• Augusto Cavadi •
Sappiamo bene che, in senso tecnico o medico o sanitario, la filosofia non è ‘terapeutica’. In senso ampio, analogico, essa, però, non solo può esserlo, ma – se autentica – non può non esserlo: è nata come domanda sulla Natura di tutte le cose (dove Natura sta per Grembo originario generativo di astri e fiumi, dei e uomini, animali e piante…), ma anche come “cura” – terapia – dell’anima.
Ciò che ferisce la nostra soggettività – sia nella sua dimensione fisica che nella sua dimensione psichica e mentale – lo chiamiamo ‘male’: e nessuna filosofia può, dunque, evitare di affrontarlo. Non necessariamente per eliminarlo, ma almeno per interpretarlo e imparare a conviverci dignitosamente.
A riprova, due eventi estivi cui ho avuto il privilegio di partecipare – e che senza nessuna preordinazione si sono incastrati perfettamente l’uno dopo l’altro – sono stati improntati proprio a questa tematica.
Ciò che ferisce la nostra soggettività – sia nella sua dimensione fisica che nella sua dimensione psichica e mentale – lo chiamiamo ‘male’: e nessuna filosofia può, dunque, evitare di affrontarlo. Non necessariamente per eliminarlo, ma almeno per interpretarlo e imparare a conviverci dignitosamente.
A riprova, due eventi estivi cui ho avuto il privilegio di partecipare – e che senza nessuna preordinazione si sono incastrati perfettamente l’uno dopo l’altro – sono stati improntati proprio a questa tematica.
Il primo (a Celano, in Abruzzo, dal 21 al 27 agosto 2021) è stato progettato specificamente per persone che non hanno titoli di studi filosofici e che, comunque, nella vita si dedicano ad altri interessi: la (ormai tradizionale) Settimana di vacanza filosofica per non…filosofi intitolata, quest’anno, “Filosofia: terapia del male?”. La scommessa – per giudizio unanime dei partecipanti, vinta – consisteva nel tentare un’esperienza integrale di vita filosofica: dunque l’esperienza di pensare (il mondo in generale e il 'mistero' del male in particolare); di pensare eticamente (dunque a partire dal nostro agire attuale e per trasformarlo, migliorandolo, se necessario); di pensare dialogicamente (dunque in gratuità, senza invidie né timori concorrenziali); di pensare convivialmente (dunque condividendo non solo pensieri, ma anche sentimenti e emozioni, cibo e passeggiate, musica e teatro...).
Ognuno dei dieci incontri seminariali è stato introdotto da un filosofo professionista. Elio Rindone ha offerto una fenomenologia della condizione umana in base ad opere di Giacomo Leopardi; io ho cercato di distinguere i mali 'evitabili' (e contrastabili) dai mali 'inevitabili' (e a cui imparare a adeguare il nostro animo); Orlando Franceschelli ha evidenziato le potenzialità e soprattutto i rischi dell'"antropocene" in cui siamo ormai entrati; Francesco Dipalo – alle cui relazioni ho prestato la voce in sua assenza fisica – ha riletto il contributo di Hans Jonas sia sul versante teologico (Il concetto di Dio dopo Auschwitz) sia sul versante etico-politico (Il principio responsabilità).
Chi fosse interessato troverà molti di questi materiali sul sito https://vacanze.filosofiche.it gestito, con generosità pari a perizia da Salvo Fricano: è possibile, del tutto gratuitamente, iscriversi agli aggiornamenti continui del sito chiedendo di essere avvertiti del titolo di ogni nuovo post.
Ognuno dei dieci incontri seminariali è stato introdotto da un filosofo professionista. Elio Rindone ha offerto una fenomenologia della condizione umana in base ad opere di Giacomo Leopardi; io ho cercato di distinguere i mali 'evitabili' (e contrastabili) dai mali 'inevitabili' (e a cui imparare a adeguare il nostro animo); Orlando Franceschelli ha evidenziato le potenzialità e soprattutto i rischi dell'"antropocene" in cui siamo ormai entrati; Francesco Dipalo – alle cui relazioni ho prestato la voce in sua assenza fisica – ha riletto il contributo di Hans Jonas sia sul versante teologico (Il concetto di Dio dopo Auschwitz) sia sul versante etico-politico (Il principio responsabilità).
Chi fosse interessato troverà molti di questi materiali sul sito https://vacanze.filosofiche.it gestito, con generosità pari a perizia da Salvo Fricano: è possibile, del tutto gratuitamente, iscriversi agli aggiornamenti continui del sito chiedendo di essere avvertiti del titolo di ogni nuovo post.
Il secondo evento, a differenza del primo, è stato destinato a filosofi di professione (più precisamente a filosofi consulenti dell’associazione nazionale “Phronesis”) e si è svolto, dalla sera del 27 al pranzo del 29, nella splendida sede del Centro Paolo VI di Brescia. Il seminario – intitolato “La filosofia in pratica come pharmacon per affrontare ogni tipo di pandemia” – è stato incentrato su laboratori introdotti e coordinati da Chiara Zanella (“Pensare il Covid al tempo del Covid”) e sulla relazione di Luigina Mortari su “La cura della filosofia nel tempo del Covid”. Tra le molte intuizioni emerse, la doppia paradossalità della “cura” nella consulenza filosofica: prima di tutto, il filosofo cura l’interlocutore non curandolo (intervenendo nella sua mente e nella sua vita), ma sollecitandolo ad aver cura di sé; inoltre, questa cura di sé, più che nel privilegiare la propria soggettività e preservarla in una bolla di vetro infrangibile, consiste nel relativizzare il proprio ego subordinandolo al contesto socio-politico in cui si è immersi.
Il XXIV seminario nazionale ha offerto l’occasione di confrontarsi anche su due aspetti della professione di consulente filosofico rilevanti in generale, anche a prescindere dalla problematica della sofferenza: il ruolo della corporeità nell’interazione dialogica e, più in generale, le strategie istituzionali per promuovere la professione di consulente filosofico in un contesto sociale in cui se ne ignora l’esistenza. Luca Borrione (“Che cosa ascoltiamo, quando ascoltiamo una voce nella consulenza filosofica?”) ha riferito sul lavoro in corso sul primo aspetto; Lia Matrone, Stefania Bernabeo e Barbara Niero hanno invece relazionato (“La comunicazione come strumento per la ‘cura’ e la qualità delle relazioni”) sul lavoro in corso sul secondo aspetto.
Il XXIV seminario nazionale ha offerto l’occasione di confrontarsi anche su due aspetti della professione di consulente filosofico rilevanti in generale, anche a prescindere dalla problematica della sofferenza: il ruolo della corporeità nell’interazione dialogica e, più in generale, le strategie istituzionali per promuovere la professione di consulente filosofico in un contesto sociale in cui se ne ignora l’esistenza. Luca Borrione (“Che cosa ascoltiamo, quando ascoltiamo una voce nella consulenza filosofica?”) ha riferito sul lavoro in corso sul primo aspetto; Lia Matrone, Stefania Bernabeo e Barbara Niero hanno invece relazionato (“La comunicazione come strumento per la ‘cura’ e la qualità delle relazioni”) sul lavoro in corso sul secondo aspetto.
Augusto Cavadi
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