• Condiviso da Augusto Cavadi •

AGNONE (Isernia) – Nell’Alto Molise, in provincia di Isernia, con i suoi 800 metri di altitudine e un clima frizzante anche d’estate, Agnone è meta assai gradevole per una vacanza agostana. Celebre per la sua antica tradizione nella produzione delle campane (qui l’articolo), la cittadina molisana, silenziosa e accogliente, oltre alle bellezze artistiche come il centro storico medievale costellato da tante chiese, offre una buona cucina, caratterizzata soprattutto dall’ottima produzione casearia (appena in periferia, è possibile visitare con degustazione in diretta una delle aziende produttrici di formaggi).
Dal 19 al 25 agosto Agnone ha ospitato la XXVIII edizione delle Vacanze filosofiche 2025 (qui per conoscerne genesi e una precedente edizione) che ha avuto per tema il rapporto tra Umorismo e Filosofia. Le due relazioni giornaliere, una mattutina e l’altra nel tardo pomeriggio, introdotte da vari relatori e relatrici, sono sempre state seguite da un confronto vivace, partecipato e plurale; il resto della giornata è stato utilizzato per passeggiate e visite culturali.
Tra i luoghi visitati in paese, si ricordano il museo storico del rame, il quartiere veneziano e il suggestivo belvedere da cui si gode la vista di un pezzo di Molise; tappa importante a una trentina di chilometri di distanza è stata l’area archeologica di Pietrabbondante (foto in apertura e a seguire), che conserva i resti di un teatro sannitico, una delle vestigia meglio conservatesi dell’antico popolo italico.
Dal 19 al 25 agosto Agnone ha ospitato la XXVIII edizione delle Vacanze filosofiche 2025 (qui per conoscerne genesi e una precedente edizione) che ha avuto per tema il rapporto tra Umorismo e Filosofia. Le due relazioni giornaliere, una mattutina e l’altra nel tardo pomeriggio, introdotte da vari relatori e relatrici, sono sempre state seguite da un confronto vivace, partecipato e plurale; il resto della giornata è stato utilizzato per passeggiate e visite culturali.
Tra i luoghi visitati in paese, si ricordano il museo storico del rame, il quartiere veneziano e il suggestivo belvedere da cui si gode la vista di un pezzo di Molise; tappa importante a una trentina di chilometri di distanza è stata l’area archeologica di Pietrabbondante (foto in apertura e a seguire), che conserva i resti di un teatro sannitico, una delle vestigia meglio conservatesi dell’antico popolo italico.

Ad Agnone, non è mancata infine la visita alle Biblioteche Riunite Comunale e B. Labanca, dotate complessivamente di oltre 60.000 titoli e di un corpus di volumi antichi, circa 1.400, stampati fra il 1512 ed il 1830. Tra i libri più importanti, un’edizione del 1567 dell’Opera Omnia di Platone tradotta da Marsilio Ficino. All’interno del Museo Civico è esposto anche un calco della Tavola Osca, nota anche come Tabula Agnonensis o Tavola degli Dei, appartenente al popolo italico dei Sanniti. L’originale si conserva al British Museum di Londra.


Tale prezioso patrimonio librario si trova al primo piano di Palazzo san Francesco (foto sopra), ex convento francescano la cui parte più antica risale al 1343, ora sede del Consiglio comunale e della prestigiosa biblioteca. Proprio a Palazzo san Francesco, per gentile concessione del Comune, hanno avuto luogo alcune sessioni delle vacanze filosofiche.
Che sono iniziate col tratteggiare quanto acquisito dalle neuroscienze e dagli studi di psicoanalisi e psicologia sui meccanismi dell’umorismo e della risata, evidenziando i percorsi neuronali e le tendenze ‘profonde’ alla base della nostra specie, ribattezzata scherzosamente Homo ridens...
É stata quindi dedicata una sessione a Socrate, maestro di ironia sia come postura soggettiva, ma soprattutto, col metodo maieutico, come posizione filosofica per eccellenza: Socrate affermava di fare qualcosa di simile al mestiere di sua madre, ostetrica: la madre aiutava le donne a partorire un corpo, mentre lui aiutava l’interlocutore a... partorire pensieri.
Successivamente il tema del riso, del comico e dell’ironia sono stati analizzati secondo il punto di vista di Henri Bergson, autore, nel 1900, del Saggio sul Riso, dove il filosofo francese indaga i principali meccanismi di produzione del comico con il ritrovamento di tratti meccanici e ripetitivi laddove ci si aspettava grazia, sveltezza e unicità vivente e vitale. Secondo Bergson tutti i comportamenti umani hanno in qualche modo a che fare col riso, espressione poliedrica dalle mille sfaccettature esistenziali e sociali.
Il tema dell’ironia è stato poi rivisitato attraverso le lenti di Vladimir Jankélévitch, filosofo e musicologo di origine russa, ma naturalizzato francese, allievo di Bergson: secondo Jankélévitch ironizzare equivale sempre a filosofare, a patto di riconoscere che l’ironia non è quella ‘cattivella’ a cui spesso facciamo riferimento: “lo scopo dell’ironia non era di lasciarci macerare nell’aceto dei sarcasmi né, dopo aver massacrato tutti i fantocci, di drizzarne uno al loro posto, ma di ripristinare ciò senza di cui l’ironia non sarebbe nemmeno ironica: uno spirito innocente e un cuore ispirato”.
Sul tema dell’ironia, non sono mancati i riferimenti alla nostra ricca tradizione letteraria: prima un viaggio nel ‘pensiero poetante’ di Giacomo Leopardi e una full immersion nella sua produzione, dalle Operette morali a La ginestra; poi un’ampia disamina della satira nella letteratura latina, con riferimenti a Lucilio, Orazio e Giovenale; ancora un ricco excursus sul saggio che Luigi Pirandello dedicò all’umorismo; e, infine, alcune domande sul radicato senso dell’umorismo nella cultura ebraica.
Le digressioni su risata e filosofia si sono concluse con la testimonianza di una docente che ha persuaso tutte e tutti sull’importanza di una pedagogia gioiosa, citando, oltre che le sue rodate esperienze in classe, la teoria della ‘pedagogia della risonanza’ (del tedesco Hartmut Rosa) e la warm cognition, appoggiata in Italia dalla professoressa Daniela Lucangeli, che afferma: “L’intelligenza funziona meglio se si è felici” e “La risata aiuta ad aprirsi agli altri”. Infatti, come è stato opportunamente ricordato, la gioia e il sorriso attivano modalità amichevoli e collaborative, che sono cognitive ed emotive insieme.
Il mondo odierno in frantumi non ha forse davvero urgente bisogno di una pedagogia del sorriso?
Che sono iniziate col tratteggiare quanto acquisito dalle neuroscienze e dagli studi di psicoanalisi e psicologia sui meccanismi dell’umorismo e della risata, evidenziando i percorsi neuronali e le tendenze ‘profonde’ alla base della nostra specie, ribattezzata scherzosamente Homo ridens...
É stata quindi dedicata una sessione a Socrate, maestro di ironia sia come postura soggettiva, ma soprattutto, col metodo maieutico, come posizione filosofica per eccellenza: Socrate affermava di fare qualcosa di simile al mestiere di sua madre, ostetrica: la madre aiutava le donne a partorire un corpo, mentre lui aiutava l’interlocutore a... partorire pensieri.
Successivamente il tema del riso, del comico e dell’ironia sono stati analizzati secondo il punto di vista di Henri Bergson, autore, nel 1900, del Saggio sul Riso, dove il filosofo francese indaga i principali meccanismi di produzione del comico con il ritrovamento di tratti meccanici e ripetitivi laddove ci si aspettava grazia, sveltezza e unicità vivente e vitale. Secondo Bergson tutti i comportamenti umani hanno in qualche modo a che fare col riso, espressione poliedrica dalle mille sfaccettature esistenziali e sociali.
Il tema dell’ironia è stato poi rivisitato attraverso le lenti di Vladimir Jankélévitch, filosofo e musicologo di origine russa, ma naturalizzato francese, allievo di Bergson: secondo Jankélévitch ironizzare equivale sempre a filosofare, a patto di riconoscere che l’ironia non è quella ‘cattivella’ a cui spesso facciamo riferimento: “lo scopo dell’ironia non era di lasciarci macerare nell’aceto dei sarcasmi né, dopo aver massacrato tutti i fantocci, di drizzarne uno al loro posto, ma di ripristinare ciò senza di cui l’ironia non sarebbe nemmeno ironica: uno spirito innocente e un cuore ispirato”.
Sul tema dell’ironia, non sono mancati i riferimenti alla nostra ricca tradizione letteraria: prima un viaggio nel ‘pensiero poetante’ di Giacomo Leopardi e una full immersion nella sua produzione, dalle Operette morali a La ginestra; poi un’ampia disamina della satira nella letteratura latina, con riferimenti a Lucilio, Orazio e Giovenale; ancora un ricco excursus sul saggio che Luigi Pirandello dedicò all’umorismo; e, infine, alcune domande sul radicato senso dell’umorismo nella cultura ebraica.
Le digressioni su risata e filosofia si sono concluse con la testimonianza di una docente che ha persuaso tutte e tutti sull’importanza di una pedagogia gioiosa, citando, oltre che le sue rodate esperienze in classe, la teoria della ‘pedagogia della risonanza’ (del tedesco Hartmut Rosa) e la warm cognition, appoggiata in Italia dalla professoressa Daniela Lucangeli, che afferma: “L’intelligenza funziona meglio se si è felici” e “La risata aiuta ad aprirsi agli altri”. Infatti, come è stato opportunamente ricordato, la gioia e il sorriso attivano modalità amichevoli e collaborative, che sono cognitive ed emotive insieme.
Il mondo odierno in frantumi non ha forse davvero urgente bisogno di una pedagogia del sorriso?
Maria D'Asaro