MANUALE PER VIP
Rubrica a cura di Augusto Cavadi

Augusto Cavadi, Manuale per Vip
«Eh, no! Mi dispiace. Se vi siete incuriositi a questa nuova rubrica perché immaginate che parli di questo o quel Vip (dall'inglese "very important person"), rimarrete delusi. Niente pettegolezzi, indiscrezioni, dicerie: l'ottanta per cento della carta stampata e delle televisioni ne è già zeppa! Ho voluto scegliere questa sigla, invece, come abbreviazione di "Vivere in pienezza"...»
Dal post introduttivo ►
CENETTE FILOSOFICHE PER NON... FILOSOFI
(DI PROFESSIONE)
Rubrica a cura di Augusto Cavadi

Augusto Cavadi, Cenette Filosofiche
Nel 2003 alcuni partecipanti abituali alle “Vacanze filosofiche” estive¹, e residenti nella stessa città (Palermo), abbiamo esternato il desiderio di incontrarci anche nel corso dell’anno, tra un’estate e l’altra. Da qui l’idea di una cenetta quindicinale presso lo studio legale di uno di noi, Pietro Spalla, che si sarebbe incaricato di far trovare un po’ di prodotti da forno e qualche bevanda. Appuntamento alle ore 20:00 (in martedì alterni) per accogliersi a vicenda e mangiucchiare ciò che si trova sulla tavola: dalle 20:30 alle 22:00, poi, lo svolgimento dell’incontro.

La metodologia che abbiamo adottato è molto semplice: chiunque del gruppo propone un testo che si presti ad essere letto in chiave di filosofia-in-pratica (dunque non solo un classico del pensiero filosofico, ma anche un romanzo o un trattato di psicologia, un saggio di astrofisica o di botanica) e, se la maggioranza lo accetta, diventa nelle settimane successive il testo-base delle conversazioni. In esse non sono graditi gli approfondimenti eruditi (tipici dei seminari universitari) perché si vorrebbe dare spazio alle riflessioni personali, alle risonanze esistenziali e alle incidenze sociopolitiche, suggerite dal testo adottato. Uniche condizioni per la partecipazione: aver letto le pagine del libro che il gruppo si assegna di volta in volta per la riunione successiva (se non si fosse riusciti a farlo in tempo, si è pregati di assistere in silenzio) e intervenire evitando i toni polemici nei confronti dei presenti che abbiano espresso convinzioni, esperienze, ipotesi interpretative differenti dalle proprie².

La pandemia del Covid-19 ha costretto la piccola comunità di ricerca filosofica a sospendere gli incontri in presenza e a sostituirli con sessione in video-conferenza: certamente una riduzione della qualità delle relazioni fra i partecipanti, ma anche l’apertura di possibilità sino a quel momento inesplorate. Così amiche e amici di varie regioni italiane si sono collegati via internet e questa modalità di interazione ha finito col sostituire del tutto le cenette in presenza. Ci si vede direttamente alle 20:30 collegandosi mediante un link che Pietro Spalla trasmette a chiunque faccia richiesta di essere incluso nell’apposita mailing list (spalla.pietro@gmail.com).

La mailing list è diventata, sempre più, un luogo di scambi tra una cenetta e la successiva: scambi di opinioni, di commenti, di suggerimenti bibliografici, di battute umoristiche, di informazioni su eventi culturali... In questa molteplicità di interventi occasionali, non ne mancano alcuni meno estemporanei, di una certa consistenza e di un certo rilievo, che probabilmente meritano di non essere seppelliti nelle ondate di e-mail che si accavallano di giorno in giorno (talora di ora in ora).

Da qui l’idea di aprire in questo blog – www.filosofiaperlavita.it – un’apposita rubrica – “Cenette filosofiche per non... filosofi (di professione)” – che metta a disposizione, per un lasso di tempo più lungo e soprattutto per un pubblico potenzialmente più ampio, i contributi che i sostenitori finanziari della rubrica riterranno opportuno segnalare³.

Augusto Cavadi


¹ Cfr. https://vacanze.filosofiche.it
² Cfr. “Cenette filosofiche” in A. Cavadi, Mosaici di saggezze. Filosofia come nuova antichissima spiritualità, Diogene Multimedia, Bologna 2016, pp. 282-284.
³ Attualmente i rimborsi delle spese di gestione di questa rubrica sono sostenuti da Caccamo A., Cavadi A., Chiesa L., Cillari E., D’Angelo G., D’Asaro M., Di Falco R., Enia A., Federici G., Galanti M., Gulì A., Leone R., Oddo G., Palazzotto A., Paterni M., Randazzo N., Reddet C., Salvo C., Spalla P., Spalla V., Santagati G., Ugdulena G., Vergani B., Vindigni E. Chi desiderasse aggiungersi al numero dei sostenitori può contattarmi alla e-mail a.cavadi@libero.it

24 ottobre 2023

Cenette Filosofiche, testimonianza #1: l'esperienza di Armando Caccamo


Filosofia per la vita - Cavadi - Cenette Filosofiche

«L’osmosi che avviene tra le idee di ognuno di noi
è la ricchezza più preziosa di questi incontri»


Era il 2006, già pensionato e ancora consulente aziendale esperto di “comunicazione persuasiva”, cercavo di riempire il vuoto che il congedo dal lavoro a tempo pieno mi regalava. Restituire alla famiglia ciò che il lavoro le aveva tolto era ed è la mia priorità, ma cercavo anche qualcosa che permettesse di dedicarmi a un interesse che non ero riuscito a coltivare come avrei voluto: la riflessione sulla vita con tutti i suoi perché.

Un’amica di “pennello” di mia moglie (pittrici per passione entrambe) mi diceva di certe riunioni periodiche in cui alcuni “non filosofi” di professione si interrogavano sui perché dell’esistenza, ed è così che ci ritrovammo al “Parco letterario Tomasi di Lampedusa” (così si chiamava il locale), in vicolo della Neve, tra i palazzi della Palermo più antica. In un piccolo depliant, infatti, tra gli scaffali che arredavano il caffè letterario, trovai un invito a partecipare alla conversazione pubblica, condotta da un certo Neri Pollastri, sul tema “Cosa può offrire la filosofia alla vita quotidiana dei non filosofi” in occasione della pubblicazione del volume di un certo Augusto Cavadi dal titolo: E per passione la filosofia. Breve introduzione alla più inutile di tutte le scienze.

Avevo sentito parlare di questo professore di liceo che aveva dato una radicale svolta alla sua vita per diventare “consulente filosofico”, mi spiegarono che era una specie di Socrate che ascoltava la gente che aveva voglia di raccontarsi: un filosofo di strada insomma. Seppi che era pure teologo, il che mi incuriosì non poco, dato che mi ero allontanato da tempo da certe frequentazioni.

Dopo l’esperienza della conversazione con Neri Pollastri, la conoscenza di Augusto Cavadi e la lettura del suo libro, cominciai a partecipare alle “cenette per non filosofi”, così erano dette le riunioni periodiche cui accennavo prima. Da allora non ne ho quasi mancata una, prima di presenza e poi on line. Grazie a queste occasioni: ho conosciuto altre persone, con alcuni sono diventato amico. Posso dire che, in tutti questi anni, ho imparato ad affinare il mio pensiero autonomo in contatto con il pensiero altrui che, alle cenette, è sempre degno di rispetto: l’osmosi che avviene tra le idee di ognuno di noi è la ricchezza più preziosa di questi incontri.

Molte sono le iniziative che negli anni si sono realizzate e si realizzano sotto la supervisione di Augusto, che nel tempo mi ha regalato la sua amicizia. Oltre alle vacanze filosofiche estive per non filosofi, molti appuntamenti si ‘sgranano’ lungo tutti i mesi: dalle “domeniche di spiritualità laica” ai giovedì di meditazione ‘laica’, altri eventi si sono infatti aggiunti alle cenette. Dopo saltuarie presenze a tutta questa mole di occasioni intellettuali, mi sono affezionato solo alle “cenette” perché credo al “poco di molto e molto di poco”: infatti la mia vita si snocciola tra interessi votati all’impegno della mente e quelli dominati dalla leggerezza del vivere, che, come dice Italo Calvino, ha i suoi valori da non trascurare, senza contare le lunghe assenze da Palermo per stare vicino ai figli a Milano.


Armando Caccamo
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19 ottobre 2023

La filosofia spiegata ai giovani... d'oggi e di ieri

• Augusto Cavadi •


Filosofia per la vita - La filosofia spiegata ai giovani
A giudicare dal titolo (La filosofia spiegata ai giovani) e dal sottotitolo (Come costruire la propria esistenza e orientarsi nella vita), l’ultimo libro di Stefano Zampieri (Diarkos Editore, Santarcangelo di Romagna 2023, pp. 204, euro 17,00) potrebbe essere scambiato per l’ennesimo manuale propedeutico, ad uso di studenti che si avvicinino per la prima volta alla storia e alle tematiche principali della filosofia.

In realtà é qualcosa di diverso: uno scritto originale, raffinato e articolato, al punto da risultare, a mio avviso, adatto a lettori adulti (o a giovani che, però, abbiano acquisito una notevole familiarità con l’ordine del discorso filosofico).

La filosofia spiegata ai giovani - Come costruire la propria esistenza e orientarsi nella vita
Stefano Zampieri, "La filosofia spiegata ai giovani - Come costruire la propria esistenza e orientarsi nella vita"
(Diarkos Editore, Santarcangelo di Romagna 2023, pp. 204)
Precisiamo subito: “la” filosofia in questione é, inevitabilmente, “una” delle innumerevoli declinazioni della pratica filosofica. Sul modello delle scuole greche ed ellenistiche, infatti, viene qui presentata non come un’attività esclusivamente intellettuale, bensì come “un vero e proprio stile di vita” (p. 14).
Di conseguenza, “una filosofia pensante e dialogante”, “una filosofia nella vita quotidiana, capace di rischiarare le oscure immagini della nostra identità” (p. 23), purché non la si concepisca “come una medicina, come la pillola che prendiamo per il mal di testa”: essa, infatti, “ci aiuta dall’interno, nel senso che ci mette sulla strada, e poi tocca a noi camminare, tocca a noi scegliere la direzione definitiva. La filosofia ci mostra lo spazio che abbiamo di fronte, ci indica l’orizzonte, ci aiuta a fissare dei punti di riferimento utili per non perdersi, ma poi tocca a noi. Saremo noi, infatti, a decidere quale sentiero imboccare, saremo noi a decidere quanto in fretta vorremo camminare, saremo noi a decidere quali svolte vorremmo prendere, e saremo sempre noi a sceglierci i compagni di viaggio migliori” (p. 24).

Filosofia per la vita - Stefano Zampieri
Stefano Zampieri, saggista e consulente filosofico veneziano
Le coordinate che Zampieri propone sono la ricerca della propria identità (ovviamente in senso integrale, non puramente psicologico) (pp. 27-122) caratterizzata, anche, dai punti di riferimento (i “valori”) che adottiamo (auspicabilmente dopo aver sottoposto a vaglio critico quanto ereditato in modo da accettare ciò che davvero “vale” e da scartare il resto) (pp. 123-155).
Solo quando si sia chiarito cosa si è e cosa si vuole diventare ci si può – e ci si deve – interrogare sulla “strada” più opportuna da percorrere (i Greci la chiamavano metodo), che – nella tradizione sapienziale non solo occidentale – è la “saggezza” (pp. 157-192), intesa quale “agire fondato sulla persuasione che un mondo migliore di quello in cui ci si trova a vivere sia non solo possibile ma anche auspicabile” (p. 161).
Si faccia attenzione al verbo agire dal momento che “il saggio, infatti, è colui che vive egli stesso da saggio, non colui che insegna ad altri la saggezza” (p. 163); o, se vogliamo, è colui che – direbbe Kierkegaard – la insegna indirettamente, attraverso la testimonianza effettiva. Per chi, come noi in questi mesi, sta nuovamente e inaspettatamente camminando sull’orlo dell’abisso di una terza (e forse ultima) guerra mondiale, un’àncora di disperata speranza.

Ma “la vita vissuta secondo uno stile filosofico” implica dei costi, delle rinunzie (sia pur, alla fine dei conti, liberatorie): “non può partecipare al grande banchetto del benessere ridotto a mercanzia, senza tradire se stessa e la propria natura” (p. 173). Né può adagiarsi sul conformismo dominante, percorrendo le autostrade affollate dalla maggioranza per timore di sperimentare solitarie vie secondarie, marginali: dunque lasciarsi dondolare pigramente dai “luoghi comuni”, cioè – per riprendere Heidegger – dal “si dice che nessuno dice, che tutti dicono e non appartiene a nessuno, di cui nessuno è responsabile” (p. 177), tanto meno nell’epoca dell’anonimato di un nickname dietro cui ci si cela nella grande rete telematica.

Filosofia per la vita - Illustrazione di Tang Yau Hoong
L’esortazione conclusiva al lettore (giovane o non più tale) – che, proprio attraverso la lettura riflessiva, può rendere vive le pagine scritte – è dunque “ad agire pensando che il meglio è possibile, che esiste un’altra possibilità, che non tutto è già stato deciso, che sei un essere libero, certo stretto da lacci, da vincoli, appesantito da zavorre e gravami, ma ancora intimamente libro di scegliere la propria strada, di costruire il proprio destino, di decidere, in ogni occasione, in ogni situazione, di fronte a ogni difficoltà, in base al meglio possibile, in base a un presupposto di saggezza materiale, non eroico ma impegnativo, assumendoti la responsabilità dei tuoi gesti e di quelli di coloro che ti circondano, nella prospettiva di un mondo migliore di questo” (pp. 185-186).


Augusto Cavadi


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15 ottobre 2023

Da animali a dèi

• Recensione di Bruno Vergani •


Yuval Noah Harari - Da animali a dèi - Breve storia dell'umanità
Yuval Noah Harari, "Da animali a dèi - Breve storia dell'umanità" (Ed. italiana Bompiani, trad. Giuseppe Bernardi 2015)
Edito da Bompiani "Da animali a dèi - Breve storia dell'umanità" è un saggio del giovane storico israeliano Yuval Noah Harari che in 508 pagine, semplici, immediate e piacevolmente rapsodiche, espone la complessa storia dell’uomo dalle origini fino a ipotizzare un suo possibile futuro. La descrizione s’incardina, con taglio divulgativo storico, antropologico, biologico, geografico, politico, psicologico e sociologico, sugli snodi rivoluzionari che nel volgersi del tempo hanno caratterizzato Homo sapiens differenziandolo, nel bene e nel male, dagli altri animali, incluse le differenti specie di Homo che vivevano in un tempo remoto anche coeve ai sapiens - come la specie neanderthalensis -, che se non si fossero estinte avrebbero problematizzato alla radice qualsiasi idealismo antropo-sapienscentrico.

Harari interpreta cruciale la remota rivoluzione agricola, grazie alla quale i sapiens, da raccoglitori di vegetali spontanei e cacciatori di animali selvatici, iniziarono a coltivare ed allevare formando, grazie alle maggiori risorse alimentari ottenute, gruppi con un numero sempre maggiore di individui. Comunità con numero sempre più alto di appartenenti non solo a seguito di maggiori disponibilità di cibo, ma soprattutto grazie alla coesione del gruppo conseguente alla peculiare capacità di immaginare astrazioni condivise: fantasie, miti, abbozzi di religioni e correlati linguaggi. Costrutti che vanno dal primitivo animismo al coniare moneta fino alla costituzione di società per azioni nei nostri giorni, tutte entità irreali nella sostanza - meri arbitri condivisi - eppure efficacissime ed efficientissime nell'ordinare e normare le relazioni umane. Costrutti astratti che portano, via, via, l’umanità al successo planetario, ma anche a problematiche ed effetti collaterali deleteri, sia nel rapporto dell’uomo con la natura a seguito dello smisurato sfruttamento delle risorse (tuttavia secondo l'Autore non esauribili grazie a quanto può fornirci il cosmo e al progresso scientifico), sia per la sofferenza procurata agli altri animali, sapiens compresi: massacri e genocidi tra uomini sono una costante storica.

Yuval Noah Harari
Yuval Noah Harari - Storico, filosofo e saggista israeliano
Tale antropocentrica impostazione dettata da credenze, più o meno condivise, pur permanendo fino ai nostri giorni muta con l’avvento della rivoluzione scientifica, nella quale Homo sapiens passa dall’interpretare e conformare l’universo alle proprie pregiudiziali congetture al riconoscere di non sapere, quindi ad indagare la realtà per ciò che realmente è. Processo che conduce ad una inedita accelerazione di scoperte e produzione, poi culminate nella rivoluzione industriale e in seguito in quella tecnologica e nelle plausibili ipotesi di futuri prolungamenti della durata dell’esistenza individuale, con colonizzazione di altri mondi e possibili creazioni di inedite specie di uomini un po’ organici un po’ bionici, con performance crescenti grazie all’implementazione anabolizzante di intelligenza artificiale.

Siamo numerosi e viviamo di più ma ne è valsa la pena? L’uomo è stato felice? E’ felice? Sarà più felice? L’Autore verso la fine del libro sospende l’asetticità dello storico per proporre un’etica della misura, dove in chiave buddista invita ad un meditato distacco dalle personali ambizioni antropocentriche e dai piaceri illusori. Una sorta di pacata rassegnazione nell’accettazione della parzialità e provvisorietà dell’uomo nel cosmo.

Il libro tanto ricco di spunti stimolanti e di analisi spiazzanti - seppur non inedite, in quanto già illustrate e storicamente affrontate dalla filosofia - con, tra le righe, un coinvolgente humour tragico, porta il lettore a domandarsi: «Ma com’è potuto accadere che questo gruppo di strane scimmie denominate Homo sapiens, alle quali l'Autore del saggio appartiene rappresentandole, abbia potuto raggiungere tale livello di pensiero e di parola?» Harari non spiega l'origine di tale potere, limitandosi a un pittoresco e un po’ ingenuo constatare materia grigia che casualmente inserita in particolari crani sputa fuori, attraverso specifiche sinapsi, pensiero cosciente e appercettivo. Il problema permane aperto.


Bruno Vergani, dal suo blog
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12 ottobre 2023

Da oggi una nuova rubrica! "Cenette filosofiche per non... filosofi (di professione)"

• Augusto Cavadi •


Filosofia per la vita - Cavadi - Cenette Filosofiche
Nel 2003 alcuni partecipanti abituali alle “Vacanze filosofiche” estive¹, e residenti nella stessa città (Palermo), abbiamo esternato il desiderio di incontrarci anche nel corso dell’anno, tra un’estate e l’altra. Da qui l’idea di una cenetta quindicinale presso lo studio legale di uno di noi, Pietro Spalla, che si sarebbe incaricato di far trovare un po’ di prodotti da forno e qualche bevanda. Appuntamento alle ore 20:00 (in martedì alterni) per accogliersi a vicenda e mangiucchiare ciò che si trova sulla tavola: dalle 20:30 alle 22:00, poi, lo svolgimento dell’incontro.

La metodologia che abbiamo adottato è molto semplice: chiunque del gruppo propone un testo che si presti ad essere letto in chiave di filosofia-in-pratica (dunque non solo un classico del pensiero filosofico, ma anche un romanzo o un trattato di psicologia, un saggio di astrofisica o di botanica) e, se la maggioranza lo accetta, diventa nelle settimane successive il testo-base delle conversazioni. In esse non sono graditi gli approfondimenti eruditi (tipici dei seminari universitari) perché si vorrebbe dare spazio alle riflessioni personali, alle risonanze esistenziali e alle incidenze sociopolitiche, suggerite dal testo adottato. Uniche condizioni per la partecipazione: aver letto le pagine del libro che il gruppo si assegna di volta in volta per la riunione successiva (se non si fosse riusciti a farlo in tempo, si è pregati di assistere in silenzio) e intervenire evitando i toni polemici nei confronti dei presenti che abbiano espresso convinzioni, esperienze, ipotesi interpretative differenti dalle proprie².

La pandemia del Covid-19 ha costretto la piccola comunità di ricerca filosofica a sospendere gli incontri in presenza e a sostituirli con sessione in video-conferenza: certamente una riduzione della qualità delle relazioni fra i partecipanti, ma anche l’apertura di possibilità sino a quel momento inesplorate. Così amiche e amici di varie regioni italiane si sono collegati via internet e questa modalità di interazione ha finito col sostituire del tutto le cenette in presenza. Ci si vede direttamente alle 20:30 collegandosi mediante un link che Pietro Spalla trasmette a chiunque faccia richiesta di essere incluso nell’apposita mailing list (spalla.pietro@gmail.com).

La mailing list è diventata, sempre più, un luogo di scambi tra una cenetta e la successiva: scambi di opinioni, di commenti, di suggerimenti bibliografici, di battute umoristiche, di informazioni su eventi culturali... In questa molteplicità di interventi occasionali, non ne mancano alcuni meno estemporanei, di una certa consistenza e di un certo rilievo, che probabilmente meritano di non essere seppelliti nelle ondate di e-mail che si accavallano di giorno in giorno (talora di ora in ora).

Da qui l’idea di aprire in questo blog – www.filosofiaperlavita.it – un’apposita rubrica – “Cenette filosofiche per non... filosofi (di professione)” – che metta a disposizione, per un lasso di tempo più lungo e soprattutto per un pubblico potenzialmente più ampio, i contributi che i sostenitori finanziari³ della rubrica riterranno opportuno segnalare.


Augusto Cavadi


¹ Cfr. https://vacanze.filosofiche.it
² Cfr. “Cenette filosofiche” in A. Cavadi, Mosaici di saggezze. Filosofia come nuova antichissima spiritualità, Diogene Multimedia, Bologna 2016, pp. 282-284.
³ I sostenitori di questa rubrica sono elencati in un'apposita sezione all'interno della pagina "Autori" (vedi). Chi desiderasse aggiungersi, può contattarmi alla e-mail a.cavadi@libero.it
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4 ottobre 2023

Filosofia-in-pratica, testimonianza di una "magia"

• Augusto Cavadi •


Filosofia per la vita - Cavadi - Filosofia in pratica
Come è andata la XXVI settimana (annuale) di “Filosofia per non... filosofi” svoltasi a Piazzatorre (in Val Brembana, nella provincia di Bergamo)? Agli amici che affettuosamente in queste settimane mi hanno rivolto questa domanda ho risposto, un po’ laconicamente, “molto bene” ed ho rimandato agli abbondanti materiali – scritti e fotografici – che, con generosa pazienza, Salvo Fricano ha inserito nel sito da lui creato: https://vacanze.filosofiche.it.

Ma i documenti, per quanto chiari ed esplicativi, non riescono a rendere il clima, l’atmosfera, il sentimento condiviso di questi sette giorni (dal 22 al 28 agosto 2023) di esperimento filosofico integrale: ‘integrale’ perché si prova a coniugare la riflessione intellettuale, il dialogo senza pregiudizi né intenti propagandistici, la narrazione delle proprie biografie (talora anche nelle pieghe più intime), la fruizione in comune di bellezze naturali e artistiche, la condivisione della mensa e dei momenti di relax... E’ un po’ il modello del ‘con-filosofare’ delle scuole greche ed ellenistiche, eccezion fatta per un elemento che qualche volta le caratterizzava: la figura del maestro, un po’ guru e un po’ leader politico, talora perfino ‘divinizzato’ in vita e soprattutto in morte. Poiché in queste nostre convivenze tutto scorre pariteticamente, negli anni ci capita di ‘perdere’ qualche amico o perché deluso di non trovare la guida autorevole, sicura di sé, dispensatrice di verità predigerite o perché deluso di non poter svolgere egli stesso questa funzione magistrale, carismatica. Anche in edizioni precedenti – in quasi tutte direi – è scattata una piccola ‘magia’: persone provenienti da ‘luoghi’ (non solo geografici) assai differenti, che in alcuni casi si incontrano per la prima volta, riescono a parlare delle proprie convinzioni con sincerità, senza preoccuparsi di sbagliare un congiuntivo o di offrire un’immagine falsamente raffinata di sé. Quest’anno, però, il tema proposto da noi organizzatori (“Vivere serenamente la propria finitudine”) costituiva una scommessa particolarmente ardua: ammesso che qualcuno desideri partecipare a una settimana di meditazione sulla morte propria e altrui, avrà poi la libertà interiore di esprimere pensieri intrecciati indissolubilmente a sentimenti? La risposta a questo duplice interrogativo è stata, per alcuni versi, sorprendente. Intanto dal punto di vista numerico: le adesioni alla settimana sono state circa il doppio del solito ed è stato necessario chiedere ospitalità a strutture vicine all’albergo prenotato per accogliere una sessantina di iscritti. Inoltre – ma è chiaramente l’aspetto più rilevante – dal punto di vista della qualità delle relazioni. A detta di persone che si avventuravano per la prima volta in questo genere di esperienze, già dopo poche ore soltanto avevano avvertito un senso di sollievo: si era dissolto il timore di restare isolate, di non essere accolte con cordialità. Nessuna parete divideva, dunque, gli ‘iniziati’ (i veterani alla loro decima o ventesima presenza) dai ‘neofiti’. Così, sin dalla prima sera, nell’incontro che viene previsto per rompere il ghiaccio, alcune persone hanno confidato il desiderio di poter conversare serenamente su una tematica considerata dai familiari e dagli amici tabù, quasi che tacendo della morte si riuscisse a esorcizzarla, a tenerla lontano. E, via via, sono rimaste piacevolmente sorprese nel constatare che se ne possa dire alternando l’emozione intensa con la battura umoristica, sdrammatizzante. Grazie ad un gruppo WhatsApp (che da provvisorio è diventato definitivo per volontà della maggior parte degli iscritti) ci siamo potuti scambiare, alla fine della settimana, opinioni e sensazioni. Riporto – tacendo il cognome per discrezione – alcune di queste testimonianze che mi hanno maggiormente colpito e che, forse, possono contribuire a dare un’idea, sia pur vaga, delle tracce incise negli animi.

Filosofia per la vita - Augusto Cavadia - Filosofia in pratica
“Cari amici,” – ha scritto Anna B. – “non ho potuto salutare e abbracciare ognuno di voi come avrei voluto, è stato bellissimo rivedere i vecchi amici e trovarne di nuovi. E’ stata un’esperienza di confronto e di crescita che mi ha arricchito come sempre mi succede nelle settimane filosofiche. (…) Vi abbraccio con tanto affetto e gratitudine”.
Luciana F. si è associata sullo stesso registro: “Cari tutti, già mi mancate! Questa settimana è stata un’esperienza molto interessante e coinvolgente che mi ha veramente arricchito, ma è stata anche piacevole per il clima disteso e amichevole che ci ha accompagnato tutti i giorni. (…) E’ stato bello conoscervi, vi abbraccio tutti uno a uno e spero di rivedervi il prossimo anno”.
Giammarco P. ha scritto: “Ciao a tutti noi! Mi mancate e... non mi mancate. Fisicamente non sento le vostre voci, ma eccome se ci sono! E l’emozione... eccome se c’è! Ciao Pietro, Salvo uno, Salvo due, Giuseppe, Augusto, Annamaria, Consuelo, Caterina, Rossana, Rossella, Christine e tanti altri che neanche vorrei salutare per non pensare che per un po’ non potrò vederli e sentirli, col fiato delle loro vivissime emozioni. Cari partecipanti, a presto su tutte le linee. Vi ringrazio tutti, relatori giornalieri, ma anche estemporanei, su temi fuori programma, che mi hanno comunque attratto e catturato intensamente. Un abbraccio a tutta la vostra spontaneità... E mi sa che mi son sentito proprio a casa mia insieme a voi”.
Nino M.: “Carissimi, in primis desidero ringraziare tutti per avermi regalato una splendida settimana di riflessione e amicizia con la speranza che il futuro (mistero!) possa riservarci altri incontri. (...) Un affettuoso abbraccio ad ognuna e ognuno di voi”.
Roberto B.: “Grazie a tutti voi per la bella esperienza che ripeterò senz’altro. Ho constatato per mezzo vostro che la filosofia non è solo mettere in diversi ‘cassettini’ quello che hanno detto i vari giganti del pensiero, ma anche un mezzo per esprimere il nostro vissuto, anche doloroso, per capirlo ed accettarlo, se ne abbiamo la forza. Vi abbraccio”.
Marina S.: “Cari amici, anche noi arrivati ora a casa. Vorrei dirvi un sacco di cose…Non mi era mai capitato di trovarmi in un gruppo del vostro calibro: siete davvero, come ha detto qualcuno, ‘la crema dell’umanità’. Grazie, grazie e ancora grazie a tutti: per me e per Piero un’esperienza preziosa che spero di poter ripetere”.
Luisa C.: “E’ stata una settimana molto intensa e piena di stimoli e di riflessioni. Il ringraziamento mio va innanzitutto agli organizzatori, poi ai relatori e infine a tutti i presenti, così numerosi quest’anno, che hanno dato contributi importanti nell’affrontare gli argomenti. Il mio rammarico è di non essere riuscita a relazionarmi con tutti... ma sicuramente è un’incapacità mia. Grazie, grazie a tutti e ad una prossima occasione d’incontro”.
Tina P.: “Spero di avere altre occasioni di incontrarvi, forse non tutti insieme, ma anche a gruppi sparsi o singolarmente. Come sempre nella mia esperienza di ‘filosofia in vacanza’ sono state giornate gratificanti ed efficaci. Abbracci a tutti!”.
Franco R.: “Carissimi amici, solitamente al ritorno a casa da un viaggio o una vacanza si portano, con un po’ di nostalgia, ricordi di luoghi, paesaggi, persone conosciute, emozioni e momenti di allegria vissuti. Dopo l’esperienza condivisa con voi in questa settimana, mi sento di dire che è uno dei ricordi più belli della mia vita, grazie alle vostre sensibilità e profondità d’animo. Ha proprio ragione Marina: rappresentate la ‘crema dell’umanità’. Grazie di cuore a tutti di questa indimenticabile iniziativa e spero di poterla rivivere prossimamente. Un saluto affettuoso!”.
Consuelo A.: “Vi ringrazio di cuore per essere stata accolta con gentilezza e calore in questo gruppo. E’ stata anche per me un’esperienza che mi ha arricchito tantissimo. Spero di poter ripeterla l’anno prossimo! Un carissimo saluto!”.
Giovanna A.: “Ho trovato molto arricchente quest’anno la settimana filosofica e vi ringrazio tutti. Alla prossima!”.
Giusy S.: “Grazie a tutti, di cuore. Il viaggio per rientrare in sé stessi continua ancora: sapere di farlo insieme ci aiuta a proseguire, perdersi, ritrovarsi”.
Giorgio D.: “Buongiorno a tutti voi e un grazie sincero per ogni minuto che abbiamo condiviso in questi giorni appena trascorsi in quel di Piazzatorre. Attendo con trepidazione il momento in cui, chiudendo questa fase, inizieremo a preoccuparci anche di altri argomenti filosofici e non…”.
Pietro S.: “Dopo questa esperienza di vita così particolare non trovo facile reincarnarmi nella realtà di tutti i giorni. Ci sto provando”.
Nino M.: “Carissimi, il quotidiano ha già ripreso il sopravvento, ma intatto il bellissimo ricordo di tutti voi”.
Giulia O.: “Grazie a tutti voi di esistere! Ho passato una settimana veramente bella e intensa, piena di un sentimento di condivisione, di amicizia, di sostegno reciproco. A dispetto del tema della ‘finitudine’ ho la sensazione che, invece della ‘morte’, sia nata una interconnessione sottile ma solida tra noi; un legame profondo che, almeno personalmente, serberò nel mio intimo con cura e dolcezza. Spero di vedervi alle prossime vacanze filosofiche o – perché no ? – anche prima e intanto vi auguro tanta serenità e vi abbraccio tutti”.
Anna B.: “Anch’io penso che tra noi si è creata un’intesa profonda e speciale”.
Concetta F.: “Grazie mille, Salvo, e grazie a tutti a partire da Franco, che è stato un ottimo padrone di casa nella sua splendida terra. Un grazie a tutti per gli interventi preziosi e un grazie particolare a Rossella per la sua lezione sul tempo. Insomma, grazie a tutti voi: anche quest’anno mi porterò nel cuore la settimana più bella dell’anno”.
Chiara Z.: “Ringraziamoci tutti perché ogni anno interpretiamo al meglio una piccola comunità di ricerca e di amicizia. E per me è ancora così, dopo 18 vacanze filosofiche”.
Samuela S.: “E’ questo che mi piace di noi: la leggerezza nelle dissertazioni filosofiche”.

Quando mi capita d’interrogarmi sul senso dell’esistenza, e rischio di cercarlo invano, è la memoria di esperienze come la settimana di filosofia per amatori (preferirei ‘dilettanti’ se non si fosse perduta l’accezione semantica originaria del vocabolo, radicata in ‘diletto’, dunque piacere intenso e profondo) che mi viene in soccorso: forse vivere è più che sopravvivere. E, nonostante tutto, il gioco vale la candela che si consuma inesorabilmente.


Augusto Cavadi, 2 ottobre 2023, giorno del mio 73° compleanno
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2 ottobre 2023

Antiche e nuove paure

• Anna Colaiacovo •


Filosofia per la vita - Colaiacovo - Illustrazione Virginia Mori #1
La paura è un'emozione/passione che accompagna noi umani sin dalle origini. Ha un'importanza enorme per la sopravvivenza perché ci difende dai pericoli, ma tendiamo a considerarla negativamente. Vorremmo liberarcene perché la subiamo. Anche gli animali hanno paura e, proprio grazie a questa reazione emozionale, reagiscono a un pericolo che avvertono e cercano di fuggire. Diversamente dagli animali, però, la natura umana è priva di un codice istintuale rigido e, per questo, risulta instabile e aperta al possibile: "L’uomo è un animale non ancora stabilizzato" (Nietzsche). Inoltre l'essere umano "non solo sente, ma pensa ciò che sente" (Nagel). Ha bisogno di mezzi che lo mantengano in vita, e ha anche la necessità di trovare un senso al mondo che lo circonda. Un senso che lo rassicuri e che lo difenda dal rischio di provare dolore o morire.

La paura umana ha molte forme, ma è, nella sua essenza, paura della morte e del dolore. Sin dalle origini l'umanità ha cercato strategie per allontanarla da sé. La stessa filosofia nasce per Aristotele dal Thaῦma, che non è semplicemente la 'meraviglia', parola con cui normalmente la traduciamo, ma contiene la 'paura', il 'terrore'. Di fronte a un mondo che si rivela inquietante perché ignoto, e che atterrisce perché include il dolore e la morte, i greci antichi hanno cercato rimedi per renderlo familiare e rassicurante. Hanno cercato insomma di dare un senso al mondo, prima con la mitologia, storie fantastiche di dei ed eroi, poi con la filosofia, con la ricerca della verità attraverso l'indagine razionale.

Filosofia per la vita - Colaiacovo - Illustrazione Virginia Mori #2
Tante sono le forme in cui si manifesta la paura, forme che cambiano nel corso del tempo. Dipendono dal periodo storico, dalla visione del mondo dominante, dalle convinzioni e dalle esperienze personali. Muta anche nel tempo il modo di intendere le passioni.

La modernità, dominata dal culto della ragione e dal mito del progresso, ha rappresentato la promessa della sfida all'incertezza e il tentativo di controllare le passioni (considerate irrazionali e immodificabili) per acquisire un dominio assoluto su di esse (Cartesio). Per quanto riguarda la paura, l'età moderna, a partire dal '600, ha puntato a dominare lo stato di precarietà che caratterizza la vita umana con le promesse della scienza, della tecnica e della politica: la conoscenza invece dell'ignoranza, l'azione efficace al posto di quella inadeguata e la forza delle leggi garantite dal sovrano come superamento della situazione caotica dello stato di natura.

La riflessione politica moderna è nata sulla passione della paura. Hobbes ne è il teorico. La paura della morte, in particolare quella violenta e imprevedibile ad opera di altri uomini, spinge gli umani a stipulare un patto di sottomissione al sovrano. Costituito lo Stato, subentra la paura delle pene, connesse alla disobbedienza alle leggi, che rende possibile la pace: "È il timore reciproco che crea società grandi e durevoli" (Hobbes).

Oggi, tramontato il mito del progresso e della speranza di costruire un mondo ragionevolmente ordinato, ci troviamo a vivere in una realtà dominata da minacce planetarie. Queste sono in gran parte causate da uno sviluppo tecnologico al servizio di una economia predatoria verso ogni risorsa della natura. Il riscaldamento del pianeta, la desertificazione di aree sempre più vaste, i flussi migratori incontrollabili, le epidemie, le biotecnologie e le guerre con la possibilità dell'uso delle armi nucleari sono fonti di nuovi pericoli o, meglio, di rischi. Dai pericoli possiamo provare a difenderci perché sono vicini e definiti. I rischi invece sono lontani, non isolabili e spesso neppure pensabili. Li conosciamo perché l'informazione non è mai stata così pervasiva come nel nostro tempo, ma non li percepiamo emotivamente, come se fossimo anestetizzati. E, come spettatori passivi, non agiamo.

Filosofia per la vita - Colaiacovo - Illustrazione Virginia Mori #3
Occorre riattivare la paura. "Dobbiamo imparare ad avere paura della paura" per salvare il futuro della specie umana. Il teorico di questa particolare visione di una passione arcaica è Hans Jonas autore del libro "Il principio di responsabilità" edito nel 1979, ma quanto mai attuale. La paura di cui parla Jonas non è la passione egoistica di Hobbes. É una paura altruistica, un 'timore intellettuale' che nasce in noi quando immaginiamo ciò che non è stato ancora sperimentato, ma che potrà accadere e potrà mettere in pericolo l'umanità. La paura come mezzo di conoscenza (euristica della paura) che induce alla prudenza cioè a considerare, nell'incertezza, l'ipotesi peggiore. La paura come strumento per andare oltre l'etica abituale che non è in grado di affrontare gli enormi problemi generati dallo sviluppo illimitato della scienza e della tecnica. In definitiva, una paura in grado di attivare il senso di responsabilità e di indurre all’azione comune per tutelare ciò che per noi ha valore e viene minacciato.
Filosofia per la vita - Hans Jonas - Il principio responsabilità
Hans Jonas, "Il principio responsabilità", Einaudi, Torino 1993

«Si dovranno apprendere nuovamente il rispetto e l'orrore per tutelarci dagli sbandamenti in nostro potere. Il paradosso della nostra situazione consiste nella necessità di recuperare dall'orrore il tempo perduto, dalla previsione del negativo, il positivo: il rispetto per quello che l'uomo era ed è, dall'orrore dinanzi a ciò che egli potrebbe diventare, dinanzi a quella responsabilità che ci si svela inesorabile non appena cerchiamo di prevedere il futuro» (Hans Jonas, Il principio responsabilità, Einaudi, Torino 1993, p. 286).


Anna Colaiacovo



Illustrazioni di Virginia Mori
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