché realizzano con accettabile armonia una comunione integrale dei loro due esseri.</div><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Augusto Cavadi - Temperanza" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoDUrpn1OdUsX8th7qK0Bwm_atV0NlQuWzO9IuCh7sBM5teP8XFfEZ2XbKAsSljsXHXMR33K0Xzdo0j0Kri21kLmUbwoP2yb0cgDr2JEAmJlK_oyAOKBM-gTcCZFLQbHHIKsi3Jp-VPJwQDtV5eGuPtDkY_bUUSBTP-EHB2z69SXGAEtk2livmtSln-g/s1600/Filosofia-per-la-vita_Temperanza.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">
Come se non fosse abbastanza disastrosa questa riduzione, noi occidentali abbiamo deformato anche la nozione di 'misura': trasformandola gradualmente nella nozione di 'minimo indispensabile'. <br />Così temperante è colui che beve meno vino possibile, che veste quanto più poveramente nei limiti della decenza, che fa sesso solo nelle situazioni inevitabili... Ma intemperante, incapace di equilibrio, è solo chi eccede o anche chi difetta? Da prevenire come disordine è solo la bulimia (letterale e metaforica) o anche l'anoressia (letterale e metaforica)? Da compiangere come soggetto irrisolto è solo chi esagera nella ricerca ossessiva di ogni genere di piacere o, almeno allo stesso titolo, chi si astiene in maniera radicale crogiolandosi nella sua insensibilità o addirittura inorgogliendosi per la sua indifferenza nei riguardi di ogni attrattiva sensoriale, 'estetica'? <br />Il sessuomane viola certamente i canoni condivisi della castità; ma perché non pensiamo e non diciamo altrettanto di chi stabilisce una stabile relazione di coppia e non fa nulla, per quanto nelle sue possibilità, per coltivarne la valenza erotica?<br />
Solo la riscoperta della ‘temperanza’ nella sua originaria bellezza potrebbe orientare verso una vita serena i passi dei singoli cittadini e le decisioni politiche di rilevanza collettiva. <br />Il proibizionismo – proiezione legislativa dell’intemperanza per difetto – provoca, e non può non provocare, il moltiplicarsi degli abusi nel consumo di tutto ciò che, in misura scientificamente ragionevole, sarebbe invece gradevole compenso alla pesantezza del vivere. O almeno innocuo fattore di conforto, al labile confine fra esperienza diurna e illusione onirica.<br />
Rinverdire oggi la figura, annebbiata, del temperante per scelta esistenziale comporterebbe rifocalizzare il criterio-principe di un’etica fondata sull’evoluzione complessiva del soggetto: il limite alla soddisfazione delle esigenze scaturenti dalla propria corporeità può essere segnato solo dalla volontà di preservare se stessi da ogni forma di autolesionismo e di rispettare l’analogo diritto alle medesime soddisfazioni da parte di ogni altro essere vivente e senziente.<br />
Le persone che tendono a godere di tutto il godibile, tranne che della sofferenza altrui, sono come torce elettriche che aprono il cammino nella notte della storia.</div><br />
<div style="text-align: center;">Augusto Cavadi</div><br />
<div style="text-align: justify;">__________<br /><br /><i>In questa serie:</i><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/11/virtu-cardinali-ritorno-alle-origini.html" target="_blank">1) "Virtù cardinali: ritorno alle origini per rimetterle... in forma"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/follia-o-piuttosto-genuina-prudenza.html" target="_blank">2) "Follia, o piuttosto genuina prudenza?"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/alla-ricerca-della-giustizia-sperduta.html" target="_blank">3) "Alla ricerca della giustizia sperduta"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/il-coraggio-abile-paciere-fra-vilta-e.html" target="_blank">4) "Il coraggio, abile paciere fra viltà e spavalderia"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/un-semaforo-sui-crocevia-delletica-la.html" target="_blank">5) "Un semaforo sui crocevia dell'etica: la temperanza"</a></b></div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-52517283611101506502022-12-14T16:34:00.002+01:002022-12-17T17:08:06.934+01:00Il coraggio, abile paciere fra viltà e spavalderia<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
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<div style="margin: -20px auto 10px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Fortezza" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMPR6eQXTYx7JcyliRZxdMPZFS_uU4HzPsmX5oc7tv9p-hT2ZQyK8C204B7nxT005dZBjUjO7N0l0lZBu2ikjNyBjyXQ1E_hTk3sdr3X5H3YBX-8AXM6DoPGHYSsk37rsMYnhbRRckzAhFS7fuuHyli1hNrX-P4vfUXs7tVRVjThIEvdEP-QDvVj0caw/s1600/Filosofia-per-la-vita_Virtu-Cardinali_Fortezza.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">Tra le qualità-cardine di una vita etica riuscita (almeno nei limiti di noi mortali) la tradizione occidentale elenca la “fortezza”. Anche questo termine risuona obsoleto, se non addirittura equivoco: poiché nel linguaggio contemporaneo designa più una costruzione militare che una dimensione psichica, andrebbe meglio tradotto con ‘forza’, ‘energia’, ‘fermezza di carattere’, ‘coraggio’. Di che si tratta, in buona sostanza?<br />
La saggezza-in-pratica funziona quando ci indica la direzione migliore negli aggrovigliati sentieri della storia, soprattutto nel discernere l’equo dall’iniquo. Ma intravedere un percorso non è ancora percorrerlo: bisogna intraprenderlo effettivamente, nonostante pigrizie e viltà, paure e stanchezze. ‘Forte’, in senso proprio, è la persona che – allenandosi con costanza – acquisisce, e coltiva, la capacità di vincere tali resistenze.<br />
Poiché gli ostacoli non sono solo prodotti dalla fantasia, ma spesso s’impongono con una tenace consistenza oggettiva, il coraggioso autentico ne deve tener conto realisticamente: evitando – per non cedere alla vigliaccheria – di precipitare nella temerarietà. <br />Nel linguaggio abituale usiamo affermare che qualcuno si è ferito o è morto per “eccesso” di coraggio, ma spesso è un modo inesatto di esprimersi. Il coraggio, come ogni virtù morale, non è mai ‘troppo’: una volta lanciato come un missile dalla rampa di partenza, può elevarsi sino al cielo staccandosi nettamente dai vizi opposti di chi si sottostima e di chi si sopravvaluta. <br />Si può essere alpinisti più o meno energici, più o meno rapidi, più o meno vicini alla meta, ma se si è nel sentiero che porta in cima si é comunque alpinisti (più o meno valorosi): nulla da spartire con chi resta a valle per astenia né con chi scivola nel precipizio per aver presunto di possedere competenze e attrezzature indispensabili all’impresa.<br /><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Virtù Cardinali - Fortezza" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMECTOniYb9siNfl0SO8ybS1if8ukvjCY-AuG-bM4mdZEI_fbeKC5Qo2pxLC5xlQ3-6GGAZYRQHhfb6hk7Vm93nn8x9E9lUXGE6yrVEQSuARQDUR4PQPD8le9uXj1kmi_VndJIFU7-gxQgvwn2WyPR0w3CgICO847NNLJPV-IjzwP-WrDW5l9o_FAF5Q/s1600/Filosofia-per-la-vita_Fortezza.jpg" width="95%" /></div>
Dovremmo correggere i modi abituali di esprimersi perché finiscono con il corrompere prima le idee e infine le relazioni sociali: imparare a dire che difetta di coraggio chi non affronta prove per le quali sarebbe attrezzato, ma altrettanto chi affronta prove per le quali sa di non essere attrezzato. Che manca di coraggio tanto il disertore della vita quanto il fanfarone che spaccia come prove di forza i fallimenti subiti per spacconaggine.<br />
Un difficile equilibrio, dunque? Senz’altro. Ma non è impossibile avvicinarvisi. Basta osservare ciò che accade dietro le quinte e non solo nei prosceni della cronaca. Infatti nell’immaginario collettivo il coraggio sarebbe la nota distintiva di chi compie imprese straordinarie, al di sopra delle prestazioni medie dell’umanità. Non va negato agli eroi il riconoscimento del coraggio. Ma ad essi non ne va neppure riservato il monopolio esclusivo. C’è un coraggio dell’ordinarietà talora minore, talaltra maggiore, rispetto a chi realizza azioni eccezionali.<br />
Ci vuole più potenza, più energia, più ardimento per gettarsi dentro una casa in fiamme per trarne fuori un disabile grave o piuttosto per vivere al suo fianco, decennio dopo decennio, senza cedere alla tentazione dell’omicidio-suicidio? Domanda vana come tutte le domande alle quali non è possibile rispondere. Serve solo come artificio retorico per decostruire il senso comune che, identificando il coraggio con l’eroismo plateale, finisce con deresponsabilizzarci rispetto alle tante occasioni di praticare il coraggio feriale, quasi sempre celato alle luci delle telecamere, sul quale si regge la storia dell’umanità.<br />
Senza considerare, poi, che difficilmente si diventa protagonisti di gesti clamorosamente coraggiosi se, sino a quel momento, si è vissuti nel grigiore della viltà. Quando ero giovane lessi di un motociclista – rimasto anonimo, almeno per quanto ne abbia mai saputo – che, durante un incendio in una galleria alpina, fece più volte il tragitto avanti e indietro per salvare automobilisti intrappolati. Più volte: sino a quando gli vennero meno le ultime forze e restò egli stesso prigioniero dei fumi e del fuoco. Quando penso a un modello di coraggio, da allora è quel motociclista che mi torna alla mente. E mi viene assai difficile supporre che, sino a quella circostanza imprevista, egli fosse vissuto con un atteggiamento di fondo ego-centrato e cautamente opportunista.</div><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Bacha Khan - Gandhi" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiptXkTQ6QiB0oHV8hY0PzS6WHbSkAIoUt5EvuCyEc58j08b5hQxy4wH01t3aIJRjO-1UAsRyLkpI6yhakMftxivXoULqPwLvvHTJZf6bv6LWmX2WNMsNx8TPZ8UM8PGcp80lPgWcM5XABzdgEDAsHe4ipqdJ9namjsyiqyJm36MrS7rQUvxasK7GlP-w/s1600/Filosofia-per-la-vita_Bacha-Khan_Gandhi.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">
E’ anche per queste ragioni che gli indimenticabili pionieri della nonviolenza, da Gandhi a Bacha Khan (foto sopra), hanno potuto affrontare interi eserciti con la fermezza del diamante solo dopo lunghi anni di preparativi, di esercizi, di fallimenti. Un giorno, nei libri di scuola, icone del coraggio non saranno solo né prevalentemente generali con la spada sguainata (i quali, per altro, molto raramente l’hanno sguainata effettivamente in prima fila, faccia a faccia con le schiere nemiche), ma anche e soprattutto quei leader talmente impregnati di energia da poter avanzare alla testa dei propri seguaci contando soltanto sulla forza inscalfibile della verità.</div><br />
<div style="text-align: center;">Augusto Cavadi</div><br />
<div style="text-align: justify;">__________<br /><br /><i>In questa serie:</i><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/11/virtu-cardinali-ritorno-alle-origini.html" target="_blank">1) "Virtù cardinali: ritorno alle origini per rimetterle... in forma"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/follia-o-piuttosto-genuina-prudenza.html" target="_blank">2) "Follia, o piuttosto genuina prudenza?"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/alla-ricerca-della-giustizia-sperduta.html" target="_blank">3) "Alla ricerca della giustizia sperduta"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/il-coraggio-abile-paciere-fra-vilta-e.html" target="_blank">4) "Il coraggio, abile paciere fra viltà e spavalderia"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/un-semaforo-sui-crocevia-delletica-la.html" target="_blank">5) "Un semaforo sui crocevia dell'etica: la temperanza"</a></b></div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-38185864244781314162022-12-10T21:49:00.003+01:002022-12-17T17:08:19.595+01:00Alla ricerca della giustizia sperduta<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
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<div style="margin: -20px auto 10px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Giustizia" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgL00qxxbiKiKsFg-DMGu9sCshrgJclqRPhuETboJZtBIh94RZhQDIL3NrR-VE3COLTkwvEVzqgaycRKA1O7_v0UjxLd4Ym0hobuT4jJQ0Npk0v9-R7Do_PZd0WYF-f-7-g16W2oa1J-pjT2nM88gAk_IfjwIb5q0EdcuCzVE5HN36nSa_M2uwtvn4Ypg/s1600/Filosofia-per-la-vita_Giustizia.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">Alla saggezza-nel-deliberare (come si potrebbe ribattezzare la <i>prudentia</i> della tradizione classica occidentale) spetta distinguere il vero dal falso, l’apparente dal reale, l’opportuno dall’inopportuno. Ma, soprattutto, il giusto dall’ingiusto.<br />
Si tratta di un compito tanto necessario quanto arduo. Sin da Platone – i cui dialoghi ‘socratici’ non per caso sono stati definiti ‘aporetici’ – una questione più è grave, meno è agevole da dirimere. Solo gli animi grezzi avanzano di certezza in certezza, senza esitare. Le menti più fini procedono, con Abelardo, fra un <i>sic</i> e un <i>non</i> o, con un Tommaso d’Aquino, fra un <i>videtur quod </i>e un <i>sed contra</i>.<br />
Alcune delle più clamorose tragedie mondiali degli ultimi anni (delle più clamorose, non necessariamente delle più terribili) hanno provocato la drastica contrapposizione di schieramenti intellettuali sul modo di reagire alla pandemia del Covid-19 o di posizionarsi rispetto al conflitto fra Russia e Ucraina. In alcuni casi il dogmatismo è stato frutto d’ignoranza dei dati o di interessi ideologico-politici inconfessati; ma in altri ha agito, più o meno consapevolmente, l’angoscia davanti all’incertezza oggettiva.<br />
Quando sono in gioco questioni strettamente individuali (ma esistono davvero questioni strettamente individuali?) la precipitazione nell’assumere una determinata prospettiva, senza darsi margini di revisione, è un errore che paga chi lo perpetra. Ma quando sono in gioco questioni sociali – intendo che riguardano due soggetti, o una famiglia, o una città, o una nazione, o l’umanità – si entra nell’ambito della “giustizia”: errori di valutazione ‘prudenziale’ comportano la ferita, o addirittura la distruzione, di inalienabili diritti altrui.<br /><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Virtù Cardinali - Giustizia" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1vbOKot9WIjSXahqjJQ53p5woov0cFoZTRS-AEME9lCVIg7ITw3cD76BZ_2aE-adCoV5JBXgx_YvSbitriiswP-kSEYURqo1-OigrO2QiohxXEj400MwZijQL0Hys1x337CTgPxJmXACBY_9z-CMH4Mvx_cAc2O1cKN2Sh6E7_XaYPrFVYUhx1-Up-A/s1600/Filosofia-per-la-vita_Virtu-Cardinali_Giustizia.jpg" width="95%" /></div>
Chi non si acceca davanti alla complessità delle problematiche, e ha in misura variabile la responsabilità delle vite altrui oltre che della propria, non può decidere con sicumera, ma neppure può ignorare che in molti bivi della storia il non decidere è una forma di decisione (e raramente la migliore). Perciò deve, da una parte, prospettarsi tutte le ipotesi praticabili – senza escluderne a priori nessuna -, dall’altra adottare la più probabilmente giusta o la meno probabilmente ingiusta.
Nei regimi dittatoriali o più o meno autoritari i governanti sono soggetti a minori travagli morali: non devono cercare di individuare, di mettere a fuoco, di scoprire ciò che è giusto perché o – in sistemi teocratici – hanno già dettata dall’Alto la Norma assoluta oppure – in sistemi immanentistici – sono precisamente essi stessi, con le loro decisioni inappellabili, a instaurare la giustizia e a differenziarla dall’ingiustizia.<br />
Neanche in un’ottica di democrazia anarchica c’è spazio per dilemmi morali: si presuppone che ogni individuo decida da sé ciò che è giusto ma, non essendo egoista e anzi essendo convintamente sollecito dell’uguale diritto altrui, la sua decisione non potrà rivelarsi ingiusta da nessun punto di vista.</div><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Giustizia - Augusto Cavadi" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjD9-tNL8zAALYZNcZvRvQMk5xAvQ-j1AUx3OWChWRpBH29_tUJyVkpN8lIaRauCR8q1jbf3fsHRCaViVjCYPBDzznVwdsX6nMppFvWc_YDDl6mC4a7BKMhIP04tDyCT1-xj9ryBB65A-Q4yeGSQdw1_2vkjl3Ul6FmWw-_hPFjqh670Sm6rxdfDcJn1w/s1600/Filosofia-per-la-vita_Cavadi_Giustizia.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">
Invece, nei regimi liberal/social/democratici, in cui le decisioni vengono adottate di norma né mediante meccanismi assembleari né all’unanimità, ma attraverso la faticosa mediazione di organi rappresentativi (sia legislativi che amministrativi), la determinazione di ciò che è giusto in sé – o, almeno, di ciò che risulta giusto in relazione alle condizioni date storicamente – si rivela assai più problematica. Occorre infatti arrivare a definire – con il minimo di interferenze utilitaristiche e strumentali – ciò che la maggioranza ritiene giusto; salvaguardare i diritti della minoranza a non adeguarsi alle decisioni della maggioranza; circoscrivere quest’ultimo diritto alla “disobbedienza civile” in maniera che possa fruire del più ampio spazio di agibilità, senza travalicare quei confini il cui oltrepassamento vanificherebbe, di fatto, gli esiti dei meccanismi democratici (instaurando una sorta di dittatura della minoranza). Troppo complicato, no?<br />
E’ per questo che le democrazie liberal/social/democratiche sono fragili, esposte al tiro incrociato di autoritarismi e anarchismi, tanto più insidiosi quanto più animati da sincera volontà di giustizia. La Democrazia é davvero, secondo la nota espressione di Winston Churchill, “la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre forme che si sono sperimentate finora”.</div><br />
<div style="text-align: center;">Augusto Cavadi</div><br />
<div style="text-align: justify;">__________<br /><br /><i>In questa serie:</i><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/11/virtu-cardinali-ritorno-alle-origini.html" target="_blank">1) "Virtù cardinali: ritorno alle origini per rimetterle... in forma"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/follia-o-piuttosto-genuina-prudenza.html" target="_blank">2) "Follia, o piuttosto genuina prudenza?"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/alla-ricerca-della-giustizia-sperduta.html" target="_blank">3) "Alla ricerca della giustizia sperduta"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/il-coraggio-abile-paciere-fra-vilta-e.html" target="_blank">4) "Il coraggio, abile paciere fra viltà e spavalderia"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/un-semaforo-sui-crocevia-delletica-la.html" target="_blank">5) "Un semaforo sui crocevia dell'etica: la temperanza"</a></b></div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-45076191135782716522022-12-07T13:18:00.005+01:002022-12-17T17:08:35.412+01:00Follia, o piuttosto genuina prudenza?<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
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<div style="margin: -20px auto 10px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Prudenza" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhI6O4Tz5zvWh3MU-afnf7xpaxjIXDBL_shQj9CVeP7BPgN7ccrDGMFtRT0q1OgfeCgH5JZlW2c0HveP2Xmssc0W0u7GESHqJqXVH0mZPD8RsHYlNJ9-PUayEOr07BjztN27_lCWbf42l4kpkdXIr21h7SufyaNZrO2ihjpQPo4YDnpdOWour4iEhGmhA/s1600/Filosofia-per-la-vita_Prudenza.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">Sulla pallida ambiguità dell’espressione “virtù cardinali” ci siamo brevemente soffermati in un intervento precedente (vedi <b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/11/virtu-cardinali-ritorno-alle-origini.html" target="_blank">QUI</a></b>). <br />Ma quali sarebbero tali “virtù” ritenute “cardini” di una vita etica?
L’elenco tradizionale le dispone in ordine di rilevanza decrescente: innanzitutto la <b><i>“prudenza”</i></b>, poi – un gradino appena sotto – la “giustizia”; ancora più sotto la “fortezza” e, infine, la “temperanza”. Questa graduatoria rispecchia la scala delle facoltà umane corrispondenti: la prudenza e la giustizia, infatti, sono qualità della nostra intelligenza, la fortezza della nostra volontà, la temperanza della nostra dimensione pulsionale.<br /><br />
Già da questi cenni si intuisce che la “prudenza” dell’etica classica occidentale ha ben poco a che spartire con la “prudenza” esaltata dal ‘buon senso’ borghese moderno e contemporaneo. Non caratterizza per nulla, infatti, i soggetti che osano, ma non troppo; che si slanciano in avanti, ma con misura; che intraprendono una corsa, ma decisi a non premere sino in fondo l’acceleratore. Essa è piuttosto sinonimo di “saggezza”. E il saggio è uno che procede lentamente se c’è da esser cauti, ma che corre a precipizio se c’è da non perdere un minuto di tempo. E’ un esperto della misura e, proprio per questo, sa che in alcune circostanze l’unica misura è giocarsi senza misura. Sa che, talora, la follia apparente è la scelta sostanzialmente più sensata.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px; margin-top: 30px;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Le virtù cardinali - Bodei - Giorello - Marzano - Veca" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXAN0vMnSyf10dRARYRa6kLr6BGFteFZgfpNR9Ic0h2hYfi8sq2u4mHlajt3OxZxrUfZTjawLnBpqmxRWhyyFPi73yLYpVENBrZBeiiaXbicjVqL9IUxLBe-lsBUZuoRQdKuYagPLgcMCiJTL87CCQuy4iO3Wyu8REm6CoX-GizopVWNFhwHOhhE--Pw/s1600/Filosofia-per-la-vita_Le-Virtu-Cardinali.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">Remo Bodei - Giulio Giorello - Michela Marzano - Salvatore Veca. <br />Le virtù cardinali. Prudenza, Temperanza, Fortezza, Giustizia. Laterza, Bari-Roma 2017</td></tr></tbody></table><br />Ciò va declinato anche al negativo: nel linguaggio ordinario diciamo – opportunamente – che superare i 120 kilometri orari in autostrada è segno di <i>imprudenza</i>, ma dovremmo aggiungere che lo è, nelle medesime situazioni, procedere a meno di 80 chilometri orari. Solo se confondiamo la prudenza “con la cautela o con la moderazione” possiamo fraintenderla come una pseudo-virtù “modesta e quasi senile, carica di paure e di incertezze” (Remo Bodei, Prudenza in R. Bodei - G. Giorello - M. Marzano - S. Veca, <b>Le virtù cardinali. Prudenza, Temperanza, Fortezza, Giustizia.</b> Laterza, Bari-Roma 2017, p. 5).<br />
<br />
La prudenza – meglio la saggezza – non è dunque la caratteristica delle “anime morte”, degli ignavi, bensì dei lungimiranti: capaci di non sprecare un euro se non vedono nessuna valida ragione, ma di svuotare il conto in banca se ritengono che, in una determinata contingenza, ne va dei loro principi. Se, all’uscita da un pub, rischio la vita gettandomi dal London Bridge per vincere una scommessa tra amici un po’ brilli non mostro d’esser saggio; ma altrettanto “imprudente” sarei se, sapendo nuotare, non mi tuffassi nel Tamigi per salvare un bimbo in difficoltà. Infatti anche questa astensione sarebbe effetto di una valutazione errata.<br />
<br />
Molti magistrati, nella recente storia italiana, sono stati uccisi: per imprudenza? Ed è stata, invece, per alcuni altri magistrati, indice di prudenza, saggezza, lungimiranza evitare certi incarichi, non proseguire certe indagini, seppellire sotto montagne di fascicoli certi documenti? Purtroppo è questo il modo più comune di esprimersi. Ma si deve alla loro memoria rettificare almeno le parole: chi rischia senza validi motivi è stolto, imprudente. Altrettanto, però, chi – pur in presenza di valide ragioni – decide di non rischiare. E prudente – davvero prudente, previdente, provvidente – è chi, evitando i rischi evitabili, affronta lucidamente gli inevitabili. La prudenza – ha sostenuto qualcuno – è la ‘provvidenza’ di cui siamo capaci noi mortali. Con tutte le incertezze del caso: saggezza implica discernimento di ciò che è meglio scegliere in una situazione determinata: solo <i>a posteriori</i>, e a distanza i tempo, si potrà stabilire con ragionevole certezza chi è stato imprudente per eccesso e chi (non meno colpevolmente!) per difetto.<br /><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Prudenza - Augusto Cavadi" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEih6wODjrVGB44LypsGGCRNXJ9wCkbEFord3DOggtV3buxyEUq-v80jntMIn584DltRDwKp_9aijhC0z85kfEpaRQioJgl3o_mD91KQS3DwykAQgHeA9O5qVigeAXMmZ5g79UADhkiZLMoVsKksJ_vvA_-TnST3Guu8V8C4CWysXY44eC-Jd5XyQgqalQ/s1600/Filosofia-per-la-vita_Cavadi_Prudenza.jpg" width="95%" /></div>
In ogni esempio emerso in queste righe la saggezza è stata sempre legata a un’azione: guidare un’automobile, spendere soldi, donare beni materiali, tuffarsi da un ponte, esercitare una professione... Infatti la prudenza/saggezza non è una qualità della mente contemplativa, bensì della ragion pratica: i sapienti cercano di stabilire cosa sia bene e male in astratto, nell’universalità dei casi; ai saggi spetta deliberarlo, per sé, nel qui e ora. E’ difficile essere saggi senz’essere, almeno un po’, sapienti; ma non altrettanto difficile esser sapienti senza mostrare d’esser saggi.<br />
<br />
Senza saggezza non si possono esercitare neppure le altre “virtù” essenziali come la giustizia, la fortezza e la temperanza. La cronaca quotidiana ce lo attesta in maniera tanto eloquente quanto dolorosa. Per questo risulta convincente la convinzione che “la prudenza, specie da parte dei cittadini degli Stati democratici (di quanti cioè hanno la possibilità di esercitarla anche nella sfera pubblica), ridiventa una virtù necessaria, una forma di compensazione per una delle promesse non mantenute della democrazia stessa: l’educazione del cittadino, non passivo o semplicemente indignato, ma capace di prendere decisioni fondate sull’esperienza, criticamente esaminata, e su progetti lungimiranti e argomentati su ciò che è meglio per sé e per gli altri” (ivi, p. 23).</div><br />
<div style="text-align: center;">Augusto Cavadi</div><br /><br />
<div style="text-align: justify;">__________<br /><br /><i>In questa serie:</i><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/11/virtu-cardinali-ritorno-alle-origini.html" target="_blank">1) "Virtù cardinali: ritorno alle origini per rimetterle... in forma"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/follia-o-piuttosto-genuina-prudenza.html" target="_blank">2) "Follia, o piuttosto genuina prudenza?"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/alla-ricerca-della-giustizia-sperduta.html" target="_blank">3) "Alla ricerca della giustizia sperduta"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/il-coraggio-abile-paciere-fra-vilta-e.html" target="_blank">4) "Il coraggio, abile paciere fra viltà e spavalderia"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/un-semaforo-sui-crocevia-delletica-la.html" target="_blank">5) "Un semaforo sui crocevia dell'etica: la temperanza"</a></b></div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-13571533410652297102022-11-23T19:24:00.007+01:002022-12-17T17:10:51.286+01:00Virtù cardinali: ritorno alle origini per rimetterle... in forma<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
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<div style="margin: -20px auto 10px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Virtù cardinali" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpQBU2pkikbDMZH98dXlkuZ1yA6Gg3p4VRuuYg4ACZYsq04HMN7bCgBWwgFhtvRHtU9SUjVCqE1nWROXhJUhcx0E9nDaaK_RJ5Kpx5vkb5G9syy1KOVACIJ8YLLRxvsNVTnrjMlH8yCqj931qbsmdRM2RpRsEEt25zwTCwStjD55Qd3gdDtBx_4XX0pQ/s1600/Filosofia-per-la-vita_Cardinal-Virtues.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">Il linguaggio del nostro catechismo infantile è davvero obsoleto e anche molti dei contenuti – veicolati con quel linguaggio arcaico – sono francamente inaccettabili. Al punto che Luigi Lombardi Vallauri, noto filosofo del diritto, ha scritto e ribadito in varie occasioni che il catechismo della Chiesa cattolica dovrebbe essere vietato ai minori di 18 anni e riservato agli adulti che, una volta maturi, volessero apprenderlo.<br />
Tutto da buttare, dunque? La maggior parte dei genitori ormai ne è convinta, ma senza riflettere abbastanza, a mio parere, su una verità elementare: non basta decostruire e liberare spazi, bisogna offrire alle nuove generazioni equivalenti funzionali. Altrimenti le si lascia in un vuoto desolato che le scoraggia, le disorienta, non le attrezza per l’impegno attivo a favore del “bene comune”.<br /></div><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Educazione" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJWGyzSMGGy87oPgwWrakeOXZWn00Q3TNQnWs6IUA8itxYNDbvj2Me507oEsrRUniReVikpFFPCYQCIrYJxdCQHm58WH-XjmqG7Tn0peF1ck01FH-MggszMB_2GIxAKAwMvx0caM7oDq4Jpr-eeZuCLB-2veHZzcgVXOnueezy842KCZDM6k4K3WghbQ/s1600/Filosofia-per-la-vita_Education.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">Scegliamo un esempio fra molti: chi parla oggi delle quattro <b>“virtù cardinali” della tradizione classica occidentale (<a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/follia-o-piuttosto-genuina-prudenza.html" target="_blank">prudenza</a>, <a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/alla-ricerca-della-giustizia-sperduta.html" target="_blank">giustizia</a>, <a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/il-coraggio-abile-paciere-fra-vilta-e.html" target="_blank">fortezza</a> e <a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/un-semaforo-sui-crocevia-delletica-la.html" target="_blank">temperanza</a>)</b>?<br />
Già il sostantivo “virtù” evoca alla mente qualcosa di untuoso, inautentico, tendente all’ipocrisia. Quando non designa posture apparenti, per salvaguardare il “buon nome” in società, sembra comunque riferirsi ad atteggiamenti faticosamente conquistati mediante atti di volontà, per domare impulsi istintuali animaleschi. Eppure il termine latino <i>virtus</i> aveva ben altro significato: il valore, la potenza intrinseca, di qualcuno o di qualcosa. Virtuoso era quell’essere che aveva esplicitato, attuato, le sue caratteristiche essenziali: per esempio il condottiero vittorioso o il sonnifero efficace (in quanto dotato di <i>virtus... dormitiva</i>!). Probabilmente ormai nell’uso comune il termine “virtù” è irrimediabilmente compromesso e, anziché tentare di rispolverarlo nella sua freschezza originaria, potrebbe risultare più agevole sostituirlo con parole meno equivoche: <i>qualità etica, fioritura personale, frutto maturo...</i> o non so che altro (i poeti “virtuosi” potrebbero venirci in soccorso). L’essenziale sarebbe arrivare alla consapevolezza diffusa che uomini e donne sono virtuosi/e quando esprimono all’esterno ciò che vivono realmente al proprio interno: una dose accettabile – certo mai perfetta – di equilibrio, saggezza, ricchezza di sentimenti, vitalità progettuale, attitudine relazionale...<br />
Quando sono persone <i>risolte</i> (o, comunque, a una discreta tappa del cammino per diventarlo): che hanno ‘sciolto’ più nodi di quanti gliene restano e – pur senza rimuovere dubbi, domande, problemi – si pongono in maniera affermativa, propositiva, costruttiva.<br />
Se il sostantivo “virtù” è inflazionato e frainteso, ancora di più lo è l’aggettivo <i>cardinali</i>. Più di un interlocutore istruito mi ha dichiarato, senza ombra di ironia, di ritenere che l’aggettivo derivasse dalla supposizione (sin troppo benevola!) che tali virtù caratterizzino i più alti prelati della Chiesa cattolica. Ovviamente non è così.<br />
Prudenza, giustizia, fortezza e temperanza sono state considerate, invece, i “cardini” di una vita moralmente solida. Sono davvero queste quattro qualità etiche i perni sui quali si regge un’esistenza ‘riuscita’? Si tratta di una tesi opinabile. Ma ciò che, innanzitutto, importa è – anche in questo caso – restituire alle parole il significato originario e autentico. Dunque sostituire il termine “cardinale” con qualche equivalente più espressivo quale <i>fondamentale, basilare, essenziale...</i><br />
Insomma trovare il modo per sgombrare la scena da fantasmi fuorvianti in modo da confrontarsi schiettamente con la tesi (vera o erronea) della tradizione greco-latina: che ci sono atteggiamenti etici (“virtù”) elementari e <i>irrinunciabili</i> (“cardinali”) senza i quali si costruisce la propria esistenza su basi fragili.<br />
Ma questi “atteggiamenti etici” sono innati, ereditati geneticamente? La risposta della saggezza occidentale è che si tratta, essenzialmente, di <i>habitus</i> acquisiti.<br /><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Habitus" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1A5uhV_GDGEs9nHGPkOQ0pbT1_SH78D8Y0oyfx7W63O2EMt0sfWtbG1P2-gouR29m5nq6ffKyffssOpqwsR7zs1phbLoOSfUYD5D2BhUPAe0-5piI31xzh3YIMHxF921-iIETC9FO5W8mh2X5qR8_HxW6FOq5CDdnIAEiGZZHcOwfALxPUxOE50osrg/s1600/Filosofia-per-la-vita_Habitus.jpg" width="95%" /></div>
"Habitus": ecco un’altra parola-trappola! Si potrebbe translitterare con “abitudine”, ma sarebbe appunto solo una translitterazione, non una traduzione. Perché le “virtù” non sono mai l’esito di comportamenti meccanici, abitudinari, adottati passivamente, bensì “attitudini” (“habitus”) permanenti, costanti, acquisite consapevolmente e liberamente. Come? Mettendo in atto azioni “virtuose”, positive. Aristotele cita un proverbio già noto ai suoi tempi: una rondine non fa primavera. Un gesto di generosità non ci rende generosi; un’azione coraggiosa non ci rende coraggiosi...<br />
Ma gesto dopo gesto, azione dopo azione, la nostra psiche si struttura in una certa maniera per cui la generosità o il coraggio diventano sempre più tipici del nostro modo di essere nel mondo: diventano una “seconda natura” o, forse meglio, plasmano la nostra “natura” secondo un certo modello e con una certa direzione. Al punto che decidere, davanti ai bivi della vita, per gesti generosi o per azioni coraggiose diventa più spontaneo, più agevole, che optare per scelte egoistiche o di viltà. <br />La persona “virtuosa” lo è tanto più quanto meno si accorge di esserlo o quanto meno le costa esserlo. Compiere atti “viziosi” le riuscirebbe più faticoso, più artificiale, se non quando – replicando giorno dopo giorno atti di egoismo o di vigliaccheria – non acquistasse un altro “habitus” e, dunque, non le diventasse finalmente più facile comportarsi da egoista o da vigliacco. “Virtù” e “vizi” pesano solo sui soggetti mediocri: ai virtuosi e ai viziosi riesce meravigliosamente facile vivere da tali.</div><br />
<div style="text-align: center;">Augusto Cavadi</div><br /><br />
<div style="text-align: justify;">__________<br /><br /><i>In questa serie:</i><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/11/virtu-cardinali-ritorno-alle-origini.html" target="_blank">1) "Virtù cardinali: ritorno alle origini per rimetterle... in forma"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/follia-o-piuttosto-genuina-prudenza.html" target="_blank">2) "Follia, o piuttosto genuina prudenza?"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/alla-ricerca-della-giustizia-sperduta.html" target="_blank">3) "Alla ricerca della giustizia sperduta"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/il-coraggio-abile-paciere-fra-vilta-e.html" target="_blank">4) "Il coraggio, abile paciere fra viltà e spavalderia"</a></b><br />
<b><a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/12/un-semaforo-sui-crocevia-delletica-la.html" target="_blank">5) "Un semaforo sui crocevia dell'etica: la temperanza"</a></b></div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-9794621470260541212022-11-08T17:54:00.004+01:002022-11-08T18:00:57.094+01:00Pensare diversamente<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Anna Colaiacovo •</span></div><br />
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<div style="margin: -20px auto 10px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Pensare diversamente" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEij7f1bbraNBgHOAl-C0jBsNuffLhC8q08DKwQmoRlFNDHQe3J6xJLbev85eR_yc3SH2Q9g_1juUY0fQNJdhxgeH8ZUMuxXJJs6j0nUQdoMbYJqUgqohO_QS-nnNnIFsw3JySCj7UVX0OOfsVKGD9WzBwnrswLFN6weWhWFcPD-NZvuuXXrsHUlrWIUBw/s1600/Filosofia-per-la-vita_Pensare-diversamente.jpg" width="95%" /></div><br />
<div style="text-align: justify;">La fase storica che stiamo vivendo è drammatica. Tra pandemia, disastri climatici, guerre, crisi economiche e minaccia nucleare navighiamo a vista in un mare di incertezze. Abbiamo estremo bisogno di sguardi critici sul presente che siano in grado di offrirci chiavi di lettura e indicazioni su come affrontare le sfide del nostro tempo. Per fortuna ci sono libri che rispondono a tale esigenza. Tra questi, ne ho incontrati tre molto diversi tra loro che hanno in comune una riflessione sul pensiero. Un pensiero che è oggi incapace di cogliere ciò che accade nel mondo o perché ancorato a modelli superati o perché modificato dalle nuove tecnologie.<br /><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px; margin-top: 30px;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Svegliamoci! - Edgar Morin" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPmPxIABA_bvuRrBosbmwkhQbXAYemSY5U8E_ZFF6clI1FM_Y0xE4iHoFLPSBdODVRjBqCGfIsLuY-TV9l-Xb9nVfwy3ARV5DJBoZyXoh1FUG1ohvN_-fo7Q-W6MpR0CpefVNWnnFEyrtrBiu-1i-NdCtfdLjOF-jvixeOu5X-k2YWhenaxnKdOpTcGg/s1600/Filosofia-per-la-vita_Svegliamoci_Morin.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">Edgar Morin, Svegliamoci!<br/> Mimesis, Milano–Udine 2022</td></tr></tbody></table><br />Il primo testo è l’opuscolo citato da Augusto Cavadi nel suo ultimo <a href="https://www.filosofiaperlavita.it/2022/10/se-filosofare-provassero-molti-piu.html" target="_blank">post</a>: <b>"Svegliamoci!"</b> (Mimesis, Milano–Udine 2022). Morin è un grande vecchio che non ha mai smesso di indagare il presente con lucidità e passione. Filosofo della complessità, ritiene - come ha messo in rilievo Augusto - che la crisi che stiamo vivendo sia innanzitutto una crisi del pensiero. Un pensiero unilaterale, semplificatorio, incapace di cogliere la complessità della crisi stessa che è ecologica, economica e antropologica. L’essere umano vive di contraddizioni, ma continua a pensare secondo una modalità che esclude le contraddizioni. Da qui la difficoltà a comprendere ciò che caratterizza il nostro tempo: la compresenza di grandi progressi sul piano materiale e di grandi rischi legati a questi stessi progressi. Abbiamo idolatrato lo sviluppo, ma proprio lo sviluppo indiscriminato, orientato al profitto, ha portato alla crisi ecologica planetaria. Oggi ci troviamo di fronte alla necessità di fermare la crescita per poter salvare l’umanità. Occorre una “politica che assicuri la decrescita di tutto ciò che inquina e la crescita di tutto ciò che salvaguarda e rigenera” (p. 46). Una politica che dovrebbe riguardare l’intero globo terrestre, la nostra casa comune. E, invece, assistiamo al proliferare di nazionalismi e di ripiegamenti identitari. Il vero problema, oggi, è dominare il sogno di dominio sull’ambiente e sul diverso da noi, e rafforzare le relazioni umane.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px; margin-top: 30px;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Metamorfosi - Emanuele Coccia" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLAoEQETRNGqDs6avOgSkxQ853d75M27C0HWLQjjHWPnar6VCizSwdOXmkDh8p1HqO9mWDvQugGCs_TDJlr8bYnAITPXNoDFFNPwV58bl6nj8XJHvQSMTznmcGxryS0Z6uEIitXPY9-BWaqa7yfv8-VggX-5SL255P6QQTpb5blsxQJOJyB3c6CaFB_w/s1600/Filosofia-per-la-vita_Metamorfrosi_Coccia.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">Emanuele Coccia, Metamorfosi. Siamo un'unica, sola vita. <br />Einaudi, Torino 2022</td></tr></tbody></table><br />Il virus “in una manciata di mesi ha imposto al pianeta un nuovo universalismo di fronte al quale tutte le strutture politiche della modernità appaiono obsolete (…) Anche la nozione di specie andrebbe ripensata e messa da parte. Dopo esserci fatti la guerra per le più piccole differenze, ci troviamo schiacciati dall’evidenza di una comunità di carne senza proprietà e con mille identità simultanee, che vuole solo una cosa: la pace della carne, la pace nella carne. La politica del futuro non può che partire da qui.” Così scrive Emanuele Coccia (in <b>"Metamorfosi - Siamo un'unica, sola vita"</b>, Einaudi, Torino 2022 pp. 7-8). Occorre passare da un sapere che classifica e distingue a un sapere che individua nella metamorfosi l’essenza della vita. Qualsiasi forma di vita non è altro che trasformazione continua, in relazione con una molteplicità di altre forme. Fin dalla nascita, portiamo dentro di noi i nostri genitori, i nostri antenati, ma anche pesci, batteri, ossigeno, idrogeno etc. In natura nulla è riconducibile a una identità precisa, il discorso identitario è un inganno. Attraverso l’atto del mangiare travasiamo la vita di altri nella nostra e in questo modo dimostriamo che c’è una sola vita, comune a tutti gli esseri viventi. E la madre di tutti è Gaia, la Terra. Se apriamo gli occhi e la mente sul mondo intorno a noi e su noi stessi non possiamo non ammettere che “la Terra è un immenso bozzolo al cui interno tutte le forme si sono generate” (p. 85).<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 25px; margin-top: 30px;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Le non cose - Byung-chul Han" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3DNUAd1ndkRGb1yh_M4pLxGUj-9EkdJ8tZ62ecqYwQztqM1LnyKSzL_EGf6yFl1GCId3lYQ9PFggXD9sYADcL83VbX640kmt_UH7X4rZqY5nagfi82ANozQ9nneCHNgBImRkSGufgHOkrnQY8FdRN_kgrGiMhT4MELbdsjrtdlnHtuNDQ0qT1od-LPQ/s1600/Filosofia-per-la-vita_Le-non-cose_Chul-Han.jpg" style="clear: left; margin-left: auto; margin-right: auto; width: 180px;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="padding: 0px 10px 10px; text-align: justify; width: 180px;">Byung-chul Han, Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale. Einaudi, Torino 2022</td></tr></tbody></table><br />Il progresso sul piano materiale è strettamente collegato con lo sviluppo tecnologico. L’innovazione tecnologica indubbiamente porta alla soluzione di problemi, ma da essa nascono nuovi problemi sia perché la tecnologia è al servizio di modelli capitalistici finalizzati al profitto, sia perché è usata da utilizzatori spesso privi di consapevolezza. Secondo Byung-chul Han, filosofo di origine coreana molto attento alle problematiche del nostro tempo, la digitalizzazione sta cambiando il nostro modo di vivere il reale. Derealizza il mondo, lo disincarna e lo informatizza. Siamo diventati tutti infomani: “Non sono più gli oggetti, bensì le informazioni a predisporre il mondo in cui viviamo. Non abitiamo più la terra e il cielo, bensì Google Earth e il Cloud.” (<b>"Le non cose - Come abbiamo smesso di vivere il reale"</b>, Einaudi, Torino 2022). Inoltre l’eccesso di informazioni annulla la differenza tra vero e falso, sostituisce la verità con l’efficacia e non produce alcun sapere. I media digitali immagazzinano dati che rimangono sempre uguali, mentre la memoria umana, di tipo narrativo, li elabora e li trasforma. L’oggetto devozionale del regime neoliberista è, secondo Byung Chul Han, lo smartphone, un rosario digitale. Facebook e Google sono i nuovi feudatari. Ci fanno sentire liberi, mentre siamo in realtà sorvegliati e sfruttati. Lo smartphone potenzia l’autoreferenzialità, crea il mondo in forma digitale, ci inonda di stimoli, ci permette di comunicare incessantemente con gli altri, ma ci rende sempre più soli. La scomparsa dell’altro è un evento tragico perché, mentre l’intelligenza artificiale è apatica, il pensiero umano è un processo analogico che ha bisogno di eros, dell’aspetto emotivo: “Dell’intelligenza macchinica emerge soprattutto il pericolo che il pensiero umano le si allinei diventando a sua volta macchinico” (p. 56).<br />
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</div><br />
<div style="text-align: center;">Anna Colaiacovo</div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-88772404694189113202022-10-03T18:47:00.004+02:002022-10-03T22:03:16.648+02:00Se a filosofare provassero molti più elettori<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Augusto Cavadi •</span></div><br />
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<div style="margin: -20px auto 10px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Edgar Morin - Svegliamoci!" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg02GJKUik_4joMnu3ErnxcgmBR1itCN5AQZ3EK8M3Khp0NmdbfLThxCtX9kJHl3vZQdLQIzyQjvMK1Q6n387bX2gq3wBz2OgxKO1wPjKm6DH0Uzt71xFmWZDXRDxKgK84JMVscsYmrkbVOE2v6TEUDI42ZxXOQKOugci1kVWkrJIDk8MBpbOBZekNQeg/s1600/Filosofia-per-la-vita_Morin_Svegliamoci.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;">La forsennata <i>super-produzione industriale</i> (dettata da interessi privati e/o di Stati nazionali) è alla radice dei <i>conflitti bellici</i> in corso (con relativi rischi di esiti nucleari) e della <i>distruzione irreversibile dell’ambiente</i>.<br />
I politici sono, di norma, un ostacolo anziché un sostegno per la risoluzione di questi drammi epocali nel loro intreccio micidiale. Come confermano le ultime elezioni italiane del 25 settembre 2022, i cittadini o si astengono dal far pesare il loro voto o lo indirizzano preferibilmente su schieramenti sfacciatamente filo-capitalistici che non hanno, neppure solo a livello programmatico, l’intenzione di ridurre sfruttamento delle risorse, situazioni di guerra, disastri ecologici.<br />
Inorridito da questo “sonnambulismo” generalizzato, a 101 suonati, uno dei massimi pensatori viventi – Edgar Morin – ha lanciato il suo grido d’allarme: <b>"Svegliamoci!"</b> (Mimesis, Milano–Udine 2022, pp. 78, euro 10,00).<br />
Svegliamoci da questo sonno dogmatico provocato o dall’illusione che l’umanità non compia l’ultimo miglio verso l’auto-distruzione definitiva o dalla convinzione nichilistica che questo suicidio collettivo non sia il peggiore dei mali dal momento che l’essere, la vita, la gioia, la solidarietà, il piacere sarebbero – tutto sommato – equivalenti al nulla, alla morte, al dolore, all’individualismo, all’insensibilità.<br /></div><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Augusto Cavadi - Edgar Morin" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_J1QBC6WFVKOpzi0nPzMWmFrY8lhA-Ch6tTS4HinoYXiBO520EAULjk7ZqQZpXvTo9obx_bMm23T1HBb5exGOfreOt9h9-dFFFijOgqZWCujzPB5AkOMFMsuIp0YX9f-y5uoNyzrdCyfK2JqA1Y6wj6Fwb_6HjTlcNh5JVltdE8CRUI8gFRePrCLAVA/s1600/Filosofia-per-la-vita_Ojala.jpg" width="95%" /></div>
<div style="text-align: justify;"><b>Cosa significa, in concreto, svegliarsi?</b><br />Quasi a mo’ di sintesi dei suoi innumerevoli scritti, Morin lo spiega efficacemente in questo opuscolo. Non tento neppure di riassumere le sue indicazioni articolate, mi limito al passaggio che mi sembra la chiave di lettura decisiva: “Non è solo la crisi dei partiti di sinistra in rovina, né soltanto la crisi della democrazia che imperversa in tutto il mondo, né solo la crisi di uno Stato iperburocratizzato e appesantito dalle lobby, né ancora soltanto la crisi di una società dominata dal potere onnipresente del profitto, né infine solo una crisi della civiltà o dell’umanesimo, si tratta di una crisi più radicale e nascosta: una crisi del pensiero” (p. 31).<br />
Già sarebbe abbastanza grave vivere in contesto politico in cui ministri della Repubblica insegnano ai giovani che “con la cultura non si mangia” (Giulio Tremonti) e in cui quei giovani, che – invece – vorrebbero mangiare grazie al lavoro culturale, sono costretti a emigrare nei cinque continenti; ma c’è di peggio. Artisti e ingegneri, chimici e letterati, economisti e archeologici, fisici e psicologi – anche i più esperti fra queste categorie di intellettuali – si accontentano del loro punto di vista particolare e non aspirano neppure a una prospettiva complessiva: “gli specialisti disdegnano ogni conoscenza globale, che considerano superficiale.[...] L’invisibilità della crisi del pensiero dipende dalla separazione e dalla frammentazione delle conoscenze, la cui riunificazione è considerata impossibile, rendendo quindi unilaterale, incompleta e di parte ogni considerazione relativa alla società, alla storia e alle crisi medesime” (p. 47).<br /><br />
<div style="margin: 0px auto 20px; text-align: center;"><img alt="Filosofia per la vita - Augusto Cavadi - Edgar Morin" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgdmhsCh9jppon_afbkgVrfzEcAclJfb5mA7mK8bA9fvtbgqaveO6rLEiIOXLOWIKqzSOzEJZqHIHvX2ElqVaQDJ8_r-Ge8sk7zlOmUNKWNDyRm56U0RC06nEJ8DmjUCzKiHw9C6gqyssqufux0242WVUOtkqK9TFXlkqzYpMxqpNbQOELjDZWsHK2EA/s1600/Filosofia-per-la-vita_Ojala-Lens.jpg" width="95%" /></div>
<b>Chi dovrebbe prestare il servizio della sintesi, della trans-disciplinarietà, dello sguardo unitario, sapienziale, comprensivo?</b><br />In Occidente è stata questa la missione dei filosofi. Ma, da almeno un secolo, la filosofia (nelle università e di conseguenza nelle scuole medie) è diventata storia della filosofia. Indubbiamente nessun filosofo saggio comincia a filosofare in prima persona senza studiare attentamente le filosofie precedenti: ma, se ci si limita a questa indagine archeologica del passato, chi oserà proporre un’analisi complessiva del presente e, addirittura, un progetto per il futuro?<br />
Nel Novecento F. Waismann (in <i>Analisi linguistica e filosofia</i>, Astrolabio Ubaldini, Roma 1970, p. 40) ha scritto che la filosofia autentica è “lo sfondamento della morta incrostazione della tradizione e delle convenzioni, la rottura delle catene che ci legano ai preconcetti che abbiamo ereditato dal passato, in modo che si possa ottenere una nuova e più potente visione delle cose”. Senza la filosofia così intesa, chi darà alla classe dirigente di un Paese (classe che include i politici, ma non solo) gli elementi affinché, restando ciascuno e ciascuna nel proprio ambito professionale, si elabori – ‘per’ e soprattutto ‘con’ l’intera popolazione – una saggezza condivisa? Se anche i filosofi si concentrano sul dettaglio del dettaglio (dedicando la vita a leggere e commentare un solo pensatore per quanto illustre, anzi una sola opera di un solo pensatore), perché meravigliarsi di tanta miopia fra eletti ed elettori, governanti e governati? Con felice espressione, Gerd Achenbach ha definito il filosofo “lo specialista del generico”: ma quanto coraggio ci vuole a intraprendere questa strada sapendo che le accademie aprono le porte solo a quanti dimostrano di sapere quasi tutto su un quasi niente? E’ un po’ come quella figura, in via di eclissi, del buon medico di famiglia: di ortopedia o di dermatologia ne sa meno dei colleghi ortopedici o dermatologi, ma – se davvero esperto – sa qualcosa che tutti i suoi colleghi specialisti, sommati insieme, ignorano. Possiede quello sguardo clinico che coglie il paziente nella sua interezza: uno sguardo olistico in grado di afferrare le connessioni fra gli organi dell’unico soggetto (somato-psichico) davvero esistente.
Forse è tornato il tempo in cui – come avveniva dal V secolo a. C. al XIX secolo d.C. – il filosofo non era un professore di filosofia, ma uno scienziato o un avvocato, un diplomatico o un pulitore di lenti, un medico o un prete: uno che aveva il suo mestiere per mantenersi, cercava di svolgerlo con il massimo di attenzione e di cura, ma senza spegnere la passione per interpretare la Totalità. Uno fra tanti, uno come tanti, abitato però dal desiderio di vivere “come colui che ha visto molto e non ha dimenticato nulla, e come uno che vede ogni cosa per la prima volta” (J. Wisdom, <i>Paradox and Discovery</i>, Blackwell Publishers, Oxford 1966, pp. 137-138).
<br />Di storici delle filosofie ne abbiamo molti, e tra questi anche di molto bravi nell’esegesi dei testi in ogni lingua antica o moderna. Ma di cercatori di sapienza, che si sforzino – <i>in</i> e <i>oltre</i> la propria attività lavorativa – di pensare con originalità senza asservirsi né alla carriera né alle mode né ai potenti di turno, abbiamo disperato bisogno.</div><br />
<div style="text-align: center;">Augusto Cavadi</div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3652444606364846497.post-16565252155129189432022-09-16T14:09:00.002+02:002022-09-30T19:01:20.027+02:00Filosofia ETID, "Tour al centro di noi stessi" - Brescia 22/23 Ottobre 2022<div style="margin-top: -20px; text-align: center;"><span style="font-size: 13px;">• Eugenio Agosta •</span></div><br />
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<img alt="Filosofia per la vita - Filosofia ETID - Brescia 2022" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiH9sexaiRQSCChpPXR-cYCdNccjw3iqYEdKnrrYV_PzaO_5-RwOwberLpvrul3e2MPlOuxLqRYQTMl3qqiwrKsKx4FF4ssLwXK8rdNuVqN33mar84Y9dKMjFa0dSmEHOsMZvtYUsUtPbrO9pYworssHe8A_N03q72hGX1pXdJikjPp64MQTzl7JiPfVg/s1600/Filosofia-per-la-vita_Filosofia-ETID_BS2022_OK.jpg" width="95%" /></div>
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<div style="text-align: center;"><b>Esiste una stella polare che possa consentire di orientarci in questo mondo così complesso?</b>
<br /><br /><span style="color: #2b00fe; font-size: 22px;"><b>Scoprilo iscrivendoti al Workshop di Filosofia ETID</b></span><br /><span style="color: #990000; font-family: trebuchet; font-size: 30px;"><b>"TOUR AL CENTRO DI NOI STESSI"</b></span><br /><br /><b><span style="font-size: 20px;">Un viaggio alla scoperta delle dimensioni più essenziali della nostra esistenza.<br /><span style="color: #990000;">Un modo diverso di guardare la realtà e il possibile.</span><br />
Il workshop è tenuto da Eugenio Agosta:<br /><i>filosofo, imprenditore, consulente filosofico e coach</i>.</span></b><br /></div><br />
<div style="text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe;">A CHI È RIVOLTO?</span></b></div>• A chi è alla ricerca di un nuovo assetto per la propria vita.<br />• A chi è disorientato.<br />
• A chi è interessato a una migliore armonia sia a livello individuale che collettivo.</div>
<div style="text-align: justify;"><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #2b00fe;">VANTAGGI</span></b></div>• Un fine settimana dedicato a te stesso.<br />• Acquisizione di una nuova chiave per interpretare la realtà.<br />
• Capire meglio le relazioni in cui sei coinvolto per orientarti in un mondo complesso.</div>
<br />
<div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #990000;">Sabato 22 Ottobre:</span></b> ore 9,30 - 18,00.<br /><b><span style="color: #990000;">
Domenica 23 Ottobre:</span></b> ore 9,30 - 17,00.<br />
<br /><b><span style="color: #990000;">
Sede del Workshop:</span></b> "Ca' Onia", Via Aleardo Aleardi 11/A - 25121 BRESCIA<br />
<br /><b><span style="color: #990000;">
Contatti:</span></b> "Multilingue - Advanced Communication Services"<br />
Cell. 030 3365516<br />
Email: corsi@multilingue.it<br />
Website: <a href="https://etidphilosophy.com/" target="_blank">www.etidphilosophy.com</a><br />
<br /><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #990000;">▼ INFORMAZIONI ▼</span></b></div></div>
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<div style="text-align: center;"><a href="https://etidphilosophy.com/workshop-di-filosofia-etid-tour-al-centro-di-noi-stessi/" target="_blank">
<img alt="Workshop Filosofia ETID - Brescia 2022 - Info" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigNK00NTBpR861QDlNvfk1Nt1gUQ7A9g0Md-cZwyjBMnubaY0cF59JBLXJl1O4zG7T2BBD_TGL4vP2aVNipOdZDNN4Epi4ItDPPiupYSr-pOg499e-h-VJlsSLgyt8gl52TFPybmMHMynxNQUhNriruGh4cClVMmybF0qB_S34m1BSxqFqAje6c7uZNw/s1600/InfoButton.png" width="200px" /></a></div>
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<div style="text-align: center; border: none !important"><img style="border: none !important; background: none !important; -moz-box-shadow: 0px 0px 0px transparent !important; -webkit-box-shadow: 0px 0px 0px transparent !important; box-shadow: 0px 0px 0px transparent !important;" alt="Logo Multilingue - CCI - Ca Onia" border="0" width="95%" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTrfW0jJKkzUKIjeHn4p5Jbz36bok1PS7G3uj0wOW3wz0kM46TwC7HvLQKY5jOal0lO5C74j6RRjIxJ25c7-7hgtcU02K4A2V1elUHNnDXsWalMVoMxQ-VNTDzMooN3cNZCcPXqN1G0CMkoT5VkSH4x_5jbXZnrzuTd02tT38pu3vhMRtO7jsUQqh9gg/s1600/Logo.jpg" /></div>
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<div style="text-align: center;">Eugenio Agosta</div>Filosofia per la vitahttp://www.blogger.com/profile/13117975559846940480noreply@blogger.com0