“Il mare, come è profondo il mare...” di Cavadi tra suggestioni e riflessioni
Quante riflessioni ci suggerisce la contemplazione del mare? Tante, di diversa natura, a volte di segno opposto. Augusto Cavadi, che da qualche anno ha indirizzato la sua prolifica produzione editoriale sul solco della filosofia in pratica, col suo recentissimo “Il mare, come è profondo il mare...”, edito da Diogene Multimedia, ci aiuta a interrogarci su ciò che il mare rappresenta per ciascuno di noi. Cavadi ci offre il suo supporto per stimolare le nostre sensazioni e i nostri pensieri mentre ci espone considerazioni di noti e meno noti pensatori, di poeti, psicoterapeuti, consulenti filosofici.
Le tante citazioni contenute nel libro - tutt’altro che sfoggio d’erudizione - invitano i lettori al confronto delle idee, affinché da tale confronto e dal confronto con i punti di vista dell’autore maturi un orientamento personale. In altri termini Cavadi, come si conviene a un consulente filosofico, lungi dal volere affermare in modo impositivo i suoi convincimenti, attraverso articolati ragionamenti esercita sui lettori un’attrazione maieutica. Il mare sollecita le più disparate meditazioni, e Cavadi le fa affiorare con un percorso argomentativo ricco e suggestivo. Sicché, in questo libriccino (133 pagine, euro 9,80) frutto probabilmente di una “vacanza filosofica”, il mare insegna ad immergersi nella vita, ad affrontarne i pericoli e le delusioni, a rischiare e a non ripiegarsi nell’inerzia, ma è anche metafora della precarietà dell’esistenza, richiama nello stesso tempo il senso dell’infinito e dei limiti dell’uomo, affascina e sgomenta. Al mare è legata quella che Cavadi definisce “l’etica del rispetto”: la sua immensità, profondità, oscurità induce l’uomo ad avere consapevolezza di non essere onnipotente e la coscienza della propria fragilità reclama il rispetto della sua fauna e della sua flora, ma anche la solidarietà tra gli uomini che sfidano il mare o che sono costretti a confrontarsi con le sue insidie. Tante altre sono le “lezioni” del mare, secondo la prospettiva eticamente orientata di Cavadi.
Il mare è un bene immateriale, nessuno può sostenere di esserne padrone, appartiene a tutti e, in quanto bene comune, esige di essere preservato dalle tante minacce: per esprimere ciò cosa vi è di più efficace degli accorati versi della canzone di Dalla, da cui il libro prende in prestito il titolo? “Certo/ chi comanda / non è disposto a fare distinzioni poetiche / il pensiero come l’oceano / non lo puoi bloccare / non lo puoi recintare. / Così stanno uccidendo il mare”. Il mare fa imparare l’arte della pazienza, del sapere aspettare, della fiducia in condizioni prossime migliori. Chi meglio dei pescatori, che tanta familiarità hanno con il mare, sono campioni di pazienza? Il mare fa superare le barriere delle “differenze”, fa incontrare gli uomini, promuove lo scambio e l’integrazione tra universi culturali diversi. Il mare ci fa volgere lo sguardo oltre, ci porta a esplorare oltre i confini delle nostre conoscenze: si pensi all’esempio dell’Ulisse dantesco. Leggendo il libro di Cavadi, magari sotto un ombrellone in una località balneare, scopriremo queste e molte altre suggestioni del mare: e il bello è che alcune di esse saranno frutto di un nostro autonomo “filosofare”, messo in moto dal metodo socratico cui si affida l’autore.
Antonino Cangemi