MANUALE PER VIP
Rubrica a cura di Augusto Cavadi

Augusto Cavadi, Manuale per Vip
«Eh, no! Mi dispiace. Se vi siete incuriositi a questa nuova rubrica perché immaginate che parli di questo o quel Vip (dall'inglese "very important person"), rimarrete delusi. Niente pettegolezzi, indiscrezioni, dicerie: l'ottanta per cento della carta stampata e delle televisioni ne è già zeppa! Ho voluto scegliere questa sigla, invece, come abbreviazione di "Vivere in pienezza"...»
Dal post introduttivo ►

2 agosto 2023

Sulla morte, ovvero sulla vita

• Augusto Cavadi •


Filosofia per la vita - Augusto Cavadi, riflessioni sulla morte
Del filosofo tedesco Martin Heidegger si ricorda, in particolare, un’asserzione: l’essere umano è un essere-per-la morte.
Questa affermazione si può intendere in almeno due prospettive.
La prima, descrittivo-fenomenologica, è più innocua, quasi banale: sulla linea di sant’Agostino, per il quale “nasciamo e, di questo, moriamo”, Heidegger starebbe osservando – per usare le sue stesse parole – che “dacché un uomo nasce è abbastanza vecchio per morire”.
In una seconda prospettiva, ontologico-esistenziale, Heidegger asserisce qualcosa di assai meno ovvio, scontato: che nasciamo “per” morire. Detto in altri termini, il decesso biologico non è solo – come per ogni vivente – la fine, ma il fine. La frase, come nello stile di Heidegger, è volutamente provocatoria e può prestare il fianco a interpretazioni nichilistiche dalle quali ha preso le distanze Hanna Arendt. Nonostante il legame intellettuale e sentimentale che la legava al maestro, infatti, ella ha scritto: «Gli uomini, anche se devono morire, sono nati non per morire ma per incominciare».
Filosofia per la vita - Martin Heidegger
Martin Heidegger - Filosofo tedesco (1889-1976)

Ma Heidegger non era un nichilista (o, se lo era, non in maniera così smaccata): egli pensava che l’essere umano è congenitamente correlato non al Niente, al Nihil, ma all’Essere, alla Totalità, all’Intero del reale; solo che, a suo convincimento, questo Essere non ha alcuna stabilità, alcuna permanenza. Questo Essere non è Eternità, ma Tempo.
In questo scenario – siamo esseri divenienti radicati in un Essere diveniente – come si potrebbe interpretare allora la sua formula, apparentemente disperata e disperante, per cui esistiamo “per” morire?
Molto probabilmente egli intendeva evidenziare che la morte può essere affrontata come un incidente imprevisto da maledire (è quanto avviene abitualmente per chi non è attrezzato alla riflessione filosofica), ma anche ‘anticipata’ consapevolmente come criterio di orientamento: in questo modo essa può, costruttivamente, illuminare l’esistenza e darle sapore, significato.
Filosofia per la vita - François Cheng
François Cheng - Scrittore, poeta, traduttore e calligrafo cinese naturalizzato francese

Un poeta contemporaneo cino-francese, François Cheng, ha elaborato a modo suo l’intuizione heideggeriana: “Ci viene dunque offerto un mutamento di prospettiva: invece di limitarci a fissare la morte come uno spauracchio, a partire da questo lato della vita, potremo integrare la morte nella nostra visione e guardare la vita a partire dall’altro lato, che è la nostra morte.
In questa posizione, mentre siamo in vita, il nostro orientamento e i nostri atti sarebbero slanci verso la vita” ("Cinque meditazioni sulla morte ovvero sulla vita", Bollati Boringhieri, Torino 2015, p. 19).
Allora la morte acquista i lineamenti del frutto il quale indica “uno stato di pienezza e, al tempo stesso, il consenso alla fine, alla caduta al suolo” (ivi, p. 22).
Filosofia per la vita - Cinque meditazioni sulla morte ovvero sulla vita
François Cheng, "Cinque meditazioni sulla morte ovvero sulla vita", Bollati Boringhieri, Torino 2015

Il poeta Rilke ha scritto: “Noi siamo solo la buccia e la foglia. / La grande morte che ognuno ha in sé / è il frutto attorno a cui tutto cambia”.
Cheng, memore delle sue origini orientali, così commenta: “Rilke esprime l’ardente desiderio che la morte di ogni essere sia una morte che appartenga a quello stesso essere, perché nata da lui, come un frutto.
E non manca di constatare, come tutti noi, che se il frutto cade a terra finisce per trovarsi accanto alle radici; fecondando la terra, partecipa del loro potere rigeneratore.
Non dimentichiamo che il frutto in cinese si chiama quo-zi, che significa involucro contenente l’essenza e i semi. Vuol dire anche una forma di compimento e una possibilità di rinascere altrimenti” (ivi, p. 23).
Su queste tematiche una sessantina di persone, provenienti da tutta la Penisola, si sono date appuntamento, dal 22 al 28 agosto c.m., presso l’Hotel Milano di Piazzatorre in Val Brembana nell’ambito delle ormai tradizionali “Settimane filosofiche per non... filosofi” (cfr.: https://vacanze.filosofiche.it).
Augusto Cavadi - Andarsene. Brevi riflessioni sulla morte propria e altrui
Si consiglia anche: Augusto Cavadi, "Andarsene. Brevi riflessioni sulla morte propria e altrui". Diogene Multimedia, Bologna 2016

Un’occasione per riflettere su argomenti che ci inquietano tanto più quanto meno accettiamo di affrontarli da adulti. E per sperimentare quel “dialogo fondato sulla simpatia, disseminato di imprevisti e sorprese”, in cui “chi parla non sa quello che dirà il suo interlocutore; non sa neppure ciò che dirà egli stesso una volta che l’altro si sarà espresso”, così da procedere “passo dopo passo verso l’ignoto della mente, verso la risonanza delle anime, verso un in-finito aperto” (ivi, p. 39).
Dunque non un aprire bocca per confutare l’altro, per metterlo in difficoltà, ma per cercare insieme. Nella convinzione “non di avere la Verità, ma di essere nella Verità” (ivi, p. 38). O, per lo meno, nei dintorni.


Augusto Cavadi
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10 giugno 2023

Felicità: una chimera? Dipende...

• Augusto Cavadi •


Filosofia per la vita - La felicità secondo Augusto Cavadi
Almeno dal 1776 (anno in cui, nella Costituzione degli Stati Uniti d’America, all’articolo 1, la felicità è stata qualificata come un “diritto innato e inalienabile”), si sono moltiplicati i corsi, i seminari, le conferenze, i manuali su come raggiungere la felicità.
A tanto investimento intellettuale non pare abbiano corrisposto risultati proporzionati. Anzi, per dirla con franchezza: la felicità, negli spazi individuali e ancor più nei collettivi, scarseggia. Che non ci sia, allora, qualche errore d’impostazione?
Innanzitutto, probabilmente, non è azzeccato il vocabolo “diritto”. Esso presuppone logicamente un “dovere”: il diritto di un bambino a essere nutrito é correlato al dovere dei genitori di nutrirlo così come il diritto di un dipendente a un equo salario è correlato al dovere di un datore di lavoro di pagarlo. Ma chi ha il “dovere” di renderci felici? La società, la natura, Dio, la sorte, lo Stato?
Allora dovremmo essere più precisi: ogni essere umano ha il diritto di non essere impedito nella sua ricerca della felicità o, al massimo, di essere favorito nella sua ricerca della felicità.

Filosofia per la vita - Felicità
La “palla” viene gettata dal campo avversario al nostro: siamo noi che dobbiamo fare i conti con la felicità. E, come primo passo, dobbiamo chiederci che cosa essa sia per noi.
Sulla scia di Aristotele, con discreta approssimazione, la si potrebbe considerare il combinato disposto o – in termini più facili – la somma, di vari fattori:
• una salute discreta (senza malformazioni genetiche né acciacchi sopravvenuti dopo la nascita)
• una condizione economica né misera né molto più alta del necessario (dal momento che la ricchezza, ereditata o raggiunta, va conservata solo a costo di attenzioni, cautele e fatiche)
• un’intelligenza sufficiente a capire le cose essenziali della vita, dunque non puramente astratta ma anche pratica (qualità, osservava con ironia Cartesio, che tutti quanti riceviamo in dote dal momento che ci lamentiamo di essere poco prestanti fisicamente o poco ricchi economicamente, ma mai poco dotati intellettualmente)
• un’esperienza dell’amore erotico proporzionata alla nostra età fisica e mentale (o almeno un ricordo abbastanza vivo e grato di tale esperienza)
• un’esperienza gratificante dell’amore di amicizia: non necessariamente con molte persone (il che sarebbe un po’ sospetto), ma almeno con alcune (a cominciare da qualche membro della famiglia d’origine, dalla compagna, dai figli)
• un’esperienza d’amore di benevolenza gratuita, di auto-donazione senza previsione, né ancor meno pretesa, di ricambio...

Filosofia per la vita - Augusto Cavadi e la Felicità
Ebbene se la felicità fosse – come suppongo – la sommatoria di questi elementi, chi può essere così ingenuo da supporre che dipenda da noi raggiungerla o meno?
Dovremmo essere più realistici e più modesti: la felicità – quegli sprazzi di felicità che possiamo sperimentare in questa vita travagliata, costellata da tante sofferenze nostre o altrui (quelle altrui possono non scalfire la nostra solo se siamo davvero insensibili come pietre) – può solo sorprenderci: non è la méta certa di un nostro procedere retto.
Allora direi che sia più saggio perseguire non tanto direttamente la felicità, bensì la condizione esistenziale di essere in grado di accoglierla nel caso in cui essa – per una molteplicità di fattori quasi tutti indipendenti da noi – voglia visitarci, sia pure parzialmente ed episodicamente.


Augusto Cavadi



Illustrazioni di Alex Rokita
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9 maggio 2023

Filosofia innanzitutto

• Augusto Cavadi •


Filosofia per la vita - Maggio, mese della Consulenza Filosofica
Cosa sarebbe l'umanità senza la filosofia, delle sue chiavi di lettura e di conoscenza del senso dell'esistenza?
La vita è complicata (perfino in aree del pianeta per molti versi privilegiate come la nostra). Quattro occhi l'osservano meglio di due.
Ecco perché è del tutto comprensibile il desiderio di confrontarsi con qualcun altro di fronte ai bivi dell'esistenza: accetto un'insperata offerta di lavoro meno gratificante, ma più remunerativo, del mio attuale? Ricorro a una fecondazione eterologa anche se non vivo in coppia stabile? Accondiscendo alla richiesta di un genitore anziano e malato che invoca l'eutanasia o faccio di tutto per dissuaderlo?
Chi appartiene a un'organizzazione religiosa in casi simili bussa alle porte di un prete o di un rabbino o di un imam. Chi è più "laico" – o comunque preferisce affidarsi a professionisti qualificati – bussa alla porta di uno studio di psicoterapia. Qualche altro, più fortunato, ha un amico saggio e fidato cui chiedere consiglio.
In tutti questi casi c'è la probabilità – che é un pò rischio e un pò speranza – di aspettarsi un sostegno, un conforto, un'indicazione illuminante: un aiuto, insomma, dall'esterno che riduca, o azzeri, la nostra fatica di riflettere e di decidere. Alcuni pastori d'anime, alcuni psicoterapeuti, alcuni amici assecondano le nostre aspettative di questo genere; altri, anche a rischio di deludere, si limitano a giocare a ping pong, restituendoci la pallina per non renderci inattivi, passivi.

Filosofia per la vita - Augusto Cavadi e la Consulenza Filosofica
Chi non ha timore di questo rimando – e vuol essere sicuro di non incontrare né padri né maestri né terapeuti né somministratori di consigli – può rivolgersi, direttamente, a un filosofo. Più precisamente a uno di quei filosofi che coltivano la propensione e l'attitudine a dialogare con interlocutori desiderosi di essere aiutati a pensare, e a decidere, con la propria testa.
Filosofi di questo genere, da Socrate a oggi, ne sono sempre esistiti, ma solo da una quarantina di anni si sono organizzati professionalmente per darsi una propria visibilità pubblica. In Germania, e poi nelle diverse nazioni del mondo in cui sono nate tali organizzazioni, essi hanno scelto di denominare in varie maniere questa professione così antica e così nuova: Philosophische Praxis, Philosophy Practice, Philosophical counseling, Filosofia in pratica...
In Italia ha finito col prevalere una denominazione – "Consulenza filosofica" – non priva di pericoli dal momento che rischia di essere identificata con una delle tante declinazioni del Counseling (psicologico, pedagogico, giuridico etc.).
Cos'è in concreto la CF? Come si svolge un colloquio fra il filosofo consulente e il suo consultante (che ovviamente può benissimo essere del tutto asciutto in storia della filosofia)? La maggiore associazione professionale italiana, "Phronesis", che non è una società privata ma l'unica associazione professionale di consulenti filosofici riconosciuta in Italia dal Ministero del Lavoro, offre, proprio in questo mese di maggio, la possibilità di chiedere un appuntamento a titolo sperimentale a uno dei suoi soci distribuiti nelle varie regioni del Paese: basta cercare nell'elenco online.
Medici, farmaci, terapie scientifiche preservano il corpo, la filosofia cura e guarisce la mente che a sua volta è la prima vera salvaguardia fisica.

Filosofia per la vita - Phronesis

Augusto Cavadi
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29 marzo 2023

"Liberare la Tenerezza": Marola (RE), 5-6-7 Maggio 2023

• Augusto Cavadi •

Filosofia per la vita: weekend di incontri a Marola (RE) Maggio 2023

L'Associazione "Liberare l'Uomo" di Treviso

organizza

"Liberare la Tenerezza"
Weekend di incontro in presenza
• Marola (Reggio Emilia) •
Da Venerdì 5 a Domenica 7 Maggio 2023



PRESENTAZIONE

Questo incontro in presenza non è direttamente rivolto alla ricerca di senso in modalità concettuale, ma vuole scendere nel concreto, nell'esperienza, nella prassi operativa della vita, per mettere a fuoco e in certo modo 'liberare' la Tenerezza, una delle più straordinarie realtà umanizzanti a nostra disposizione.
Un gruppo di amici esperti ci accompagnerà in questo percorso di riscoperta delle nostre potenzialità umane di relazione attraverso il corpo e l'empatia.

• Augusto Cavadi - docente e filosofo
• Fabio Bonafè - docente e formatore
• Rossana Monica - formatrice comunicazione empatica*

In collegamento online:
• Lidia Maggi - biblista e pastora battista
• Annamaria Corallo - teologa e biblista**

(*) formatrice certificata di comunicazione non violenta e docente di scuola primaria. (Parma)
(**) docente incaricata presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, cattedra di Nuovo Testamento. (Benevento)




«Non c'è altra via di umanizzazione per il tempo presente e futuro: la forma rivoluzionaria della tenerezza e dell'affetto corrisponde alla via sovrana per una nuova ecologia umana, sensibile alle mani, alle facce, alle voci e ai corpi nella loro irriducibile singolarità e verità».

Credo che la tenerezza abbia qualcosa di originario, di profondamente umano perché tocca le corde più sensibili di quello che noi siamo. Per quale motivo? Perché noi veniamo da lì, cioè da gesti di tenerezza: nel momento in cui siamo venuti al mondo, se non fossimo stati accolti da mani e da gesti di tenerezza, noi al mondo non saremmo rimasti. Così io penso che soltanto gesti di tenerezza ci possono mantenere al mondo in modo essenzialmente umano.
Se nella lingua della tenerezza originaria veniamo al mondo, soltanto grazie alla lingua della tenerezza ordinaria possiamo continuare ad abitarlo e a generarlo in modo umano.
La tenerezza è un tempo di grazia, un tempo che non è il prodotto del nostro operare e del nostro fare.
E' un tempo donato, un tempo in cui noi assumiamo un atteggiamento quasi di disarmo nei confronti del mondo, in cui non ci crediamo produttori di noi stessi e del tutto. Questo per me è il tempo della tenerezza, dell'inoperosità, dell'improduttività, ma che è assolutamente creativo e assolutamente gioioso.
La tenerezza ha a che fare con la costruzione di un nuovo mondo comune, di un nuovo mondo semplicemente più umano.
In una sorta di dinamismo generativo che dona fisicità agli incontri e agli scambi fra i soggetti, il reciproco 'toccarsi, intenerirsi e affezionarsi corrisponde a una reciproca donazione di senso, in cui ciascuno lascia la propria impronta sul corpo e sull'anima dell'altro. Precisamente grazie a tale flusso molecolare di affetti e di sensibilità sociali, che si trasmette come per travaso di corpo in corpo, di contatto in contatto, si costruisce un mondo comune. Ogni soggetto stabilisce, grazie alle sue capacità di affezionarsi e di affezionare, le traiettorie possibili di tale "divenire materiale" del senso, nella tessitura delle sue infinite relazioni vitali.
Ciò che oggi appare decisivo è la messa in atto di una capacità gioiosa di costruzione collettiva, che possa generare una politica del comune. Perché la politica è innanzitutto costruzione del senso, e non semplicemente del consenso, e il senso è ciò che fa tirare un sospiro di sollievo, che spalanca una finestra, che fa vedere nuove possibilità nello stato delle cose. L'alternativa è una condizione di stasi e di chiusura emotiva come elemento chiave dei dispositivi di potere e dei regimi autoritari, che detestano ogni forma di tenerezza e mettono in atto meccanismi di controllo tesi alla separazione dei soggetti e all'inibizione di una circolazione libera e critica degli affetti.
"La tenerezza è una professione di fede nella persistenza di ciò che sembra valere poco, in quanto destinato a svanire: un giorno di festa, un gioco, un incontro gentile, l'essere chiamati per nome.
E' nei passaggi della tenerezza che il mondo si fa effettivamente vivibile e finalmente leggibile.
E' nella grazia sottile di un gesto ... che si aprono mondi di significati destinati a durare e a tenerci in vita ancora un po'. Tali gesti della tenerezza sono come tracce minime e luminose sullo sfondo del buio che cala sulle metropoli dell'Occidente e la sola possibilità di una speranza per tutti".


(Isabella Guanzini, "Tenerezza, la rivoluzione del potere gentile", 2017, Ponte alle Grazie - MI).



PROGRAMMA

Venerdì 5 Maggio
Ore 17,00: Arrivo. Marola di Carpineti (Reggio Emilia), "Centro Diocesano di Spiritualità e Cultura", Via Pietro Fornaciari Chittoni, fraz. Marola, 42033 Carpineti (RE).
Accoglienza e sistemazione nelle camere. Associazione Liberare l'Uomo e responsabili Casa di ospitalità.
Ore 18,30 – 19,15: Introduzione al weekend e presentazione dei partecipanti. Associazione Liberare l'Uomo e Fabio Bonafè.
Ore 19,30 - 20,30: Cena.
Ore 21,00 - 22,30: Liberare la Tenerezza. Annamaria Corallo in collegamento via Zoom.

Sabato 6 Maggio
Ore 07,45: Meditazione 'seduta'. Roberta Conci e Associazione Liberare l'Uomo.
Ore 08,30 - 09,00: Colazione.
Ore 09,30 - 10,30: La tenerezza in tempi difficili. Fabio Bonafè.
Ore 10,30 - 10,45: Pausa / Coffee Break.
Ore 10,45 - 12,00: Grembi. Per una tenerezza generativa. Lidia Maggi in collegamento via Zoom. Segue dalle 12,00 dibattito in plenaria.
Ore 13,00 - 14,00: Pranzo.
Ore 15,15 - 16,00: Passeggiata meditativo-filosofica. Augusto Cavadi.
Ore 16,00 - 17,00: Comuni errori di comunicazione. Fabio Bonafè.
Ore 17,00 - 17,15: Pausa / Coffee break.
Ore 17,15 - 18,30: La tenerezza, distintivo del maschio alternativo. Augusto Cavadi.
Ore 19,30 - 20,30: Cena.
Ore 21,00 - 22,45: La tenerezza e la sua forza. La dimensione "politica" e attiva della tenerezza. Dibattito a più voci con Augusto Cavadi e Fabio Bonafè.

Domenica 7 Maggio
Ore 07,45: Meditazione 'seduta'. Roberta Conci e Associazione Liberare l'Uomo.
Ore 08,30 - 09,00: Colazione.
Ore 09,15 - 10,30: Introduzione alla comunicazione empatica (prima parte). Rossana Monica.
Ore 10,30 - 10,45: Pausa / Coffee Break.
Ore 10,45 - 12,00: Introduzione alla comunicazione empatica (seconda parte). Rossana Monica.
Ore 12,15 - 13,15: Celebrazione. Associazione Liberare l'Uomo e tutti voi: saluti a chi è in partenza e un arrivederci...
Ore 13,30 - 14,30: Pranzo.
Ore 14,30: Saluti, arrivederci e partenza.

Martedì 9 Maggio (online)
Ore 21,00: Bilancio del weekend condiviso e appuntamenti futuri. Associazione Liberare l'Uomo e partecipanti al weekend, in collegamento online via Zoom.




ISCRIZIONE E NOTE PRATICHE

Per la partecipazione all'incontro si richiede a ciascuno l'invio di un Modulo di Iscrizione e il successivo versamento di un Contributo di Partecipazione di € 30,00 a persona (€ 40,00 a coppia per chi vi partecipa in due).

Per iscriversi al weekend occorre innanzitutto compilare individualmente il Modulo di Iscrizione online (uno per ogni persona che vuole partecipare), raggiungibile al seguente link: www.liberareluomo.it/marola2023

E' necessario poi attendere una nostra mail di accettazione all'iscrizione (dobbiamo tener conto che la struttura che ci ospita dispone di circa 70 posti e che si procede in ordine di iscrizione...).
Ricevuta una risposta positiva bisogna perfezionare l'iscrizione con un versamento del "Contributo di Partecipazione" di € 30,00 a persona (o di € 40,00 la coppia), tramite bonifico bancario sul C/C dell'Associazione Liberare l'Uomo. IBAN: IT 68 G 03069 12070 100 000 001 285
Banca Intesa San Paolo - Filiale 50394 Treviso - Viale IV Novembre, 82/C - 31100 Treviso.

STRUTTURA OSPITANTE: Centro Diocesano di Spiritualità e Cultura - Diocesi di Reggio Emilia. Via Pietro Fornaciari Chittoni, fraz. Marola - 42033 Carpineti (RE). Tel. +39 0522 813127 - Email: info@seminariodimarola.it - Website: www.seminariodimarola.it


Pensione completa. Costi a persona:
• in camera singola o doppia con bagno € 60,00 a notte
• solo pernottamento e colazione € 35,00
• pasti aggiuntivi € 20,00

Altre informazioni:
• Arrivo Venerdì 5 Maggio alle ore 17.
• Biancheria letto e bagno comprese.
• I menu di pranzi e cene non saranno alla carta, ma proposti dalla Casa.
• Per usufruire di un menu alternativo per celiaci o per altre intolleranze alimentari occorre segnalare (con un'apposita email, e sul modulo d'iscrizione) e concordare in anticipo con l'organizzazione che sentirà la struttura ospitante.

Il pagamento dovrà essere effettuato autonomamente presso la struttura ospitante.



Per ulteriori informazioni rivolgersi ai recapiti dell'Associazione.
Cell.: 338 1104831
org.liberare@gmail.com
www.liberareluomo.it

Auguriamo a tutti i partecipanti un buon weekend e una crescente e rinnovata umanità!

L'Associazione Liberare l'Uomo
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16 marzo 2023

Liberi di scegliere? Se il cervello non ci inganna

• Augusto Cavadi •


Filosofia per la vita - Augusto Cavadi e Arnaldo Benini
Gli esseri umani siamo dei soggetti liberi, e dunque responsabili delle nostre azioni, o punti terminali di meccanismi, a noi ignoti, infinitamente più potenti (la Natura, il Destino, Dio, gli Dei...)?
La questione è ormai plurimillenaria e le risposte si distribuiscono, quasi equamente, fra i sostenitori dell'una e dell'altra tesi.
Filosofia per la vita - Neurobiologia della volontà - Arnaldo Benini
Arnaldo Benini, "Neurobiologia della volontà", Raffaello Cortina Editore, Milano 2022

Sinora ne hanno disputato soprattutto filosofi, teologi, letterati e – da poco più di un secolo – psicologi.
Da alcuni decenni sono entrati nel dibattito, attrezzati con solidi strumenti d'indagine, anche gli scienziati, in particolare i neurobiologi.
Un quadro dello stato attuale della ricerca, abbastanza ricco e certamente accessibile anche ai profani, è offerto dal neurologo e neurochirurgo Arnaldo Benini nel suo "Neurobiologia della volontà", Raffaello Cortina Editore, Milano 2022.

L'autore, pur senza tacere riserve e obiezioni, sembra propendere decisamente per la tesi centrale del libro: l'evoluzione avrebbe consentito l'emergere, nello stesso organo (il cervello) di "due meccanismi con effetti opposti" (p. 95). Da una parte, infatti, il nostro comportamento non è davvero "nostro", ma effetto di "diversi meccanismi genetici, inconsci, nervosi, cognitivi, emotivi, sociali e della memoria" (p. 93), e ciò è confermato dagli esperimenti attestanti che siamo "coscienti di quel che si farà o penserà solo dopo che ciò è stato avviato inconsciamente dai meccanismi elettrochimici del parenchima cerebrale" (p. 94); dall'altra parte, però, avvertiamo l'invincibile sensazione che "ciò non sia vero", che "fra ciò che si pensa e ciò che si fa esista un nesso causale rigoroso" e che, dunque, siamo "la sola causa del nostro comportamento" (ivi).
Filosofia per la vita - Metamorfosi - Arnaldo Benini
Arnaldo Benini, docente di neurochirurgia e neurologia all'Università di Zurigo

Benini suggerisce anche qualche ipotesi che spieghi questa specie di scherzo dell'evoluzione. Se gli umani sapessimo per evidenza ciò che la neurobiologia sembra attestare sperimentalmente – che cioè non facciamo ciò che vogliamo ma vogliamo ciò che "meccanismi fisico-chimici" (p. 95) ci costringono a fare – saremmo stati indotti, già da millenni, alla disperazione e al suicidio collettivo. Da qui l'azione anonima di un "meccanismo nervoso" che, in tutti "i cervelli umani", produce l'illusione fortissima di essere dotati di una "libera volontà" (ivi), senza la quale non avrebbero potuto innescarsi "i meccanismi della fede religiosa e della certezza della sopravvivenza" (p. 96).

Quali considerazioni suggerisce, alla fine, questo saggio documentato e provocatorio?
Innanzitutto che i filosofi devono rassegnarsi a imparare dagli scienziati quali sono i dati acquisiti e quali i dati problematici offerti dall'esperienza. La scienza, insufficiente a capire il mondo, è però necessaria. Scavalcarla sarebbe impossibile come per un aereo che volesse bypassare ogni pista di decollo. Ciò posto, la filosofia (o, equivalentemente, il buon senso criticamente elaborato) può chiedere al neurobiologo come mai ci sono casi – nella vita quotidiana – di ripensamento drastico. Non sono io a decidere di accendere una sigaretta, ma i meccanismi cerebrali inconsci; ma se, appena l'accendo, penso di spegnerla e la spengo effettivamente, sono ancora essi che hanno virato bruscamente e compiuto una "inversione a U"? Probabilmente Benini risponde in anticipo a obiezioni di questo genere tutte le volte che ribadisce: "rimane il dubbio" se l'"attività nervosa precoce" registrabile nel cervello prima di compiere un atto e di averne coscienza sia "la causa di quel che avverrà o un evento elettrico d’accompagnamento" (p. 118).

E ancora: ammesso che gli esseri umani siamo stati dotati di "lobi prefrontali" – grazie ai quali soltanto abbiamo acquistato "l'autocoscienza" (p. 96) – circa "un milione e trecentomila anni or sono" (p. 95) – per virtù di una selezione naturale operata dall'incrocio "dell'ambiente e delle circostanze della vita" (ivi), bisogna riconoscere che si è trattato di un risultato statisticamente altamente improbabile e che "ancor oggi non si sa assolutamente nulla di come un fenomeno elettrochimico del parenchima cerebrale diventi un evento della coscienza" (p. 120).

Si può dire che ci vuole, almeno in questa fase della ricerca umana, una buona dose di "fede" per supporre che siamo frutto "miracoloso" delle nozze fra "il caso e la necessità" (Monod)? E che dunque – pur escluse le versioni ingenue e antropomorfiche, di genere mitologico – non sia saggio escludere altresì ogni possibile ipotesi che le cose si siano svolte "secondo un piano prestabilito" (p. 95) o, meglio ancora, secondo un piano che si è andato svolgendo creativamente (come proposto da Henry Bergson)? "La mente non riesce a raggiungere la verità dei suoi meccanismi. La passione delusa per la ricerca durerà ancora a lungo. Si studia la neurobiologia della volontà senza l’illusione di poterne spiegare la natura" (p. 114): questo testo di elevata divulgazione scientifica meriterebbe di essere letto anche se servisse solo a farci capire questa asserzione così intellettualmente onesta.


Augusto Cavadi
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14 febbraio 2023

Dal Benessere al Ben-Essere: week-end filosofico per non-filosofi (di professione) - 1/4 Giugno 2023 - Gibilrossa (PA)

• Augusto Cavadi •

Filosofia per la vita: week-end filosofico a Gibilrossa (PA) Giugno 2023

Scuola di formazione etico-politica "Giovanni Falcone"
Associazione di volontariato no-profit - Palermo


organizza

"Dal Benessere al Ben-Essere"
Lungo week-end filosofico per non-filosofi (di professione)
• Gibilrossa (Palermo) •
Da Giovedì 1 a Domenica 4 Giugno 2023



PROGRAMMA

Giovedì 1 Giugno
Ore 17,00: Accoglienza e sistemazione.
Ore 18,00 – 19,00: Passeggiata filosofica con Augusto Cavadi.
Ore 20,00: Cena sociale*
Ore 21,30: "La danza e l'emersione della coscienza". Conduce Barbara Crescimanno.

Venerdì 2 Giugno
Ore 10,00 – 12,00: "La contraddizione come condizione dell'esistenza", conversazione con Giorgio Gagliano.
Ore 13,00: Pranzo sociale*
Ore 16,30 - 18,30: Bagno sonoro. Conduce Stefano Maltese.
Ore 20,00: Cena sociale*
Ore 21,30: "Figli delle stelle". Conduce Jan Mariscalco.

Sabato 3 Giugno
Ore 10,00 – 12,00: "E' possibile vivere nel presente?", conversazione con Giuseppe La Face.
Ore 13,00: Pranzo sociale*
Ore 16,30 - 18,30: Cerchio tematico guidato da Giuseppe La Face.
Ore 20,00: Cena sociale*
Ore 21,30: Concerto. Pino Tiranno, Tiziano Jesus Tiranno (piano); Giorgio Gagliano (violino).

Domenica 4 Giugno
Ore 10,00 – 12,00: "Sono pronto ad ospitare sprazzi di felicità, se arrivassero in dono dalla Vita?", conversazione di gruppo introdotta e moderata da Augusto Cavadi.




NOTE TECNICHE

Tutte le attività si svolgeranno a Gibilrossa (PA), presso via dei Picciotti n.8.

Viabilità - Poiché la strada da Palermo a Gibilrossa via Ciaculli è interrotta, bisogna passare da Misilmeri (da cui Gibilrossa dista circa 15 minuti di auto).


Quota d'iscrizione - 10 euro per ogni giorno (30 euro il pacchetto completo di 4 gg.). Gratis per gli under 30.

(*) Vitto - E' possibile portare il pranzo o la cena al sacco, oppure condividere il pasto con il gruppo: prima colazione 5 euro, pranzo 15 euro, cena 15 euro. Tutti i pasti sono vegetariani nel rispetto degli animali e del Pianeta. E' gradita la prenotazione almeno 24h prima (comunicando anche eventuali allergie).

DOVE DORMIRE
E' possibile soggiornare presso la casa dove si svolgeranno le riunioni, per informazioni e prenotazioni contattare Federica - Cell.: 331 2815442 - Email: federica.mantero@gmail.com
Soggiorno da Gloria "Gibilrossa BeeHill"
SUPERCONSIGLIATO (a meno di 5 minuti a piedi dal luogo delle riunioni).
Cell.: 320 9042508 - Email: beeclaireguesthouse@gmail.com
1° appartamento: 1 matrimoniale (di passaggio) + 1 matrimoniale con unico bagno condiviso (120 euro per l'intero appartamento).
2° appartamento: 1 singola (di passaggio) + 1 matrimoniale con unico bagno condiviso (70 euro per l'intero appartamento).
Hotel Miravalle**
(a meno di 10 minuti in auto dal luogo delle riunioni).
Tel.: 091 8722788
Camera singola con prima colazione 50 euro.
Camera matrimoniale o doppia con prima colazione 60 euro.
Camera tripla 75 euro.

Per qualsiasi ulteriore informazione contattare i seguenti recapiti:
• Augusto - Cell.: 338 4907853 - Email: a.cavadi@libero.it
• Federica - Cell.: 331 2815442 - Email: federica.mantero@gmail.com
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3 febbraio 2023

ChatGPT e Corpi viventi

• Anna Colaiacovo •


Filosofia per la vita - ChatGPT

Si parla molto in questi giorni di ChatGPT, un software sviluppato da OpenAI che rappresenta l’ultima frontiera nel campo dell’intelligenza artificiale. È veloce, potente e attinge a uno straordinario database di informazioni che seleziona grazie ad algoritmi. É in grado di scrivere testi e di rispondere in modo coerente a richieste anche complesse di un umano. Inoltre apprende continuamente dalle domande degli utenti.

Stiamo forse arrivando a macchine realmente intelligenti come auspicava Alan Turing nel 1950?

Secondo Luciano Floridi, ordinario di Filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford, “ChatGPT ha una enorme capacità di agire, ma senza intelligere”. Mentre nell’essere umano l’azione è normalmente collegata con il pensiero, nelle macchine si assiste a un vero e proprio divorzio tra azione e pensiero, tra capacità di agire e necessità di essere intelligenti per farlo. Funzionano perché noi umani stiamo adattando il mondo alle macchine stesse. Ad esempio, le auto a guida autonoma potranno veramente circolare nelle città soltanto se ripenseremo le città adattandole ad esse.

Gli umani trasformano il mondo attraverso la tecnologia. Nello stesso tempo, però, sono essi stessi trasformati dalla tecnologia. In particolare, il mondo digitale che abbiamo costruito sta cambiando radicalmente anche noi. Fino a che punto? Per il prof. Floridi la differenza tra l’uomo e la macchina resterà sempre: “a livello di output di un processo magari anche no. Ma resterà diverso l’input e soprattutto il processo... La differenza è nella storia che c’è dietro”.¹
Filosofia per la vita - Corpi viventi - Pensare e agire contro la catastrofe
"Corpi viventi - Pensare e agire contro la catastrofe", di Miguel Benasayag e Bastien Cany.
Feltrinelli, Milano 2022

Una differenza sottolineata anche da M. Benasayag e B. Cany autori del testo "Corpi viventi - Pensare e agire contro la catastrofe" (Feltrinelli, Milano 2022). Partendo dalla considerazione che i corpi viventi sono la condizione stessa dell’esistenza, sostengono che “non si può mai ridurre il presente del vivente all’ora istantanea in cui funzionano gli artefatti. Per il vivente, la storia è ben più che una semplice dimensione evocabile: lo plasma e lo rimodella costantemente. Si avrebbe torto in tal senso ad assimilare quel passato a un’enciclopedia o a un disco rigido (hard disk) in cui i dati immagazzinati rimangono inalterati. Include al contrario, nella sua riattualizzazione nel presente, un forte contenuto di imprevedibilità”. (p. 138)

Riprendendo Spinoza, Benasayag e Cany affermano che ciò che caratterizza un organismo e lo distingue da un aggregato è lo sforzo (conatus), per cui l’esistenza si manifesta come lo “sforzo finalizzato a perseverare nel suo essere”. L’agire è l’essenza del vivente e non indica una mancanza, ma un eccesso di potenza che apre a nuovi scenari. Non a caso Hannah Arendt ha colto nella categoria della natalità, che annuncia al mondo l’apparire del nuovo e la possibilità di iniziare qualcosa di nuovo, ciò che caratterizza la condizione umana. L’esperienza della nascita, fondata sulla contingenza e sulla precarietà, mette in evidenza la fragilità di ogni esistenza, ma anche la capacità di aprire una nuova prospettiva di senso sulla realtà.

Nel nostro tempo però l’azione umana sembra atrofizzata. Perché? La tesi degli autori è la seguente: l’azione umana negli ultimi secoli è stata guidata da una soggettività (l’Io sovrano) che ha pensato di poter dominare con la propria razionalità la natura e i corpi, e di poter trasformare la storia spinta dall’idea del progresso. Obiettivo: la graduale liberazione dell’umanità dalle malattie, dalla povertà e dalle ingiustizie.

Il disorientamento che caratterizza il tempo in cui viviamo nasce dal fallimento di questi obiettivi e dal conseguente tramonto del mito del progresso. Il futuro ha mutato segno. Non si presenta più come una promessa, ma come una minaccia. L’aumento esponenziale dei tumori e l’epidemia causata dal Covid-19 hanno messo in rilievo la fragilità della nostra condizione esistenziale all’interno di un ambiente che abbiamo saccheggiato, inquinato, in parte distrutto. Hanno reso evidente la nostra dipendenza dalla natura di cui siamo parte e non padroni.

Ormai siamo perfettamente consapevoli degli effetti catastrofici sull’ambiente del nostro modello di vita e dei pericoli che corriamo, ma non agiamo. Perché? Ogni agire nasce dalla capacità di immaginare altri mondi, ma il realismo tecnico-economico dominante ci convince che non c’è alternativa. L’orizzonte dell’uomo postmoderno, sopravvissuto alla fine delle ideologie, è l’io individuale alla ricerca del piacere, in un mondo diventato un terreno di gioco: “Nelle nostre società orfane del senso del progresso, l’informatica e la robotica pervengono a ristrutturare nuove profezie di vita aumentata, finalmente liberata dalle limitazioni inscritte nei corpi e nei processi singolari del vivente. L’accesso a quell’illimitato ha però sempre un prezzo: rinunciare a esistere per diventare i nostri profili, trasparenti a noi stessi e agli altri”. (p. 33)

Attraverso la genetica, la robotica, l’informazione e la nanotecnologia, gli adepti della tecnologia (i transumanisti) sognano il superamento della malattia, dell’invecchiamento e della morte. In definitiva, la liberazione dell’intelligenza dal corpo mortale. Secondo Benasayag e Cany, invece, proprio la valorizzazione dei corpi, del campo biologico, potrà ridare all’azione umana un ruolo da protagonista per mettere la tecnica al servizio degli esseri viventi.

Pensare di bloccare lo sviluppo tecnologico è una follia. In meno di cinquant’anni le tecnologie digitali e robotiche si sono diffuse ovunque e in tutti i settori. L’ibridazione dell’umano con la tecnica è già realtà perché le tecnologie digitali fanno ormai parte integrante della nostra vita, ma occorre riflettere sulle condizioni di questa ibridazione affinché non colonizzino il vivente e distruggano la sua singolarità. Sono necessarie pratiche che riconducano l’umano all’interno degli ecosistemi. Sono interessanti da questo punto di vista i cambiamenti che stanno avvenendo sul piano giuridico. Paesi come l’Ecuador, la Bolivia, la Colombia, la Nuova Zelanda e l’India hanno infranto la frontiera che sembrava insuperabile tra l’uomo e la natura, con il riconoscimento della personalità giuridica ad animali, piante, fiumi. É il segnale di una ricomposizione dei rapporti con la natura che configura nuove espressioni dell’agire.


Anna Colaiacovo



¹ https://www.repubblica.it/tecnologia/2023/01/22/news/chatgpt_intelligenza_artificiale_intervista_luciano_floridi-384394558/
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