
L’opposto delle conversazioni ordinarie che dividono le persone: quelle nel giusto e quelle nell’errore. Il dialogo non è un caffè istantaneo, non dà effetti immediati, perché è pazienza, perseveranza, profondità.
Nelle pratiche filosofiche il dialogo è il perno centrale, lo strumento principe che permette la costruzione di ponti tra posizioni contrarie, la chiave d’elezione per cogliere la complessità del reale.
Il dialogo filosofico è profondo, si infila cioè sotto lo strato più superficiale del linguaggio comune, ne confuta il riduzionismo semplicistico per dare la parola alle voci più complesse, sottili, e per riconoscere quelle menzognere, meno autentiche. Si smascherano così i discorsi doppi e l’uso capzioso delle parole, ripristina la fiducia nella verità intesa come apertura verso nuovi significati rispetto a ciò già si conosce e quindi come il socratico sapere di non-sapere. Questa disponibilità, che non si limita all’oggetto della conoscenza ma si estende agli altri che insieme a noi conoscono, quindi una disponibilità teoretica ed insieme etica, è una specie di crogiolo di virtù, quali, ad esempio, il rispetto, l’attenzione, la fiducia, l’umiltà, le quali sono tanto tecniche per conoscere quanto valori morali.
Vero esercizio filosofico il dialogo diventa in una comunità di ricerca, una possibilità per i partecipanti a riconciliarsi col proprio pensiero per apprendere a riflettere sul vissuto, partendo dall’esperienza personale.
Quando ci si interroga sul contenuto delle frasi pronunciate, si innesca un processo di presa di coscienza di ciò che si è detto.
Riflettere insieme vuol dire ritrovare le ragioni, l’origine e il senso dell’enunciato, porre l’attenzione sul processo che articola la rappresentazione del reale.
Esercitare il pensiero critico, divergente, ci permette di esplorare il mondo, di non essere il balìa di preconcetti, di allargare orizzonti di senso, di aprire nuove prospettive. Un’attitudine controcorrente, un’attitutine filosofica.
Lia Matrone - Il dialogo filosofico nella filosofia pratica |
Lia Matrone
Sono d'accordo e grazie per la semplice essenzialità dell'espressione
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