MANUALE PER VIP
Rubrica a cura di Augusto Cavadi

Augusto Cavadi, Manuale per Vip
«Eh, no! Mi dispiace. Se vi siete incuriositi a questa nuova rubrica perché immaginate che parli di questo o quel Vip (dall'inglese "very important person"), rimarrete delusi. Niente pettegolezzi, indiscrezioni, dicerie: l'ottanta per cento della carta stampata e delle televisioni ne è già zeppa! Ho voluto scegliere questa sigla, invece, come abbreviazione di "Vivere in pienezza"...»
Dal post introduttivo ►

9 maggio 2023

Filosofia innanzitutto

• Augusto Cavadi •


Filosofia per la vita - Maggio, mese della Consulenza Filosofica
Cosa sarebbe l'umanità senza la filosofia, delle sue chiavi di lettura e di conoscenza del senso dell'esistenza?
La vita è complicata (perfino in aree del pianeta per molti versi privilegiate come la nostra). Quattro occhi l'osservano meglio di due.
Ecco perché è del tutto comprensibile il desiderio di confrontarsi con qualcun altro di fronte ai bivi dell'esistenza: accetto un'insperata offerta di lavoro meno gratificante, ma più remunerativo, del mio attuale? Ricorro a una fecondazione eterologa anche se non vivo in coppia stabile? Accondiscendo alla richiesta di un genitore anziano e malato che invoca l'eutanasia o faccio di tutto per dissuaderlo?
Chi appartiene a un'organizzazione religiosa in casi simili bussa alle porte di un prete o di un rabbino o di un imam. Chi è più "laico" – o comunque preferisce affidarsi a professionisti qualificati – bussa alla porta di uno studio di psicoterapia. Qualche altro, più fortunato, ha un amico saggio e fidato cui chiedere consiglio.
In tutti questi casi c'è la probabilità – che é un pò rischio e un pò speranza – di aspettarsi un sostegno, un conforto, un'indicazione illuminante: un aiuto, insomma, dall'esterno che riduca, o azzeri, la nostra fatica di riflettere e di decidere. Alcuni pastori d'anime, alcuni psicoterapeuti, alcuni amici assecondano le nostre aspettative di questo genere; altri, anche a rischio di deludere, si limitano a giocare a ping pong, restituendoci la pallina per non renderci inattivi, passivi.

Filosofia per la vita - Augusto Cavadi e la Consulenza Filosofica
Chi non ha timore di questo rimando – e vuol essere sicuro di non incontrare né padri né maestri né terapeuti né somministratori di consigli – può rivolgersi, direttamente, a un filosofo. Più precisamente a uno di quei filosofi che coltivano la propensione e l'attitudine a dialogare con interlocutori desiderosi di essere aiutati a pensare, e a decidere, con la propria testa.
Filosofi di questo genere, da Socrate a oggi, ne sono sempre esistiti, ma solo da una quarantina di anni si sono organizzati professionalmente per darsi una propria visibilità pubblica. In Germania, e poi nelle diverse nazioni del mondo in cui sono nate tali organizzazioni, essi hanno scelto di denominare in varie maniere questa professione così antica e così nuova: Philosophische Praxis, Philosophy Practice, Philosophical counseling, Filosofia in pratica...
In Italia ha finito col prevalere una denominazione – "Consulenza filosofica" – non priva di pericoli dal momento che rischia di essere identificata con una delle tante declinazioni del Counseling (psicologico, pedagogico, giuridico etc.).
Cos'è in concreto la CF? Come si svolge un colloquio fra il filosofo consulente e il suo consultante (che ovviamente può benissimo essere del tutto asciutto in storia della filosofia)? La maggiore associazione professionale italiana, "Phronesis", che non è una società privata ma l'unica associazione professionale di consulenti filosofici riconosciuta in Italia dal Ministero del Lavoro, offre, proprio in questo mese di maggio, la possibilità di chiedere un appuntamento a titolo sperimentale a uno dei suoi soci distribuiti nelle varie regioni del Paese: basta cercare nell'elenco online.
Medici, farmaci, terapie scientifiche preservano il corpo, la filosofia cura e guarisce la mente che a sua volta è la prima vera salvaguardia fisica.

Filosofia per la vita - Phronesis

Augusto Cavadi
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29 marzo 2023

"Liberare la Tenerezza": Marola (RE), 5-6-7 Maggio 2023

• Augusto Cavadi •

Filosofia per la vita: weekend di incontri a Marola (RE) Maggio 2023

L'Associazione "Liberare l'Uomo" di Treviso

organizza

"Liberare la Tenerezza"
Weekend di incontro in presenza
• Marola (Reggio Emilia) •
Da Venerdì 5 a Domenica 7 Maggio 2023



PRESENTAZIONE

Questo incontro in presenza non è direttamente rivolto alla ricerca di senso in modalità concettuale, ma vuole scendere nel concreto, nell'esperienza, nella prassi operativa della vita, per mettere a fuoco e in certo modo 'liberare' la Tenerezza, una delle più straordinarie realtà umanizzanti a nostra disposizione.
Un gruppo di amici esperti ci accompagnerà in questo percorso di riscoperta delle nostre potenzialità umane di relazione attraverso il corpo e l'empatia.

• Augusto Cavadi - docente e filosofo
• Fabio Bonafè - docente e formatore
• Rossana Monica - formatrice comunicazione empatica*

In collegamento online:
• Lidia Maggi - biblista e pastora battista
• Annamaria Corallo - teologa e biblista**

(*) formatrice certificata di comunicazione non violenta e docente di scuola primaria. (Parma)
(**) docente incaricata presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, cattedra di Nuovo Testamento. (Benevento)




«Non c'è altra via di umanizzazione per il tempo presente e futuro: la forma rivoluzionaria della tenerezza e dell'affetto corrisponde alla via sovrana per una nuova ecologia umana, sensibile alle mani, alle facce, alle voci e ai corpi nella loro irriducibile singolarità e verità».

Credo che la tenerezza abbia qualcosa di originario, di profondamente umano perché tocca le corde più sensibili di quello che noi siamo. Per quale motivo? Perché noi veniamo da lì, cioè da gesti di tenerezza: nel momento in cui siamo venuti al mondo, se non fossimo stati accolti da mani e da gesti di tenerezza, noi al mondo non saremmo rimasti. Così io penso che soltanto gesti di tenerezza ci possono mantenere al mondo in modo essenzialmente umano.
Se nella lingua della tenerezza originaria veniamo al mondo, soltanto grazie alla lingua della tenerezza ordinaria possiamo continuare ad abitarlo e a generarlo in modo umano.
La tenerezza è un tempo di grazia, un tempo che non è il prodotto del nostro operare e del nostro fare.
E' un tempo donato, un tempo in cui noi assumiamo un atteggiamento quasi di disarmo nei confronti del mondo, in cui non ci crediamo produttori di noi stessi e del tutto. Questo per me è il tempo della tenerezza, dell'inoperosità, dell'improduttività, ma che è assolutamente creativo e assolutamente gioioso.
La tenerezza ha a che fare con la costruzione di un nuovo mondo comune, di un nuovo mondo semplicemente più umano.
In una sorta di dinamismo generativo che dona fisicità agli incontri e agli scambi fra i soggetti, il reciproco 'toccarsi, intenerirsi e affezionarsi corrisponde a una reciproca donazione di senso, in cui ciascuno lascia la propria impronta sul corpo e sull'anima dell'altro. Precisamente grazie a tale flusso molecolare di affetti e di sensibilità sociali, che si trasmette come per travaso di corpo in corpo, di contatto in contatto, si costruisce un mondo comune. Ogni soggetto stabilisce, grazie alle sue capacità di affezionarsi e di affezionare, le traiettorie possibili di tale "divenire materiale" del senso, nella tessitura delle sue infinite relazioni vitali.
Ciò che oggi appare decisivo è la messa in atto di una capacità gioiosa di costruzione collettiva, che possa generare una politica del comune. Perché la politica è innanzitutto costruzione del senso, e non semplicemente del consenso, e il senso è ciò che fa tirare un sospiro di sollievo, che spalanca una finestra, che fa vedere nuove possibilità nello stato delle cose. L'alternativa è una condizione di stasi e di chiusura emotiva come elemento chiave dei dispositivi di potere e dei regimi autoritari, che detestano ogni forma di tenerezza e mettono in atto meccanismi di controllo tesi alla separazione dei soggetti e all'inibizione di una circolazione libera e critica degli affetti.
"La tenerezza è una professione di fede nella persistenza di ciò che sembra valere poco, in quanto destinato a svanire: un giorno di festa, un gioco, un incontro gentile, l'essere chiamati per nome.
E' nei passaggi della tenerezza che il mondo si fa effettivamente vivibile e finalmente leggibile.
E' nella grazia sottile di un gesto ... che si aprono mondi di significati destinati a durare e a tenerci in vita ancora un po'. Tali gesti della tenerezza sono come tracce minime e luminose sullo sfondo del buio che cala sulle metropoli dell'Occidente e la sola possibilità di una speranza per tutti".


(Isabella Guanzini, "Tenerezza, la rivoluzione del potere gentile", 2017, Ponte alle Grazie - MI).



PROGRAMMA

Venerdì 5 Maggio
Ore 17,00: Arrivo. Marola di Carpineti (Reggio Emilia), "Centro Diocesano di Spiritualità e Cultura", Via Pietro Fornaciari Chittoni, fraz. Marola, 42033 Carpineti (RE).
Accoglienza e sistemazione nelle camere. Associazione Liberare l'Uomo e responsabili Casa di ospitalità.
Ore 18,30 – 19,15: Introduzione al weekend e presentazione dei partecipanti. Associazione Liberare l'Uomo e Fabio Bonafè.
Ore 19,30 - 20,30: Cena.
Ore 21,00 - 22,30: Liberare la Tenerezza. Annamaria Corallo in collegamento via Zoom.

Sabato 6 Maggio
Ore 07,45: Meditazione 'seduta'. Roberta Conci e Associazione Liberare l'Uomo.
Ore 08,30 - 09,00: Colazione.
Ore 09,30 - 10,30: La tenerezza in tempi difficili. Fabio Bonafè.
Ore 10,30 - 10,45: Pausa / Coffee Break.
Ore 10,45 - 12,00: Grembi. Per una tenerezza generativa. Lidia Maggi in collegamento via Zoom. Segue dalle 12,00 dibattito in plenaria.
Ore 13,00 - 14,00: Pranzo.
Ore 15,15 - 16,00: Passeggiata meditativo-filosofica. Augusto Cavadi.
Ore 16,00 - 17,00: Comuni errori di comunicazione. Fabio Bonafè.
Ore 17,00 - 17,15: Pausa / Coffee break.
Ore 17,15 - 18,30: La tenerezza, distintivo del maschio alternativo. Augusto Cavadi.
Ore 19,30 - 20,30: Cena.
Ore 21,00 - 22,45: La tenerezza e la sua forza. La dimensione "politica" e attiva della tenerezza. Dibattito a più voci con Augusto Cavadi e Fabio Bonafè.

Domenica 7 Maggio
Ore 07,45: Meditazione 'seduta'. Roberta Conci e Associazione Liberare l'Uomo.
Ore 08,30 - 09,00: Colazione.
Ore 09,15 - 10,30: Introduzione alla comunicazione empatica (prima parte). Rossana Monica.
Ore 10,30 - 10,45: Pausa / Coffee Break.
Ore 10,45 - 12,00: Introduzione alla comunicazione empatica (seconda parte). Rossana Monica.
Ore 12,15 - 13,15: Celebrazione. Associazione Liberare l'Uomo e tutti voi: saluti a chi è in partenza e un arrivederci...
Ore 13,30 - 14,30: Pranzo.
Ore 14,30: Saluti, arrivederci e partenza.

Martedì 9 Maggio (online)
Ore 21,00: Bilancio del weekend condiviso e appuntamenti futuri. Associazione Liberare l'Uomo e partecipanti al weekend, in collegamento online via Zoom.




ISCRIZIONE E NOTE PRATICHE

Per la partecipazione all'incontro si richiede a ciascuno l'invio di un Modulo di Iscrizione e il successivo versamento di un Contributo di Partecipazione di € 30,00 a persona (€ 40,00 a coppia per chi vi partecipa in due).

Per iscriversi al weekend occorre innanzitutto compilare individualmente il Modulo di Iscrizione online (uno per ogni persona che vuole partecipare), raggiungibile al seguente link: www.liberareluomo.it/marola2023

E' necessario poi attendere una nostra mail di accettazione all'iscrizione (dobbiamo tener conto che la struttura che ci ospita dispone di circa 70 posti e che si procede in ordine di iscrizione...).
Ricevuta una risposta positiva bisogna perfezionare l'iscrizione con un versamento del "Contributo di Partecipazione" di € 30,00 a persona (o di € 40,00 la coppia), tramite bonifico bancario sul C/C dell'Associazione Liberare l'Uomo. IBAN: IT 68 G 03069 12070 100 000 001 285
Banca Intesa San Paolo - Filiale 50394 Treviso - Viale IV Novembre, 82/C - 31100 Treviso.

STRUTTURA OSPITANTE: Centro Diocesano di Spiritualità e Cultura - Diocesi di Reggio Emilia. Via Pietro Fornaciari Chittoni, fraz. Marola - 42033 Carpineti (RE). Tel. +39 0522 813127 - Email: info@seminariodimarola.it - Website: www.seminariodimarola.it


Pensione completa. Costi a persona:
• in camera singola o doppia con bagno € 60,00 a notte
• solo pernottamento e colazione € 35,00
• pasti aggiuntivi € 20,00

Altre informazioni:
• Arrivo Venerdì 5 Maggio alle ore 17.
• Biancheria letto e bagno comprese.
• I menu di pranzi e cene non saranno alla carta, ma proposti dalla Casa.
• Per usufruire di un menu alternativo per celiaci o per altre intolleranze alimentari occorre segnalare (con un'apposita email, e sul modulo d'iscrizione) e concordare in anticipo con l'organizzazione che sentirà la struttura ospitante.

Il pagamento dovrà essere effettuato autonomamente presso la struttura ospitante.



Per ulteriori informazioni rivolgersi ai recapiti dell'Associazione.
Cell.: 338 1104831
org.liberare@gmail.com
www.liberareluomo.it

Auguriamo a tutti i partecipanti un buon weekend e una crescente e rinnovata umanità!

L'Associazione Liberare l'Uomo
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16 marzo 2023

Liberi di scegliere? Se il cervello non ci inganna

• Augusto Cavadi •


Filosofia per la vita - Augusto Cavadi e Arnaldo Benini
Gli esseri umani siamo dei soggetti liberi, e dunque responsabili delle nostre azioni, o punti terminali di meccanismi, a noi ignoti, infinitamente più potenti (la Natura, il Destino, Dio, gli Dei...)?
La questione è ormai plurimillenaria e le risposte si distribuiscono, quasi equamente, fra i sostenitori dell'una e dell'altra tesi.
Filosofia per la vita - Neurobiologia della volontà - Arnaldo Benini
Arnaldo Benini, "Neurobiologia della volontà", Raffaello Cortina Editore, Milano 2022

Sinora ne hanno disputato soprattutto filosofi, teologi, letterati e – da poco più di un secolo – psicologi.
Da alcuni decenni sono entrati nel dibattito, attrezzati con solidi strumenti d'indagine, anche gli scienziati, in particolare i neurobiologi.
Un quadro dello stato attuale della ricerca, abbastanza ricco e certamente accessibile anche ai profani, è offerto dal neurologo e neurochirurgo Arnaldo Benini nel suo "Neurobiologia della volontà", Raffaello Cortina Editore, Milano 2022.

L'autore, pur senza tacere riserve e obiezioni, sembra propendere decisamente per la tesi centrale del libro: l'evoluzione avrebbe consentito l'emergere, nello stesso organo (il cervello) di "due meccanismi con effetti opposti" (p. 95). Da una parte, infatti, il nostro comportamento non è davvero "nostro", ma effetto di "diversi meccanismi genetici, inconsci, nervosi, cognitivi, emotivi, sociali e della memoria" (p. 93), e ciò è confermato dagli esperimenti attestanti che siamo "coscienti di quel che si farà o penserà solo dopo che ciò è stato avviato inconsciamente dai meccanismi elettrochimici del parenchima cerebrale" (p. 94); dall'altra parte, però, avvertiamo l'invincibile sensazione che "ciò non sia vero", che "fra ciò che si pensa e ciò che si fa esista un nesso causale rigoroso" e che, dunque, siamo "la sola causa del nostro comportamento" (ivi).
Filosofia per la vita - Metamorfosi - Arnaldo Benini
Arnaldo Benini, docente di neurochirurgia e neurologia all'Università di Zurigo

Benini suggerisce anche qualche ipotesi che spieghi questa specie di scherzo dell'evoluzione. Se gli umani sapessimo per evidenza ciò che la neurobiologia sembra attestare sperimentalmente – che cioè non facciamo ciò che vogliamo ma vogliamo ciò che "meccanismi fisico-chimici" (p. 95) ci costringono a fare – saremmo stati indotti, già da millenni, alla disperazione e al suicidio collettivo. Da qui l'azione anonima di un "meccanismo nervoso" che, in tutti "i cervelli umani", produce l'illusione fortissima di essere dotati di una "libera volontà" (ivi), senza la quale non avrebbero potuto innescarsi "i meccanismi della fede religiosa e della certezza della sopravvivenza" (p. 96).

Quali considerazioni suggerisce, alla fine, questo saggio documentato e provocatorio?
Innanzitutto che i filosofi devono rassegnarsi a imparare dagli scienziati quali sono i dati acquisiti e quali i dati problematici offerti dall'esperienza. La scienza, insufficiente a capire il mondo, è però necessaria. Scavalcarla sarebbe impossibile come per un aereo che volesse bypassare ogni pista di decollo. Ciò posto, la filosofia (o, equivalentemente, il buon senso criticamente elaborato) può chiedere al neurobiologo come mai ci sono casi – nella vita quotidiana – di ripensamento drastico. Non sono io a decidere di accendere una sigaretta, ma i meccanismi cerebrali inconsci; ma se, appena l'accendo, penso di spegnerla e la spengo effettivamente, sono ancora essi che hanno virato bruscamente e compiuto una "inversione a U"? Probabilmente Benini risponde in anticipo a obiezioni di questo genere tutte le volte che ribadisce: "rimane il dubbio" se l'"attività nervosa precoce" registrabile nel cervello prima di compiere un atto e di averne coscienza sia "la causa di quel che avverrà o un evento elettrico d’accompagnamento" (p. 118).

E ancora: ammesso che gli esseri umani siamo stati dotati di "lobi prefrontali" – grazie ai quali soltanto abbiamo acquistato "l'autocoscienza" (p. 96) – circa "un milione e trecentomila anni or sono" (p. 95) – per virtù di una selezione naturale operata dall'incrocio "dell'ambiente e delle circostanze della vita" (ivi), bisogna riconoscere che si è trattato di un risultato statisticamente altamente improbabile e che "ancor oggi non si sa assolutamente nulla di come un fenomeno elettrochimico del parenchima cerebrale diventi un evento della coscienza" (p. 120).

Si può dire che ci vuole, almeno in questa fase della ricerca umana, una buona dose di "fede" per supporre che siamo frutto "miracoloso" delle nozze fra "il caso e la necessità" (Monod)? E che dunque – pur escluse le versioni ingenue e antropomorfiche, di genere mitologico – non sia saggio escludere altresì ogni possibile ipotesi che le cose si siano svolte "secondo un piano prestabilito" (p. 95) o, meglio ancora, secondo un piano che si è andato svolgendo creativamente (come proposto da Henry Bergson)? "La mente non riesce a raggiungere la verità dei suoi meccanismi. La passione delusa per la ricerca durerà ancora a lungo. Si studia la neurobiologia della volontà senza l’illusione di poterne spiegare la natura" (p. 114): questo testo di elevata divulgazione scientifica meriterebbe di essere letto anche se servisse solo a farci capire questa asserzione così intellettualmente onesta.


Augusto Cavadi
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14 febbraio 2023

Dal Benessere al Ben-Essere: week-end filosofico per non-filosofi (di professione) - 1/4 Giugno 2023 - Gibilrossa (PA)

• Augusto Cavadi •

Filosofia per la vita: week-end filosofico a Gibilrossa (PA) Giugno 2023

Scuola di formazione etico-politica "Giovanni Falcone"
Associazione di volontariato no-profit - Palermo


organizza

"Dal Benessere al Ben-Essere"
Lungo week-end filosofico per non-filosofi (di professione)
• Gibilrossa (Palermo) •
Da Giovedì 1 a Domenica 4 Giugno 2023



PROGRAMMA

Giovedì 1 Giugno
Ore 17,00: Accoglienza e sistemazione.
Ore 18,00 – 19,00: Passeggiata filosofica con Augusto Cavadi.
Ore 20,00: Cena sociale*
Ore 21,30: "La danza e l'emersione della coscienza". Conduce Barbara Crescimanno.

Venerdì 2 Giugno
Ore 10,00 – 12,00: "La contraddizione come condizione dell'esistenza", conversazione con Giorgio Gagliano.
Ore 13,00: Pranzo sociale*
Ore 16,30 - 18,30: Bagno sonoro. Conduce Stefano Maltese.
Ore 20,00: Cena sociale*
Ore 21,30: "Figli delle stelle". Conduce Jan Mariscalco.

Sabato 3 Giugno
Ore 10,00 – 12,00: "E' possibile vivere nel presente?", conversazione con Giuseppe La Face.
Ore 13,00: Pranzo sociale*
Ore 16,30 - 18,30: Cerchio tematico guidato da Giuseppe La Face.
Ore 20,00: Cena sociale*
Ore 21,30: Concerto. Pino Tiranno, Tiziano Jesus Tiranno (piano); Giorgio Gagliano (violino).

Domenica 4 Giugno
Ore 10,00 – 12,00: "Sono pronto ad ospitare sprazzi di felicità, se arrivassero in dono dalla Vita?", conversazione di gruppo introdotta e moderata da Augusto Cavadi.




NOTE TECNICHE

Tutte le attività si svolgeranno a Gibilrossa (PA), presso via dei Picciotti n.8.

Viabilità - Poiché la strada da Palermo a Gibilrossa via Ciaculli è interrotta, bisogna passare da Misilmeri (da cui Gibilrossa dista circa 15 minuti di auto).


Quota d'iscrizione - 10 euro per ogni giorno (30 euro il pacchetto completo di 4 gg.). Gratis per gli under 30.

(*) Vitto - E' possibile portare il pranzo o la cena al sacco, oppure condividere il pasto con il gruppo: prima colazione 5 euro, pranzo 15 euro, cena 15 euro. Tutti i pasti sono vegetariani nel rispetto degli animali e del Pianeta. E' gradita la prenotazione almeno 24h prima (comunicando anche eventuali allergie).

DOVE DORMIRE
E' possibile soggiornare presso la casa dove si svolgeranno le riunioni, per informazioni e prenotazioni contattare Federica - Cell.: 331 2815442 - Email: federica.mantero@gmail.com
Soggiorno da Gloria "Gibilrossa BeeHill"
SUPERCONSIGLIATO (a meno di 5 minuti a piedi dal luogo delle riunioni).
Cell.: 320 9042508 - Email: beeclaireguesthouse@gmail.com
1° appartamento: 1 matrimoniale (di passaggio) + 1 matrimoniale con unico bagno condiviso (120 euro per l'intero appartamento).
2° appartamento: 1 singola (di passaggio) + 1 matrimoniale con unico bagno condiviso (70 euro per l'intero appartamento).
Hotel Miravalle**
(a meno di 10 minuti in auto dal luogo delle riunioni).
Tel.: 091 8722788
Camera singola con prima colazione 50 euro.
Camera matrimoniale o doppia con prima colazione 60 euro.
Camera tripla 75 euro.

Per qualsiasi ulteriore informazione contattare i seguenti recapiti:
• Augusto - Cell.: 338 4907853 - Email: a.cavadi@libero.it
• Federica - Cell.: 331 2815442 - Email: federica.mantero@gmail.com
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3 febbraio 2023

ChatGPT e Corpi viventi

• Anna Colaiacovo •


Filosofia per la vita - ChatGPT

Si parla molto in questi giorni di ChatGPT, un software sviluppato da OpenAI che rappresenta l’ultima frontiera nel campo dell’intelligenza artificiale. È veloce, potente e attinge a uno straordinario database di informazioni che seleziona grazie ad algoritmi. É in grado di scrivere testi e di rispondere in modo coerente a richieste anche complesse di un umano. Inoltre apprende continuamente dalle domande degli utenti.

Stiamo forse arrivando a macchine realmente intelligenti come auspicava Alan Turing nel 1950?

Secondo Luciano Floridi, ordinario di Filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford, “ChatGPT ha una enorme capacità di agire, ma senza intelligere”. Mentre nell’essere umano l’azione è normalmente collegata con il pensiero, nelle macchine si assiste a un vero e proprio divorzio tra azione e pensiero, tra capacità di agire e necessità di essere intelligenti per farlo. Funzionano perché noi umani stiamo adattando il mondo alle macchine stesse. Ad esempio, le auto a guida autonoma potranno veramente circolare nelle città soltanto se ripenseremo le città adattandole ad esse.

Gli umani trasformano il mondo attraverso la tecnologia. Nello stesso tempo, però, sono essi stessi trasformati dalla tecnologia. In particolare, il mondo digitale che abbiamo costruito sta cambiando radicalmente anche noi. Fino a che punto? Per il prof. Floridi la differenza tra l’uomo e la macchina resterà sempre: “a livello di output di un processo magari anche no. Ma resterà diverso l’input e soprattutto il processo... La differenza è nella storia che c’è dietro”.¹
Filosofia per la vita - Corpi viventi - Pensare e agire contro la catastrofe
"Corpi viventi - Pensare e agire contro la catastrofe", di Miguel Benasayag e Bastien Cany.
Feltrinelli, Milano 2022

Una differenza sottolineata anche da M. Benasayag e B. Cany autori del testo "Corpi viventi - Pensare e agire contro la catastrofe" (Feltrinelli, Milano 2022). Partendo dalla considerazione che i corpi viventi sono la condizione stessa dell’esistenza, sostengono che “non si può mai ridurre il presente del vivente all’ora istantanea in cui funzionano gli artefatti. Per il vivente, la storia è ben più che una semplice dimensione evocabile: lo plasma e lo rimodella costantemente. Si avrebbe torto in tal senso ad assimilare quel passato a un’enciclopedia o a un disco rigido (hard disk) in cui i dati immagazzinati rimangono inalterati. Include al contrario, nella sua riattualizzazione nel presente, un forte contenuto di imprevedibilità”. (p. 138)

Riprendendo Spinoza, Benasayag e Cany affermano che ciò che caratterizza un organismo e lo distingue da un aggregato è lo sforzo (conatus), per cui l’esistenza si manifesta come lo “sforzo finalizzato a perseverare nel suo essere”. L’agire è l’essenza del vivente e non indica una mancanza, ma un eccesso di potenza che apre a nuovi scenari. Non a caso Hannah Arendt ha colto nella categoria della natalità, che annuncia al mondo l’apparire del nuovo e la possibilità di iniziare qualcosa di nuovo, ciò che caratterizza la condizione umana. L’esperienza della nascita, fondata sulla contingenza e sulla precarietà, mette in evidenza la fragilità di ogni esistenza, ma anche la capacità di aprire una nuova prospettiva di senso sulla realtà.

Nel nostro tempo però l’azione umana sembra atrofizzata. Perché? La tesi degli autori è la seguente: l’azione umana negli ultimi secoli è stata guidata da una soggettività (l’Io sovrano) che ha pensato di poter dominare con la propria razionalità la natura e i corpi, e di poter trasformare la storia spinta dall’idea del progresso. Obiettivo: la graduale liberazione dell’umanità dalle malattie, dalla povertà e dalle ingiustizie.

Il disorientamento che caratterizza il tempo in cui viviamo nasce dal fallimento di questi obiettivi e dal conseguente tramonto del mito del progresso. Il futuro ha mutato segno. Non si presenta più come una promessa, ma come una minaccia. L’aumento esponenziale dei tumori e l’epidemia causata dal Covid-19 hanno messo in rilievo la fragilità della nostra condizione esistenziale all’interno di un ambiente che abbiamo saccheggiato, inquinato, in parte distrutto. Hanno reso evidente la nostra dipendenza dalla natura di cui siamo parte e non padroni.

Ormai siamo perfettamente consapevoli degli effetti catastrofici sull’ambiente del nostro modello di vita e dei pericoli che corriamo, ma non agiamo. Perché? Ogni agire nasce dalla capacità di immaginare altri mondi, ma il realismo tecnico-economico dominante ci convince che non c’è alternativa. L’orizzonte dell’uomo postmoderno, sopravvissuto alla fine delle ideologie, è l’io individuale alla ricerca del piacere, in un mondo diventato un terreno di gioco: “Nelle nostre società orfane del senso del progresso, l’informatica e la robotica pervengono a ristrutturare nuove profezie di vita aumentata, finalmente liberata dalle limitazioni inscritte nei corpi e nei processi singolari del vivente. L’accesso a quell’illimitato ha però sempre un prezzo: rinunciare a esistere per diventare i nostri profili, trasparenti a noi stessi e agli altri”. (p. 33)

Attraverso la genetica, la robotica, l’informazione e la nanotecnologia, gli adepti della tecnologia (i transumanisti) sognano il superamento della malattia, dell’invecchiamento e della morte. In definitiva, la liberazione dell’intelligenza dal corpo mortale. Secondo Benasayag e Cany, invece, proprio la valorizzazione dei corpi, del campo biologico, potrà ridare all’azione umana un ruolo da protagonista per mettere la tecnica al servizio degli esseri viventi.

Pensare di bloccare lo sviluppo tecnologico è una follia. In meno di cinquant’anni le tecnologie digitali e robotiche si sono diffuse ovunque e in tutti i settori. L’ibridazione dell’umano con la tecnica è già realtà perché le tecnologie digitali fanno ormai parte integrante della nostra vita, ma occorre riflettere sulle condizioni di questa ibridazione affinché non colonizzino il vivente e distruggano la sua singolarità. Sono necessarie pratiche che riconducano l’umano all’interno degli ecosistemi. Sono interessanti da questo punto di vista i cambiamenti che stanno avvenendo sul piano giuridico. Paesi come l’Ecuador, la Bolivia, la Colombia, la Nuova Zelanda e l’India hanno infranto la frontiera che sembrava insuperabile tra l’uomo e la natura, con il riconoscimento della personalità giuridica ad animali, piante, fiumi. É il segnale di una ricomposizione dei rapporti con la natura che configura nuove espressioni dell’agire.


Anna Colaiacovo



¹ https://www.repubblica.it/tecnologia/2023/01/22/news/chatgpt_intelligenza_artificiale_intervista_luciano_floridi-384394558/
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17 dicembre 2022

Un semaforo sui crocevia dell'etica: la temperanza

• Augusto Cavadi •


Filosofia per la vita - Virtù cardinali - Temperanza
Se si vuole misurare per intera la svalutazione – ai limiti della ridicolizzazione – delle “virtù” basilari dell'etica classica occidentale, bisogna concentrarsi sulle disavventure della “temperanza”. Di per sé sarebbe una qualità invidiabile: l'arte di ottemperare con misura ai bisogni e ai desideri psico-fisiologici.
Come abbiamo fatto, in Occidente prima e nel mondo intero dopo, a trasformare questo pregio in una caratteristica triste, piccolo-borghese?
A me pare che si sia operato un duplice riduzionismo.

Prima di tutto, nell'elenco delle pulsioni e delle passioni da soddisfare: cancellando, con tratti di penna successivi, la voglia di giocare o di annusare profumi intensi o di danzare o di attrarre l'ammirazione altrui per la propria eleganza nell'abbigliamento.
Soprattutto, ma non esclusivamente, in epoche cristiane si è diffusa la tesi – moralistica – che tutta una serie di esigenze non andavano 'temperate', bensì eliminate. Soppresse. Represse. Con tutti i disastri segnalati da Freud in poi. (Altri lo avevano anticipato concettualmente, ma esprimendosi in maniera infelice, come Pascal nel XVII secolo con il suo “Chi vuol fare l'angelo finirà col fare la bestia”, ignaro che le “bestie” sono spontaneamente 'temperanti', impossibilitate ad errare per eccesso o per difetto).
Vogliamo una conferma? Basta riferirci alla temperanza nella sfera affettivo-sessuale che, in tale ambito, si chiamerebbe “castità”. Di per sé dovrebbe qualificare ogni soggetto che sperimenti con equilibrio i piaceri venerei, che li viva all'interno di relazioni interpersonali significative e reciprocamente gratificanti; ma, appunto, che li “sperimenti”, li “viva”.
Invece nel vocabolario dominante è diventata sic et simpliciter la castità del monaco e della monaca che hanno scelto di esercitare una forma singolare e anomala di castità: l'astensione totale da ogni pratica affettivo-sessuale.
Non passa neppure dall'anticamera del cervello collettivo che un uomo o una donna possano qualificarsi “casti” perché realizzano con accettabile armonia una comunione integrale dei loro due esseri.

Filosofia per la vita - Augusto Cavadi - Temperanza
Come se non fosse abbastanza disastrosa questa riduzione, noi occidentali abbiamo deformato anche la nozione di 'misura': trasformandola gradualmente nella nozione di 'minimo indispensabile'.
Così temperante è colui che beve meno vino possibile, che veste quanto più poveramente nei limiti della decenza, che fa sesso solo nelle situazioni inevitabili... Ma intemperante, incapace di equilibrio, è solo chi eccede o anche chi difetta? Da prevenire come disordine è solo la bulimia (letterale e metaforica) o anche l'anoressia (letterale e metaforica)? Da compiangere come soggetto irrisolto è solo chi esagera nella ricerca ossessiva di ogni genere di piacere o, almeno allo stesso titolo, chi si astiene in maniera radicale crogiolandosi nella sua insensibilità o addirittura inorgogliendosi per la sua indifferenza nei riguardi di ogni attrattiva sensoriale, 'estetica'?
Il sessuomane viola certamente i canoni condivisi della castità; ma perché non pensiamo e non diciamo altrettanto di chi stabilisce una stabile relazione di coppia e non fa nulla, per quanto nelle sue possibilità, per coltivarne la valenza erotica?
Solo la riscoperta della ‘temperanza’ nella sua originaria bellezza potrebbe orientare verso una vita serena i passi dei singoli cittadini e le decisioni politiche di rilevanza collettiva.
Il proibizionismo – proiezione legislativa dell’intemperanza per difetto – provoca, e non può non provocare, il moltiplicarsi degli abusi nel consumo di tutto ciò che, in misura scientificamente ragionevole, sarebbe invece gradevole compenso alla pesantezza del vivere. O almeno innocuo fattore di conforto, al labile confine fra esperienza diurna e illusione onirica.
Rinverdire oggi la figura, annebbiata, del temperante per scelta esistenziale comporterebbe rifocalizzare il criterio-principe di un’etica fondata sull’evoluzione complessiva del soggetto: il limite alla soddisfazione delle esigenze scaturenti dalla propria corporeità può essere segnato solo dalla volontà di preservare se stessi da ogni forma di autolesionismo e di rispettare l’analogo diritto alle medesime soddisfazioni da parte di ogni altro essere vivente e senziente.
Le persone che tendono a godere di tutto il godibile, tranne che della sofferenza altrui, sono come torce elettriche che aprono il cammino nella notte della storia.

Augusto Cavadi

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14 dicembre 2022

Il coraggio, abile paciere fra viltà e spavalderia

• Augusto Cavadi •


Filosofia per la vita - Fortezza
Tra le qualità-cardine di una vita etica riuscita (almeno nei limiti di noi mortali) la tradizione occidentale elenca la “fortezza”. Anche questo termine risuona obsoleto, se non addirittura equivoco: poiché nel linguaggio contemporaneo designa più una costruzione militare che una dimensione psichica, andrebbe meglio tradotto con ‘forza’, ‘energia’, ‘fermezza di carattere’, ‘coraggio’. Di che si tratta, in buona sostanza?
La saggezza-in-pratica funziona quando ci indica la direzione migliore negli aggrovigliati sentieri della storia, soprattutto nel discernere l’equo dall’iniquo. Ma intravedere un percorso non è ancora percorrerlo: bisogna intraprenderlo effettivamente, nonostante pigrizie e viltà, paure e stanchezze. ‘Forte’, in senso proprio, è la persona che – allenandosi con costanza – acquisisce, e coltiva, la capacità di vincere tali resistenze.
Poiché gli ostacoli non sono solo prodotti dalla fantasia, ma spesso s’impongono con una tenace consistenza oggettiva, il coraggioso autentico ne deve tener conto realisticamente: evitando – per non cedere alla vigliaccheria – di precipitare nella temerarietà.
Nel linguaggio abituale usiamo affermare che qualcuno si è ferito o è morto per “eccesso” di coraggio, ma spesso è un modo inesatto di esprimersi. Il coraggio, come ogni virtù morale, non è mai ‘troppo’: una volta lanciato come un missile dalla rampa di partenza, può elevarsi sino al cielo staccandosi nettamente dai vizi opposti di chi si sottostima e di chi si sopravvaluta.
Si può essere alpinisti più o meno energici, più o meno rapidi, più o meno vicini alla meta, ma se si è nel sentiero che porta in cima si é comunque alpinisti (più o meno valorosi): nulla da spartire con chi resta a valle per astenia né con chi scivola nel precipizio per aver presunto di possedere competenze e attrezzature indispensabili all’impresa.

Filosofia per la vita - Virtù Cardinali - Fortezza
Dovremmo correggere i modi abituali di esprimersi perché finiscono con il corrompere prima le idee e infine le relazioni sociali: imparare a dire che difetta di coraggio chi non affronta prove per le quali sarebbe attrezzato, ma altrettanto chi affronta prove per le quali sa di non essere attrezzato. Che manca di coraggio tanto il disertore della vita quanto il fanfarone che spaccia come prove di forza i fallimenti subiti per spacconaggine.
Un difficile equilibrio, dunque? Senz’altro. Ma non è impossibile avvicinarvisi. Basta osservare ciò che accade dietro le quinte e non solo nei prosceni della cronaca. Infatti nell’immaginario collettivo il coraggio sarebbe la nota distintiva di chi compie imprese straordinarie, al di sopra delle prestazioni medie dell’umanità. Non va negato agli eroi il riconoscimento del coraggio. Ma ad essi non ne va neppure riservato il monopolio esclusivo. C’è un coraggio dell’ordinarietà talora minore, talaltra maggiore, rispetto a chi realizza azioni eccezionali.
Ci vuole più potenza, più energia, più ardimento per gettarsi dentro una casa in fiamme per trarne fuori un disabile grave o piuttosto per vivere al suo fianco, decennio dopo decennio, senza cedere alla tentazione dell’omicidio-suicidio? Domanda vana come tutte le domande alle quali non è possibile rispondere. Serve solo come artificio retorico per decostruire il senso comune che, identificando il coraggio con l’eroismo plateale, finisce con deresponsabilizzarci rispetto alle tante occasioni di praticare il coraggio feriale, quasi sempre celato alle luci delle telecamere, sul quale si regge la storia dell’umanità.
Senza considerare, poi, che difficilmente si diventa protagonisti di gesti clamorosamente coraggiosi se, sino a quel momento, si è vissuti nel grigiore della viltà. Quando ero giovane lessi di un motociclista – rimasto anonimo, almeno per quanto ne abbia mai saputo – che, durante un incendio in una galleria alpina, fece più volte il tragitto avanti e indietro per salvare automobilisti intrappolati. Più volte: sino a quando gli vennero meno le ultime forze e restò egli stesso prigioniero dei fumi e del fuoco. Quando penso a un modello di coraggio, da allora è quel motociclista che mi torna alla mente. E mi viene assai difficile supporre che, sino a quella circostanza imprevista, egli fosse vissuto con un atteggiamento di fondo ego-centrato e cautamente opportunista.

Filosofia per la vita - Bacha Khan - Gandhi
E’ anche per queste ragioni che gli indimenticabili pionieri della nonviolenza, da Gandhi a Bacha Khan (foto sopra), hanno potuto affrontare interi eserciti con la fermezza del diamante solo dopo lunghi anni di preparativi, di esercizi, di fallimenti. Un giorno, nei libri di scuola, icone del coraggio non saranno solo né prevalentemente generali con la spada sguainata (i quali, per altro, molto raramente l’hanno sguainata effettivamente in prima fila, faccia a faccia con le schiere nemiche), ma anche e soprattutto quei leader talmente impregnati di energia da poter avanzare alla testa dei propri seguaci contando soltanto sulla forza inscalfibile della verità.

Augusto Cavadi

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