Sei in una una grande sala piena di computer ronzanti. E’ tutto bianco. Davanti a te c’è un omino dalle fattezze anodine, coi baffetti e un atteggiamento vagamente mefistofelico. La sua voce è suadente, lievemente tentatrice. Ti porta davanti a una consolle dove campeggiano, senz’altra apparecchiatura o strumentazione, due grandi pulsanti, uno giallo e uno blu. “Dunque” dice l’omino “se schiacci il pulsante giallo, muori tu. Se schiacci il pulsante blu, muoiono tutti gli altri esseri umani, tranne te. In un caso, se decidi di morire tu, il mondo non cambierà in nulla, tranne che per il fatto che tu non ci sarai più. Se schiacci il pulsante blu, invece, come ti ho detto, moriranno tutti, me compreso, naturalmente e, giusto per non farti vagheggiare comode vie di uscita, verrà distrutto qualsiasi materiale genetico umano immagazzinato ovunque. Insomma non potrai riprodurti o riprodurre esseri umani. Vivrai in completa solitudine e poi alla fine della tua vita, il genere umano sarà per sempre del tutto estinto. Bene… cosa scegli?
Questo post è comparso tempo fa sul mio blog di cui a www.cervari-consulting.com, ma si chiudeva così, in modo un po' criptico. Oggi vorrei invece commentarlo un poco. Devo dire che a me sembra del tutto evidente quanto esprimerò, ma da esperienze fatte mi è parso di capire che non tutti condividono con facilità il mio pensiero. Il punto è questo: se io sono morto... sono morto, e questo non è certo bello; ma se io sono vivo e sono solo, in realtà la mia vita è un inferno; e per di più, nel caso che io scelga la mia vita contro quella di tutto il resto del genere umano, io avrò anche un ulteriore responsabilità: avrò cioè sterminato l'intero genere umano.
Ora io credo che a meditare sulle conseguenze delle due possibilità non si possa che scegliere quella in cui muoio io. Quando ho pensato a fondo per la prima volta a questo dilemma (che, devo dire, credo di avere inventato io stesso) mi sono ritrovato a un certo punto a piangere perché avevo capito in modo profondo e finalmente esperienziale come e perché noi siamo legati gli uni agli altri e non siamo nulla senza gli altri, e come e perché è possibile - e infatti accade - che a volte alcuni si sacrifichino per gli altri, anche a costo della propria vita.
Le neuroscienze oggi ci parlano molto di empatia e pare ci abbiano dimostrato che noi siamo ed esistiamo già originariamente e biologicamente connessi e collegati gli uni agli altri mediante quelli che sono ormai comunemente noti come i "neuroni specchio". Forse questa è la ragione. Ma anche senza questa ragione resta che io sento come intollerabile conservare la vita a costo di quella dell'umanità. Sarei felice di potere morire, in quel caso.
Semmai è stupefacente che vi siano persone che scelgano di restare in vita: io ne ho incontrate nel corso di lavori con gruppi e nelle consulenze con singole persone (a cui a volte propongo il dilemma). E ogni volta ho trovato la posizione scarsamente argomentata se non a partire da una dichiarazione di egoismo che mi sembrava più frutto di insensibilità e scarsa immaginazione che fondata su una vera capacità di predare una specie intera, la propria, per rimandare di qualche anno la propria morte.
Tant'è, non siamo tutti uguali.
Questo post è comparso tempo fa sul mio blog di cui a www.cervari-consulting.com, ma si chiudeva così, in modo un po' criptico. Oggi vorrei invece commentarlo un poco. Devo dire che a me sembra del tutto evidente quanto esprimerò, ma da esperienze fatte mi è parso di capire che non tutti condividono con facilità il mio pensiero. Il punto è questo: se io sono morto... sono morto, e questo non è certo bello; ma se io sono vivo e sono solo, in realtà la mia vita è un inferno; e per di più, nel caso che io scelga la mia vita contro quella di tutto il resto del genere umano, io avrò anche un ulteriore responsabilità: avrò cioè sterminato l'intero genere umano.
Ora io credo che a meditare sulle conseguenze delle due possibilità non si possa che scegliere quella in cui muoio io. Quando ho pensato a fondo per la prima volta a questo dilemma (che, devo dire, credo di avere inventato io stesso) mi sono ritrovato a un certo punto a piangere perché avevo capito in modo profondo e finalmente esperienziale come e perché noi siamo legati gli uni agli altri e non siamo nulla senza gli altri, e come e perché è possibile - e infatti accade - che a volte alcuni si sacrifichino per gli altri, anche a costo della propria vita.
Le neuroscienze oggi ci parlano molto di empatia e pare ci abbiano dimostrato che noi siamo ed esistiamo già originariamente e biologicamente connessi e collegati gli uni agli altri mediante quelli che sono ormai comunemente noti come i "neuroni specchio". Forse questa è la ragione. Ma anche senza questa ragione resta che io sento come intollerabile conservare la vita a costo di quella dell'umanità. Sarei felice di potere morire, in quel caso.
Semmai è stupefacente che vi siano persone che scelgano di restare in vita: io ne ho incontrate nel corso di lavori con gruppi e nelle consulenze con singole persone (a cui a volte propongo il dilemma). E ogni volta ho trovato la posizione scarsamente argomentata se non a partire da una dichiarazione di egoismo che mi sembrava più frutto di insensibilità e scarsa immaginazione che fondata su una vera capacità di predare una specie intera, la propria, per rimandare di qualche anno la propria morte.
Tant'è, non siamo tutti uguali.
Paolo Cervari
Io mi asterrei dal premere alcunchè. peraltro non cambierebbe granchè in termini di senso, anche premendo l'uno o l'altro dei pulsante ......
RispondiEliminaL'astensione non è contemplata. Mi pare di avere descritto la differenza. In quale senso non c'é?
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