• Anna Colaiacovo •
Nella società frenetica in cui eravamo immersi prima della pandemia, la lamentela più frequente era la mancanza di tempo. Oggi, per noi, chiusi in casa a tempo indeterminato, il problema più grande sembra essere quello di riempirlo il tempo, in qualche modo. Pulizia della casa, cucina, socializzazione a distanza sono i modi più diffusi di vivere il vuoto che improvvisamente ci si è presentato davanti e che non eravamo pronti ad affrontare. Un vuoto che, da sempre associato alla mancanza nella cultura dell’Occidente, crea in noi disagio e insofferenza. Risultato? "Tutti si preoccupano di suggerirci cose da 'fare'… ", come giustamente afferma Augusto Cavadi. E' un fare che consente di non pensare. Non solo. Si moltiplicano aiuti di tipo psicologico per far sì che l'ansia diffusa sia meglio gestita. Fenomeno comprensibile. Ma, non è forse giunto il momento di prendersi un po' di tempo per riflettere? Riflettere per diventare più consapevoli e per modificare, finita la pandemia (perché prima o poi finirà), i nostri stili di vita? Penso proprio di sì. Accolgo quindi l'invito di Orlando Franceschelli, convinta come sono che, come esseri umani, siamo in larga parte responsabili di quanto sta accadendo.
La situazione ambientale non è mai stata così grave. Abbiamo sconvolto l'equilibrio naturale, saccheggiato le foreste, depredato le risorse, inquinato a man bassa. Le azioni dell'uomo hanno significativamente modificato gli ecosistemi terrestri e marini al punto tale che un milione di specie animali e vegetali sono a rischio estinzione. Nel nostro delirio di onnipotenza abbiamo pensato di poter dominare la natura, di cui siamo parte, mentre in realtà con le nostre azioni rischiamo di provocare la scomparsa dell’umanità. La Natura, senza l'uomo, sopravviverà comunque e ritroverà in un tempo relativamente breve il suo equilibrio. Oggi, nelle aree più inquinate del pianeta, la terra respira di nuovo, mentre gli esseri umani colpiti dal virus hanno difficoltà a respirare e molti muoiono.
Occorre, a mio parere, una riflessione molto seria sul modello socio-economico - il neoliberismo - che ha guidato lo sviluppo degli ultimi tempi. Ha permeato e modellato a tal punto la società e gli individui che non riusciamo più a vedere alternative. Il dominio del 'pensiero unico' è arrivato al punto tale che anche coloro che provano a immaginare un ritorno alla normalità, non mettono in alcun modo in discussione il paradigma culturale preesistente. Eppure ormai dovrebbe essere chiaro che quel modello non solo non è sostenibile, ma genera effetti imprevedibili e drammatici, come lo spostamento di intere popolazioni povere a causa del cambiamento climatico.
Abbiamo messo al centro della nostra vita l'individuo, il presente, le merci. Un individuo autonomo, sicuro di sé, attento ai propri bisogni e incurante delle sofferenze e delle esigenze altrui. Oggi, all'improvviso, scopriamo la nostra fragilità, i nostri limiti, l’importanza degli altri, non solo per le esigenze quotidiane, ma anche per condividere le nostre paure. Avevamo dimenticato che "l'uomo non è che una canna, la più debole della natura, ma è una canna che pensa. Non serve che l'universo intero si armi per schiacciarlo; un vapore, una goccia d'acqua è sufficiente per ucciderlo…" (Pascal, Pensieri). Nel chiuso delle nostre case, ora possiamo e dobbiamo provare a riflettere su quello che è davvero importante per noi e scoprire, seguendo Pascal, che la nostra dignità risiede nel pensiero che non è solo razionalità, ma include il cuore. Occorre quindi pensare bene. Che cosa significa? Sottoporre ad analisi critica le idee che abbiamo nella mente e che guidano i nostri comportamenti; ampliare i nostri orizzonti ascoltando le persone ‘competenti’; cogliere, nel nostro mondo complesso e globalizzato, le connessioni tra i fenomeni e la relazione esistente tra l'io, l'altro e la natura; comprendere che con l'uso indiscriminato delle risorse naturali (acqua, aria, suolo) mettiamo a rischio il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Da questa difficile esperienza possiamo intanto trarre un primo insegnamento: l’importanza del tema della cura, come centrale e costitutiva dell’esistenza umana. In un testo pubblicato a gennaio di quest’anno (A. Colaiacovo e L. Collevecchio, Quale futuro? Una società con i tempi al femminile, Diogene Multimedia) prima del diffondersi dell’epidemia, io e Luigi Collevecchio ci siamo soffermati molto su questo tema. Di quale cura parliamo? Parliamo di cura dei minori, delle persone fragili, ma anche di tutela dell’ambiente e della biodiversità fino alla cura degli oggetti, del loro riutilizzo o riciclo. Oggi, con il Covid19 il tema della cura è balzato improvvisamente al centro dell'attenzione collettiva. Noi Italiani esaltiamo il lavoro di medici e infermieri che mettono a rischio la propria vita per prendersi cura dei malati di Covid19. Abbiamo, però, accettato in silenzio negli ultimi dieci anni la decurtazione di 37 miliardi alla sanità, che ha riguardato per metà proprio il personale sanitario.
In generale, il tema del prendersi cura dell’altro, da sempre confinato in ambito privato o 'periferico', mal retribuito e socialmente poco valutato, non si è ancora affermato come valore sociale e resta per lo più a carico delle donne, a titolo spesso gratuito. Eppure fornisce un sostegno essenziale alla nostra vita e si occupa degli aspetti di maggiore fragilità dell'esistenza. Per quanto riguarda i bambini, forma il modo in cui apprendono a relazionarsi con il mondo che li circonda. Riteniamo che l'educazione al prendersi cura dell'altro e alla 'condivisione della cura' debba essere posta al centro della discussione pubblica e della formazione dell'individuo. Solo in questo modo potrà produrre cambiamenti nel nostro immaginario e nella mentalità collettiva.
La situazione ambientale non è mai stata così grave. Abbiamo sconvolto l'equilibrio naturale, saccheggiato le foreste, depredato le risorse, inquinato a man bassa. Le azioni dell'uomo hanno significativamente modificato gli ecosistemi terrestri e marini al punto tale che un milione di specie animali e vegetali sono a rischio estinzione. Nel nostro delirio di onnipotenza abbiamo pensato di poter dominare la natura, di cui siamo parte, mentre in realtà con le nostre azioni rischiamo di provocare la scomparsa dell’umanità. La Natura, senza l'uomo, sopravviverà comunque e ritroverà in un tempo relativamente breve il suo equilibrio. Oggi, nelle aree più inquinate del pianeta, la terra respira di nuovo, mentre gli esseri umani colpiti dal virus hanno difficoltà a respirare e molti muoiono.
Occorre, a mio parere, una riflessione molto seria sul modello socio-economico - il neoliberismo - che ha guidato lo sviluppo degli ultimi tempi. Ha permeato e modellato a tal punto la società e gli individui che non riusciamo più a vedere alternative. Il dominio del 'pensiero unico' è arrivato al punto tale che anche coloro che provano a immaginare un ritorno alla normalità, non mettono in alcun modo in discussione il paradigma culturale preesistente. Eppure ormai dovrebbe essere chiaro che quel modello non solo non è sostenibile, ma genera effetti imprevedibili e drammatici, come lo spostamento di intere popolazioni povere a causa del cambiamento climatico.
Abbiamo messo al centro della nostra vita l'individuo, il presente, le merci. Un individuo autonomo, sicuro di sé, attento ai propri bisogni e incurante delle sofferenze e delle esigenze altrui. Oggi, all'improvviso, scopriamo la nostra fragilità, i nostri limiti, l’importanza degli altri, non solo per le esigenze quotidiane, ma anche per condividere le nostre paure. Avevamo dimenticato che "l'uomo non è che una canna, la più debole della natura, ma è una canna che pensa. Non serve che l'universo intero si armi per schiacciarlo; un vapore, una goccia d'acqua è sufficiente per ucciderlo…" (Pascal, Pensieri). Nel chiuso delle nostre case, ora possiamo e dobbiamo provare a riflettere su quello che è davvero importante per noi e scoprire, seguendo Pascal, che la nostra dignità risiede nel pensiero che non è solo razionalità, ma include il cuore. Occorre quindi pensare bene. Che cosa significa? Sottoporre ad analisi critica le idee che abbiamo nella mente e che guidano i nostri comportamenti; ampliare i nostri orizzonti ascoltando le persone ‘competenti’; cogliere, nel nostro mondo complesso e globalizzato, le connessioni tra i fenomeni e la relazione esistente tra l'io, l'altro e la natura; comprendere che con l'uso indiscriminato delle risorse naturali (acqua, aria, suolo) mettiamo a rischio il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Da questa difficile esperienza possiamo intanto trarre un primo insegnamento: l’importanza del tema della cura, come centrale e costitutiva dell’esistenza umana. In un testo pubblicato a gennaio di quest’anno (A. Colaiacovo e L. Collevecchio, Quale futuro? Una società con i tempi al femminile, Diogene Multimedia) prima del diffondersi dell’epidemia, io e Luigi Collevecchio ci siamo soffermati molto su questo tema. Di quale cura parliamo? Parliamo di cura dei minori, delle persone fragili, ma anche di tutela dell’ambiente e della biodiversità fino alla cura degli oggetti, del loro riutilizzo o riciclo. Oggi, con il Covid19 il tema della cura è balzato improvvisamente al centro dell'attenzione collettiva. Noi Italiani esaltiamo il lavoro di medici e infermieri che mettono a rischio la propria vita per prendersi cura dei malati di Covid19. Abbiamo, però, accettato in silenzio negli ultimi dieci anni la decurtazione di 37 miliardi alla sanità, che ha riguardato per metà proprio il personale sanitario.
In generale, il tema del prendersi cura dell’altro, da sempre confinato in ambito privato o 'periferico', mal retribuito e socialmente poco valutato, non si è ancora affermato come valore sociale e resta per lo più a carico delle donne, a titolo spesso gratuito. Eppure fornisce un sostegno essenziale alla nostra vita e si occupa degli aspetti di maggiore fragilità dell'esistenza. Per quanto riguarda i bambini, forma il modo in cui apprendono a relazionarsi con il mondo che li circonda. Riteniamo che l'educazione al prendersi cura dell'altro e alla 'condivisione della cura' debba essere posta al centro della discussione pubblica e della formazione dell'individuo. Solo in questo modo potrà produrre cambiamenti nel nostro immaginario e nella mentalità collettiva.
Anna Colaiacovo
Con tutto il rispetto, non si va oltre l’emotivo e il banale. Tanto bello e pittoresco, ma se la "preziosa e profonda" riflessione, che dovremmo ri-scoprire, grazie al Covid, e che è latente in noi, dovessimo indirizzarla a simili "facezie" terrene, contingenti, effimere e tattiche, sarebbe decisamente un misero passo avanti, ahinoi. Forse che se curassimo il mondo e le specie in esso presenti, risolveremmo la nostra "disperata condizione esistenziale"? Forse che il nostro fine è semplicemente vivere bene, godere al massimo per poi trapassare e .... basta? Forse che l'ambiente, gli animali e gli altri uomini sono l'obiettivo o, peggio, il Senso del nostro esistere e agire? Insomma, il benessere psico-fisico come unico fine da perseguire e non come mero mezzo per raggiungere un obiettivo di ben altro spessore? Mah! Molti (la stragrande maggioranza) la pensano come Anna temo, e non "si preoccupano" di altro, e ciò di qualcosa che superi e trascenda la vita (biologica), la salute, la pace e in una parola, il benessere. Gli bastano queste pochezze e non si spingono oltre lo spazio-tempo. Come li invidio .... E non sto parlando di fede o di Dio ma di qualcosa che sta ancora più in alto. Roba per illuminati ovviamente.
RispondiEliminaIl senso della vita non consiste nel pensarla e nello stabilire un'ontologia ma proprio nel riuscire a "saper vivere" l'esistenza, come Anna Colaiacovo sostiene, con pacatezza, garbo, sottigliezza di pensiero. La hybris la tracotanza dell'uomo risiede nel mancare ogni giorno alla gentilezza, alla possibilità che è data alla creatura umana di partecipare da comparsa e non da onnipotente protagonista alla vicenda della vita, che trasporta non solo lui ma tutti verso l'ineliminabile fine. L'uomo è destinato in breve all'estinzione, proprio perché si è ritenuto arbitro e padrone del destino delle altre specie animali e vegetali sulla terra.
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