• Augusto Cavadi •

La mia è una richiesta di aiuto a capire, una richiesta né retorica né ancor meno polemica. Nella bella omelia di domenica 18 maggio, durante la messa di insediamento, papa Leone XIII ha detto (leggendo un testo scritto reperibile in internet): «Noi vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno. E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace».
Mi pare che, secondo la logica più elementare, questo passaggio sia contraddittorio: è davvero così o mi sbaglio clamorosamente?
Se si fosse limitato ad invitare l’umanità ad accogliere la “proposta di amore” (gratuito, disinteressato, “agapico”) che promana (anche, non soltanto!) dal Gesù dei vangeli, l’avrei trovato legittimo, anzi incoraggiante. Se l’avesse esortata a diventare un’unica grande famiglia, sarebbe stato un appello inappuntabile.
Ma egli ha specificato: “Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno”. Ora questo invito papa Prevost lo ha rivolto non solo alle persone che si dicono cattoliche o, comunque, appartengono “a Chiese cristiane sorelle”, ma anche a “coloro che percorrono altri cammini religiosi” o coltivano “l’inquietudine della ricerca di Dio” o vivono, senza inquietudine, la strada della “buona volontà”.
Mi chiedo dunque: ha inteso invitare anche chi cristiano non è ad aderire all’unico Cristo e a diventare membro della sua grande famiglia? L’ebreo o il musulmano, l’agnostico o l’ateo, pur se adesso battono sentieri di giustizia e di servizio, sono esortati a convertirsi alla proposta evangelica ed ecclesiale? Mi sembrerebbe davvero improbabile! Ma, se questa interpretazione – la più immediata, la più evidente – non è corretta, quale sarebbe invece la più fedele all’intenzione papale? Qualcuno – lo chiedo senza ironia – può aiutarmi a capire?
Mi pare che, secondo la logica più elementare, questo passaggio sia contraddittorio: è davvero così o mi sbaglio clamorosamente?
Se si fosse limitato ad invitare l’umanità ad accogliere la “proposta di amore” (gratuito, disinteressato, “agapico”) che promana (anche, non soltanto!) dal Gesù dei vangeli, l’avrei trovato legittimo, anzi incoraggiante. Se l’avesse esortata a diventare un’unica grande famiglia, sarebbe stato un appello inappuntabile.
Ma egli ha specificato: “Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno”. Ora questo invito papa Prevost lo ha rivolto non solo alle persone che si dicono cattoliche o, comunque, appartengono “a Chiese cristiane sorelle”, ma anche a “coloro che percorrono altri cammini religiosi” o coltivano “l’inquietudine della ricerca di Dio” o vivono, senza inquietudine, la strada della “buona volontà”.
Mi chiedo dunque: ha inteso invitare anche chi cristiano non è ad aderire all’unico Cristo e a diventare membro della sua grande famiglia? L’ebreo o il musulmano, l’agnostico o l’ateo, pur se adesso battono sentieri di giustizia e di servizio, sono esortati a convertirsi alla proposta evangelica ed ecclesiale? Mi sembrerebbe davvero improbabile! Ma, se questa interpretazione – la più immediata, la più evidente – non è corretta, quale sarebbe invece la più fedele all’intenzione papale? Qualcuno – lo chiedo senza ironia – può aiutarmi a capire?
Augusto Cavadi
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