La filosofia si incontra ovunque. Qualche giorno fa un mio collega di lavoro, Roberto Monticone, ha fatto una considerazione molto interessante e l'ho pregato di trascriverla. Eccola.
Filosofia dello sguardo
Che cosa significa guardare? Tutto ha inizio da una considerazione.
Cosa facciamo quando osserviamo qualcosa?
I nostri occhi si orientano in modo da permettere al nostro cervello di sintetizzare la figura, nell'insieme e nel particolare.
Il punto focale lo scegliamo, inconsapevoli del movimento che i nostri nervi ottici mettono in atto al fine di orientare e far convergere i bulbi oculari.
Movimenti complessi e impercettibili, che cambiano in funzione della distanza e del nostro punto di attenzione.
L'immagine, nella nostra mente, altro non è che l'unione di tanti punti messi a fuoco, e per far questo gli occhi si muovono incessantemente e li guidiamo senza neppure pensare. Si muovono durante la veglia, spesso si muovono nel sonno.
Tuttavia, una condizione in cui i nostri occhi smettono di cercare una convergenza, è quella in cui l'oggetto che osserviamo è molto distante da noi.
Sono giunto alla conclusione che è questo un elemento importante della sensazione rilassante che proviamo quando osserviamo l'orizzonte del mare, le montagne, le stelle, le nuvole: panoramilontani.
Finalmente, gli assi dei nostri occhi si parallelizzano, i nervi ottici si distendono e noi sentiamo quel piacevole e gratificante senso di benessere, che tutti abbiamo sperimentato nella vita.
"Due rette parallele si incontrano all'infinito" ci insegnavano da bambini, ma non ci avevano mai spiegato che, forse, un punto all'infinito si espande.
La contemplazione dello scenario sostituisce la frenetica ricerca del particolare.
Lo sguardo si allarga, tutto è a fuoco: relax della mente.
Stefania Bernabeo
Nessun commento:
Posta un commento